Gaza, Israele dice no al cessate il fuoco e attacca gli sfollati a Rafah

Il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu
Il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu Diritti d'autore Gil Cohen-Magen/Pool via AP
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Di Gabriele BarbatiEuronews
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Il premier israeliano ha respinto un cessate il fuoco dopo un incontro con Blinken. "C'è spazio per accordo" ha detto il segretario di stato Usa. Ma Israele attacca Rafah: 14 morti, tra cui cinque bambini

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Israele ha escluso la possibilità di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza, dopo settimane di mediazione, a causa delle condizioni "irricevibili" e ha risposto con l'offensiva su Rafah, che ha causato 14 vittime, tra cui cinque bambini.

L'incursione israeliana non ha risparmiato i quartieri residenziali. Una famiglia sfollata dal nord della Striscia e un'altra proveniente da Khan Younis sono state uccise negli attacchi aerei notturni, che hanno distrutto un intero edificio.

Il coordinatore degli aiuti d'emergenza delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, ha detto che l'escalation a Rafah rischia di "provocare la morte di ancora più persone" e "ostacolare un'operazione umanitaria già limitata dall'insicurezza".

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha a sua volta dichiarato che le operazioni di terra a Rafah "aumenteranno esponenzialmente quello che è già un incubo umanitario con indicibili conseguenze nella regione".

Fallita la mediazione di Stati Uniti e Qatar per una tregua a Gaza

"Non riusciremo a raggiungere queste intese e questi trattati di pace, senza sconfiggere Hamas" ha dichiarato mercoledì in una conferenza stampa il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo avere incontrato a Gerusalemme il segretario di Stato Usa, Antony Blinken.

Nel loro colloquio Blinken ha detto al premier che pur "essendo scioccato dal 7 ottobre", ossia dagli attacchi condotti quattro mesi fa da Hamas contro Israele, "penserò alle migliaia di bambini uccisi a Gaza per il resto della mia vita" secondo quanto riportato dal canale israeliano Channel 13.

Penserò alle migliaia di bambini uccisi a Gaza per il resto della mia vita
Antony Blinken
Segretario di Stato Usa

Il numero uno della diplomazia Usa ha riproposto un cessate il fuoco per aumentare gli aiuti umanitari e liberare i circa 130 ostaggi israeliani a Gaza. "C'è ancora spazio per un accordo" ha detto Blinken in una conferenza stampa a Tel Aviv, esortando Israele a proteggere i civili e a "non esacerbare le tensioni".

Netanyahu ha ribadito invece la necessità di una "vittoria totale" e la smilitarizzazione della Striscia che non dovrà essere controllata né da Hamas né dall'Autorità nazionale palestinese.

A breve potrebbe essere l'Egitto a riavviare le trattative, dato che una delegazione di Hamas è attesa al Cairo.

La proposta di tregua dei mediatori e la risposta di Hamas

Blinken ha tentato questa settimana il quinto giro diplomatico in Medioriente da ottobre per raggiungere una tregua e pensare a un futuro per Gaza.

Nell'ultima tappa a Ramallah, il presidente palestinese Abu Mazen gli ha chiesto di impedire l'espulsione della popolazione da Gaza e nuove violenze in Cisgiordania e che gli Stati Uniti insistano per la nascita di uno Stato palestinese, come già richiesto dall'Arabia Saudita.

Il piano di Hamas per l'intesa con Israele prevedeva tre fasi di 45 giorni per il rilascio dei circa 130 ostaggi rimasti in cambio di 1.500 detenuti palestinesi, di cui un terzo figure di alto profilo con condanne all'ergastolo.

Oltre a questo, il movimento armato palestinese chiedeva la fine delle operazioni a Gaza e il divieto per gli ebrei di salire alla Spianata delle Moschee (luogo santo per i musulmani e per l'ebraismo che vi individua il Monte del Tempio).  

Dopo il rifiuto di Netanyahu, a cui sono arrivati anche gli appelli di ex ostaggi liberati a fare di tutto per il rilascio degli altri, Hamas lo ha accusato di istigare il conflitto nella regione e di volere compiere un genocidio dei palestinesi.

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