Raid sul campo profughi di Jabalia, l'Onu: "Possibile crimine di guerra"

I danni provocati dai bombardamenti israeliani a Gaza
I danni provocati dai bombardamenti israeliani a Gaza Diritti d'autore AP/AP
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Di Andrea Barolini
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Secondo le Nazioni unite la decisione di Israele di bombardare il campo profughi di Jabalia, a Gaza, è stata "sproporzionata" e potrebbe costituire un "crimine di guerra"

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Gli attacchi di Israele a Jabalia potrebbero costituire crimini di guerra. Ad affermarlo è stato l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani, secondo il quale i raid che hanno devastato il campo profughi sono stati "sproporzionati". Secondo le informazioni diffuse da Hamas, i due bombardamenti a Jabalia sono costati la vita a 195 persone. Da Tel Aviv ci si è limitati ad indicare la morte di uno dei leader del movimento fondamentalista islamico.

Aperto temporaneamente il valico di Rafah: 76 feriti accolti in Egitto

Nella giornata di mercoledì 1 novembre una prima, timida, presa di coscienza della gravità della situazione umanitaria è arrivata con l'apertura temporanea del valico di frontiera di Rafah, che collega la Striscia di Gaza all'Egitto. In questo modo, le ambulanze hanno potuto trasportare 76 feriti verso degli ospedali da campo egiziani.

La notizia dell'apertura ha spinto numerose famiglie verso il confine, nella speranza di poter fuggire. L'Egitto ha lasciato passare 335 titolari di passaporto straniero. Per tutti gli altri, la situazione rimane disperata, come conferma l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa).

Lazzarini (Unrwa): "Scioccato, mai visto niente di simile a Gaza"

"Sono rimasto scioccato dal fatto che tutti chiedevano cibo e acqua. Abbiamo visto quasi tutti i bambini che cercavano di esprimere il loro desiderio di mangiare, di bere. Non ho mai visto qualcosa di simile a Gaza, in precedenza, a seguito di un conflitto", ha denunciato Philippe Lazzarini, Commissario generale dell'UNRWA.

Le forze israeliane proseguono intanto la loro avanzata nel territorio di Gaza, assieme ai bombardamenti, che hanno già provocato più di ottomila morti. Ciò in risposta agli attacchidi Hamas del 7 ottobre. Una spirale di sangue e violenza che il primo ministro Benjamin Netanyahu non sembra intenzionato a fermare: "La guerra - ha avverito - sarà lunga e difficile".

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