È vero che per l'Onu bisogna raffreddare la Terra riflettendo il Sole?

Cosa ha detto davvero l'Onu riguardo al raffreddamento della Terra?
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Di Charlotte Elton
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Fact checking: l'organizzazione ha avvertito che la tecnologia per bloccare i raggi solari non può sostituire la riduzione delle emissioni

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Sembra un'idea uscita da un romanzo di fantascienza: alcuni ricercatori vogliono raffreddare la Terra riflettendo la luce solare nello Spazio.

L'idea stravagante è attualmente in voga, dopo che diversi organi di stampa hanno riportato che le Nazioni Unite sarebbero intenzionate a "esplorare" questa possibilità. I sostenitori ritengono che potrebbe ridurre gli impatti devastanti del cambiamento climatico e persino ricongelare i poli.

Ma in realtà, quanto è valida la tecnologia per bloccare la luce solare e cosa hanno detto davvero le Nazioni Unite?

In che modo riflettere la luce del Sole potrebbe fermare il cambiamento climatico?

Le tecnologie per "bloccare la luce solare", note anche come "modifica della radiazione solare", in teoria potrebbero raffreddare la Terra riflettendo la luce solare nello Spazio.

L'idea consiste nel mandare nell'alta atmosfera particelle che bloccano la luce solare: questo processo prevede che gli aerei spruzzino nella stratosfera anidride solforosa.

La nebbia di particelle rifletterebbe il Sole verso l'alto, oscurando la Terra. Il metodo ha già funzionato, anche se in modo accidentale. Quando il Monte Pinatubo nelle Filippine eruttò nel 1991, rilasciò migliaia di tonnellate di anidride solforosa. La temperatura globale si abbassò temporaneamente di 0,5 °C.

Nel settembre 2022, i ricercatori dell'Università di Yale hanno sostenuto che il metodo di iniezione potrebbe ipoteticamente ricongelare i poli.

L'Onu è davvero intenzionata a esplorare questa tecnologia?

Diversi organi di stampa riportano la notizia che le Nazioni Unite avrebbero intenzione di "esplorare" questa tecnica.

Ciò potrebbe dare l'impressione che l'organizzazione abbia approvato il blocco della luce solare come strumento valido per combattere il cambiamento climatico.

Ma non è così.

Il recente programma dell'Onu per l'ambiente sulla modifica della radiazione solare conclude che per il momento non si tratta di un piano realistico o saggio.

"L'Unep concorda con il gruppo di esperti sul fatto che, al momento, la diffusione su larga scala o operativa delle tecnologie Srm non è necessaria, praticabile, prudente o sufficientemente sicura, data la limitata comprensione scientifica e l'incertezza sui potenziali impatti e le conseguenze indesiderate", afferma Andrea Hinwood, Chief Scientist dell'Unep.

"La valutazione conclude che l'Srm non può sostituire la riduzione delle emissioni di gas serra".

Tuttavia, l'organizzazione non esclude del tutto il metodo e conclude che la valutazione della tecnica "potrebbe cambiare se l'azione sul clima dovesse rimanere insufficiente".

Cosa dimostra la ricerca sul blocco della luce solare?

La ricerca ha dato risultati contrastanti. Secondo l'autore principale, Wake Smith, il rapporto di Yale ha delineato un piano ipotetico per "invertire il termostato globale".

Se il piano venisse attuato, 125 jet ad alta quota spruzzerebbero periodicamente le particelle nell'atmosfera a latitudini di 60 gradi a nord e a sud, all'incirca intorno all'Alaska settentrionale e alla punta meridionale della Patagonia.

Le particelle scenderebbero lentamente verso i poli, raffreddando la terra sottostante di 2 °C.

Gli autori suggeriscono che il loro piano, che costerebbe circa 11 miliardi di dollari (11,3 miliardi di euro), avrebbe un "potenziale beneficio globale".

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"C'è una diffusa e ragionevole trepidazione riguardo all'impiego di aerosol per raffreddare il pianeta", afferma Smith.

"Ma se l'equazione rischio/beneficio dovesse ripagare da qualche parte, sarebbe ai poli".

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Orso polareCanva

Ma il piano pone altri potenziali problemi

Richiederebbe 175.000 voli di irrorazione di particelle all'anno, che rilascerebbero nell'aria milioni di tonnellate di gas serra.

Per affrontare il cambiamento climatico, il mondo deve ridurre rapidamente la sua dipendenza dai combustibili fossili, avverte Smith.

"Per quanto possa cambiare le carte in tavola in un mondo in rapido riscaldamento, le iniezioni di aerosol nella stratosfera si limitano a trattare un sintomo del cambiamento climatico, ma non la malattia di fondo", afferma Smith.

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"È un'aspirina, non una penicillina. Non è un sostituto della decarbonizzazione".

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