Lavoro: quali sono i Paesi europei con più offerta e quali i ruoli più richiesti?

Un cartello con un'offerta di posti di lavoro in un fast food
Un cartello con un'offerta di posti di lavoro in un fast food Diritti d'autore Nam Y. Huh/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
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Di Sudesh Baniya
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Nonostante il calo del tasso di posti di lavoro vacanti, permangono preoccupazioni per una dinamica più ampia che indica una crescente mancanza di manodopera

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Il mercato del lavoro europeo si sta riprendendo - o almeno mostra segni di ripresa - dopo gli scossoni legati alla pandemia. Tuttavia, resta ancora lontano dalle necessità della popolazione. I dati relativi al mercato del lavoro del Vecchio Continente mostrano infatti una leggera diminuzione dei posti vacanti (dal 2,8 al 2,7%) nel secondo trimestre dell'anno in corso.

Nello stesso periodo, il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni si è attestato al 75,4%, con un leggero aumento pari a 0,1 punti percentuali.

Dati positivi, che però non bastano ad invertire un trend più ampio: la quota di posti di lavoro vacanti a lungo termine nell'UE ha continuato ad aumentare ogni anno, non riuscendo a far incontrare l'offerta con la domanda.

La dinamica non si arresta dal 2020, quando molte persone sono state licenziate per tagliare i costi a causa della pandemia. Nonostante l'aumento del tasso di occupazione nel secondo trimestre, infatti, un rapporto della Commissione europea pubblicato nel mese di luglio ha spiegato che esistono carenze di manodopera e di competenze. Ciò in quanto la creazione di nuovi posti di lavoro non basta a colmare le carenze che si generano a causa del pensionamento dei lavoratori. 

Secondo il documento, tali carenze probabilmente aumenteranno ulteriormente con il previsto calo della popolazione in età lavorativa, che passerà da 265 milioni nel 2022 a 258 milioni nel 2030.

Qual è il Paese con il maggior numero di posti di lavoro vacanti

Tra gli Stati membri dell'UE con dati disponibili per Eurostat, sono i Paesi Bassi a registrare il più alto tasso di posti di lavoro vacanti , con il 4,7%. La Bulgaria e la Romania, invece, hanno registrato i dati più bassi: 0,8% nello stesso trimestre.

Tra le posizioni vacanti pubblicizzate online nello stesso periodo, gli sviluppatori di software e gli assistenti alle vendite sono stati i più richiesti. Anche i settori della pubblicità, del marketing e della produzione hanno registrato un numero significativo di posti vacanti, oltre all'ingegneria e alla ricerca e sviluppo.

La carenza di manodopera in Europa impedisce di diminuire i posti di lavoro vacanti?

Rispetto ai valori dei posti di lavoro vacanti del secondo trimestre del 2021 e del 2022, il dato di quest'anno si colloca a metà strada tra i due. Il tasso si è attestato al 2,2% in media nel secondo trimestre del 2021, subito dopo l'apertura dei principali mercati. Ha raggiunto il 3% nel secondo trimestre del 2022 e da allora ha iniziato a scendere.

Le statistiche a livello nazionale mostrano le difficoltà del continente, spesso attribuite alla mancanza di manodopera qualificata. Secondo Eurostat, oltre il 75% delle aziende dell'UE fatica già a trovare professionisti con le competenze necessarie per determinate posizioni, il che di fatto ostacola la crescita economica.

La nuova legge sulle migrazioni del governo tedesco, approvata ad agosto, mira ad esempio ad attrarre lavoratori extracomunitari qualificati, proprio a tale scopo. Similmente, il governo danese ha approvato un visto di tre anni per studenti internazionali che desiderano rimanere a lavorare dopo la laurea nella nazione scandinava.

D'altra parte, però, circa 27,5 milioni di persone in età lavorativa in Europa hanno dichiarato di essere disoccupati, sottoccupati, in cerca di lavoro ma non immediatamente disponibili, oppure disponibili ma non in cerca di lavoro. Ciò ha fatto sì che un po' più di una persona su otto nell'UE sia esposta al cosiddetto "slack", definito dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro come "la differenza tra la quantità di lavoro desiderata dai lavoratori e la quantità di lavoro retribuito disponibile".

Il tasso di disoccupazione nell'UE, infine, risulta in calo dal 2020. Ma anche in questo caso, ciò non avviene per via di un aumento della disoccupazione, ma piuttosto "del numero di persone disponibili a lavorare ma che lo cercano", secondo Eurostat. Ciò ha portato all'emergere di posizioni non assegnate, da cui derivano variazioni non significative nei tassi di posti vacanti, anche nell'ultimo trimestre.

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