Grano ucraino: possibili restrizioni nell'Ue

L'Ucraina è uno dei principali esportatori mondiali di prodotti agricoli, tra cui mais e grano.
L'Ucraina è uno dei principali esportatori mondiali di prodotti agricoli, tra cui mais e grano. Diritti d'autore Hanna Arhirova/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
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Di Jorge Liboreiro
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

La Commissione europea sta lavorando a una nuova proposta che potrebbe consentire agli Stati dell'Est, come Polonia e Ungheria, di imporre restrizioni sui cereali in arrivo dall'Ucraina in caso di "perturbazioni" del mercato

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"Dobbiamo tenere conto della sensibilità dei settori agricoli, soprattutto nei Paesi limitrofi, che sono i più colpiti. Stiamo quindi valutando i modi migliori per farlo, compresa la possibilità di avere delle salvaguardie non solo in caso di perturbazioni del mercato dell'Ue nel suo complesso, ma anche in caso di perturbazioni in un singolo Stato membro o in alcuni Stati membri", ha dichiarato Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione e responsabile del Commercio.

"Sappiamo che l'impatto regionale delle esportazioni agroalimentari ucraine è molto disomogeneo all'interno dell'Ue e riguarda soprattutto i Paesi limitrofi. Stiamo anche valutando come salvaguardare i prodotti più sensibili".

Inversione di rotta

Le osservazioni del vicepresidente rappresentano un'inversione di rotta da parte della Commissione, che in passatocriticava i divieti unilaterali imposti da Polonia e Ungheria all'importazione dei cereali ucraini.

L'Unione aveva infatti deciso di abolire i dazi sulle importazioni ucraine nell'ambito delle misure adottate all'indomani dell'invasione russa per sostenere l'economia del Paese.

L'Ucraina, uno dei maggiori esportatori mondiali di olio di girasole, orzo, mais e grano, aveva urgentemente bisogno di percorsi alternativi per esportare i propri prodotti agricoli dopo che le navi russe mantenevano bloccati i suoi porti sul Mar Nero.

Le esenzioni commerciali dell'UE avrebbero dovuto favorire il trasporto via terra e liberare spazio per i conseguenti raccolti. Ma l'improvviso arrivo di cereali a basso costo sui mercati dei Paesi vicini, come Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria, ha scatenato la furia degli agricoltori locali, che hanno denunciato la concorrenza sleale. I governi hanno reagito imponendo divieti unilaterali e non coordinati, che la Commissione ha considerato illegali, ingiusti e contrari al principio di solidarietà.

Come soluzione temporanea, l'esecutivo comunitario ha permesso a quattro specifici prodotti ucraini - grano, mais, colza e girasole - di transitare attraverso i cinque Paesi dell'Est ma senza poter essere venduti nei loro mercati.

Le importazioni di prodotti agricoli ucraini nell'Ue

A metà settembre, Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno hanno reintrodotto i divieti nazionali, tanto che il governo di Kiev ha intentato una causa presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio contro i tre Stati.

Mentre la Slovacchia abbia tentato di trovare un accordo con l'Ucraina, Polonia e l'Ungheria sono rimaste ferme sulle loro posizioni, mantenendo in essere le restrizioni. Anche dopo la nomina di Donald Tusk come primo ministro, il governo di Varsavia dichiarato che le misure protezionistiche sarebbero rimaste in vigore per proteggere gli agricoltori polacchi dalle turbolenze del mercato.

Anche l'Ungheria ha chiarito che i divieti sono destinati a rimanere. "Continueremo ad applicare il divieto di importazione del grano ucraino e di altri prodotti agricoli per proteggere i nostri agricoltori", ha dichiarato martedì Péter Szijjártó, ministro ungherese degli Affari esteri e del Commercio. "Il transito va bene. L'importazione no".

Le "salvaguardie mirate" su cui sembra puntare la Commissione sono di fatto un eufemismo per definire le "restrizioni" alle importazioni applicate nei Paesi dell'Est. Dombrovskis non ha fornito dettagli specifici sulla proposta, che dovrebbe essere presentata nei prossimi giorni e che estenderà l'abolizione delle tariffe commerciali fino al giugno 2025. Ma non è chiaro quali margini d'azione avranno gli Stati per introdurre esenzioni.

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