Tra i candidati in corsa, oltre a Putin, figurano i nomi di tre esponenti dell'opposizione sistemica. Gli oppositori veri sono stati tutti neutralizzati, incarcerati o sono morti come Navalny
Secondo giorno di elezioni presidenziali in Russia. Si vota anche nei territori ucraini occupati (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson). Per la prima volta, alcuni territori della Federazione russa e la Crimea possono votare via internet: la misura alimenta i timori di brogli elettorali rispetto ad affluenza e risultati finali. Non si prevedono sorprese: Putin è sicuro di ottenere il quinto mandato.
Non c'è opposizione in Russia
Non esiste una vera opposizione che possa ribaltare un risultato scontato. Tra i candidati in corsa, oltre a Putin, figurano i nomi di tre esponenti dell'opposizione sistemica, già presente nel Parlamento russo e allineata sulle posizioni dell'attuale presidente:
- Vladislav Davankov, 40 anni, uomo d'affari, in politica dal 2020
- Nikolay Karitonov, 75 anni, candidato del Partito Comunista (Kprf)
- Leonid Slutsky, 56 anni, esponente del partito Liberal-democratico.
I veri oppositori del regime di Putin sono stati tutti neutralizzati, incarcerati o sono morti come il dissidente Alexei Navalny.
L'esponente dell'opposizione teme per la sua vita
La TV belga ha incontrato a San Pietroburgo Boris Vishnevsky, che rappresenta "Yabloko", partito di sinistra liberale i cui esponenti, nell'era di Putin, sono stati in gran parte marginalizzati e perseguitati.
Vishnevsky conosce molto bene i metodi di Putin: durante le elezioni comunali nel 2021, ha incontrato ben due "candidati-sosia" presenti nella scheda elettorale: foto simili e nomi simili. È riuscito a passare comunque.
Il politico russo ha detto che diversi colleghi di "Yabloko" sono stati perseguiti, due sono in custodia in carcere. Teme per la sua incolumità. Secondo lui, attualmente, non si possono prevedere le conseguenze di decisioni all'apparenza innocue.
L'ex oppositrice pentita
Intanto, la presidente della Commissione elettorale centrale, Ella Pamfilova, ha definito "farabutti o stupidi" coloro che avrebbero incendiato i seggi elettorali o cercato di disturbare il voto in altri modi. Pamfilova ha affermato che quelle persone sono state manipolate e pagate 10.000 rubli per le loro azioni (99 euro).
La stessa Pamfilova era una figura di spicco dell'opposizione negli anni 1990-2000: rappresentava i movimenti contro la guerra e i diritti umani, ed è diventata la prima donna in Russia a candidarsi per la presidenza (nel 2000, ha ottenuto l'1,01%).