Perché l'uso del glifosato è così controverso?

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La Commissione europea ha appena rinnovato per altri dieci anni l'autorizzazione all'uso dell'erbicida, considerato "probabilmente cancerogeno per gli esseri umani" dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro

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Il glifosato è un erbicida utilizzato per eliminare le erbe infestanti. È stato immesso sul mercato per la prima volta nel 1974 e all'epoca i suoi effetti sulla salute erano sconosciuti. Ma da allora il suo uso ha scatenato un acceso dibattito sui pericoli di quello che è diventato il pesticida più usato al mondo.

A Quiberon, nel nord-ovest della Francia, vive Ludovic Maugé, un ex paesaggista di 52 anni. La sua vita è stata stravolta quando gli è stato diagnosticato un cancro causato dall'uso prolungato del glifosato nel suo lavoro.

Ludovic Maugé
Ludovic MaugéMathieu Orcel

Dal 2020 la vita di Ludovic è diventata una lotta quotidiana. Ha trascorso sei mesi in terapia intensiva e ha dovuto sottoporsi a 12 cicli di chemioterapia. "La storia risale a 20 anni fa - racconta Ludovic -. Il glifosato era ovunque. Lavoravamo semplicemente con uno spruzzatore sulla schiena, indossando una maglietta senza nulla sotto. I diserbanti sono così potenti che attaccano la guarnizione dell'irroratore, causando delle fuoriuscite. Le nostre schiene erano spesso inzuppate. Quando mi sono ammalato non ho fatto il collegamento con il glifosato. Fino al momento in cui, ovviamente, le analisi del sangue hanno rivelato che il mio sangue ne era avvelenato".

Ludovic non ha più la forza di fare causa all'azienda agrochimica Monsanto, che produceva erbicidi a base di glifosato. Tuttavia sono state vinte molte cause in tutto il mondo contro il gigante tedesco Bayer, che ha acquistato Monsanto nel 2018. François Lafforgue è un avvocato specializzato in materia. È stato il primo a riuscire a stabilire un collegamento tra la patologia dei suoi clienti e l'uso di erbicidi e pesticidi. È stato lui a vincere la prima causa contro Monsanto.

"Ci troviamo di fronte a una vera e propria lobby dei pesticidi che cerca di nasconderne la pericolosità in modo che continuino a essere utilizzati dagli agricoltori e dai loro dipendenti", dice Lafforgue.

Al Parlamento europeo abbiamo incontrato Gilles Lebreton, deputato del partito francese di estrema destra Rassemblement National: è favorevole al rinnovo dell'approvazione del glifosato, ma per un periodo limitato a cinque anni. Lebreton riconosce i danni che il glifosato può causare. Gli abbiamo chiesto se è possibile anteporre gli interessi economici alla salute pubblica.

"Per me il problema non si pone esattamente così - dice Lebreton -. Non si tratta solo di interessi economici. È anche un problema di sicurezza alimentare. Dobbiamo produrre cereali a sufficienza, in particolare per sfamare la popolazione. Per me la colpa è dei responsabili della politica agricola comune, che per anni hanno spinto per l'agricoltura industriale".

L'effetto del glifosato sulle donne in gravidanza

A pochi chilometri dalla città francese di Vienne, Sabine e Théo, una madre e suo figlio, hanno ottenuto una grande vittoria. La Francia per la prima volta ha riconosciuto i danni del glifosato sui bambini delle donne incinte.

Théo Grataloup
Théo GrataloupMathieu Orcel

"Nel maneggio dove andavamo a cavallo usavo un diserbante a base di glifosato - racconta Sabine -. Era una cosa che facevo regolarmente all'epoca. L'ho fatto proprio all'inizio della gravidanza".  All'epoca Sabine non aveva idea dei rischi a cui si stava esponendo. "È stato molto complicato, sono quasi morto poco dopo la nascita - dice Théo -. Ho subito una serie di operazioni. In totale, ho subito 54 anestesie generali".

Nel caso di Sabine e Théo, il fondo francese di risarcimento per le vittime dei pesticidi ha riconosciuto il legame tra le malformazioni di Théo e l'uso del glifosato da parte della madre. Théo riceve un risarcimento mensile di circa 1.000 euro.

Abbiamo chiesto a Sabine se pensa che Monsanto fosse a conoscenza dei pericoli del glifosato. "Nel 2017 i Monsanto Papers hanno portato alla luce falsi studi indipendenti che erano, ovviamente, a favore del glifosato - dice Sabine -. C'erano e-mail interne in cui si ammetteva di aver testato il solo glifosato, ma non la formulazione. E che, quindi, il prodotto era stato autorizzato sulla base di informazioni a dir poco parziali".

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