Campagna elettorale sempre piu insanguinata in Ecuador. È stato assassinato Pedro Briones, del partito "Revolución Ciudadana", dirigente di San Mateo, nella provincia di Esmeraldas, al confine con la Colombia. Un avvertimento all'ex presidente Rafael Correa e a Luisa González, in testa ai sondaggi
La violenza senza precedenti che sta scuotendo l'Ecuador ha causato la morte di un altro candidato alle elezioni del prossimo 20 agosto, portando a tre il numero di omicidi legati alla politica nelle ultime quattro settimane.
Lunedì è stato assassinato a colpi d'arma da fuoco Pedro Briones, un leader locale di "Revolución Ciudadana", il partito dell'ex presidente Rafael Correa.
L'omicidio è avvenuto nella provincia settentrionale di Esmeraldas. al confine con la Colombia.
L'assassinio di Pedro Briones, politico molto conosciuto nella zona rurale di San Mateo de Esmeraldas, è avvenuta meno di una settimana dopo che l'Ecuador è stato scosso dall'omicidio in pieno giorno del candidato alla presidenza Fernando Villavicencio.
Villavicencio - candidato del movimento di centrodestra "Construye" - aveva una posizione notoriamente dura sulla criminalità organizzata, i cartelli della droga e la corruzione.
Villavicencio - che aveva confessato di aver ricevuto minacce da esponenti vicini al Cartello messicano di Sinaloa - è stato ucciso al termine di un comizio in una scuola di Quito, la capitale dell'Ecuador, nonostante avesse una squadra di sicurezza che comprendeva polizia e guardie del corpo.
Prima di Villavicencio e Briones, il 26 luglio era stato assassinato Agustín Intriago, 38 anni, recentemente rieletto sindaco di Manta, la terza città più grande dell'Ecuador.
Correa "telecomanda" Luisa González?
"L'Ecuador sta vivendo il periodo più sanguinoso della sua storia", ha dichiarato Luisa González, avvocatessa di 45 anni, delfina di Rafael Correa e favorita numero uno - secondo i sondaggi - alla presidenza del Paese sudamericano.
"Ispirata" da Rafael Correa, già presidente dell'Ecuador per 10 anni (2007-2017), leader di "Revolución Ciudadana", che dal Belgio - dove vive - "telecomanda" la campagna elettorale, Luisa González, 45 anni, ha dichiarato che l'Ecuador sta vivendo il momento più sanguinoso della sua storia, indicando il il presidente uscente Guillermo Lasso come responsabile.
Da parte sua, il presidente Lasso - che già a maggio aveva dichiarato di non ripresentarsi alla corsa per la presidenza - attribuisce le violenze alla criminalità organizzata, alle bande e ai narcotrafficanti, divenuti forti soprattutto nella zona costiera dell'Ecuador, dove hanno trasformato i porti in punti di partenza per consegnare la cocaina agli Stati Uniti e al resto del Nord America.
In un'intervista all'Associated Press, Luisa González ha dichiarato di aver rinforzato i suoi sistemi di sicurezza dopo l'uccisione di Villavicencio, ma ha continuato a rifiutarsi di indossare un giubbotto antiproiettile, sostenendo di essere una donna cristiana.
Se dovesse diventare presidente, Luisa González ha dichiarato che intende prendere una posizione dura contro il crimine, "ripulire" la polizia, aumentare il controllo lungo i confini del Paese e investire in materiali e attrezzature in dotazione alle forze dell'ordine.
Proteste in carcere per "Fito"
Nei giorni scorsi la tensione era salita alle stelle al Centro di privazione della libertà della Zona 8, per chiedere il ritorno del leader della banda "Los Choneros", Adolfo Macías, alias "Fito".
Le autorità hanno spostato il leader di una delle bande più potenti in un carcere di massima sicurezza sabato scorso, tre giorni dopo l'assassinio di Fernando Villavicencio, che aveva denunciato le minacce dello stesso "Fito", legato al Cartello di Sinaloa.
Il boss della banda è stato trasferito da un carcere con misure di sicurezza più leggere in un carcere di massima sicurezza, nello stesso grande complesso di strutture detentive nella città portuale di Guayaquil.
Il trasferimento è avvenuto dopo che circa 4.000 soldati e agenti di polizia hanno fatto irruzione nel carcere dove era detenuto Macías e sequestrato armi, munizioni ed esplosivi.
In risposta, lunedì i detenuti hanno protestato e appeso cartelli che chiedevano il ritorno di "Fito".
Mai così tanti omicidi
Migliaia di persone sono state uccise negli ultimi tre anni in Ecuador, mentre il Paese - un tempo relativamente stabile e tranquillo - si è trasformato in un importante centro del traffico di droga e le bande locali, aiutate dai cartelli, combattono per il controllo delle strade, delle carceri e delle vie della droga.
La polizia nazionale ecuadoriana ha registrato 3.568 morti violente nei primi sei mesi di quest'anno, molto più delle 2.042 segnalate nello stesso periodo del 2022.
Lo scorso anno si è concluso con 4.600 morti violente, la cifra più alta nella storia del Paese e il doppio del totale nel 2021.
La lotta alla criminalità e alla violenza sono tra i temi dominanti della campagna elettorale in Ecuador.