Il Niger in preda al golpe sfida l'Occidente

Il Niger dilaniato dal golpe
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I nuovi governanti sfidano l'ultimatum dell' Ecowas che li invita a ripristinare il precedente governo del deposto presidente Mohamed Bazoum

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Il Sahel è nel caos ma stando al  Dipartimento di Stato americano la diplomazia potrebbe ancora spegnere il colpo di stato in Niger. L'Occidente sta monitorando una situazione esplosiva anche se nella capitale Niamey non si registrano dispiegamenti eccezionali di forze. Certo i nuovi governanti sfidano l'ultimatum dell' Ecowas (Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale) che li invita a ripristinare il precedente governo del deposto presidente Mohamed Bazoum. 

Divieto di volo

I ribelli che hanno preso il potere in Niger hanno imposto il divieto di volo nello spazio aereo nazionale e hanno accusato i Paesi vicini di preparare un'aggressione contro di loro, dopo la scadenza dell'ultimatum dell'Ecowas. Un intervento militare in Niger dell'Organizzazione degli Stati dell'Africa occidentale per ripristinare il potere del presidente Mohamed Bazoum potrebbe essere "un disastro", ha avvertito lunedì a Bamako il capo della diplomazia maliana. Intanto il blocco regionale dell'Ecowas ha annunciato un vertice giovedì nella capitale nigeriana.

Una situazione ancora fluida?

"La finestra di opportunità è decisamente ancora aperta. È ancora possibile porre fine al colpo di stato in Niger attraverso la diplomazia", ha detto lunedì il portavoce del Dipartimento di Stato Usa Matthew Miller. "È ancora possibile. Riteniamo che la giunta dovrebbe dimettersi e consentire al presidente (Mohamed) Bazoum di riprendere le sue funzioni. Al Palazzo di vetro invece c'è molta apprensione, il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, è “preoccupato per la detenzione del presidente Bazoum e per il mancato ripristino dell'ordine costituzionale in Niger”. In una nota del portavoce, ribadisce "il suo pieno sostegno agli sforzi di mediazione in corso dell'Ecowas", e sottolinea "l'urgente necessità di garantire il lavoro umanitario".

Il golpe è stato condannato da tutti i partner occidentali del Niger e dalla maggior parte dei Paesi africani, ma l'esercito nigeriano ha ricevuto il sostegno delle loro controparti in Mali e Burkina Faso - anch'esse salite al potere attraverso i colpi di Stato nel 2020 e nel 2022 e che pure si sono confrontate con la violenza jihadista.

In realtà la situazione generale dell'Africa è molto, molto complessa. Invitiamo i nostri lettori a riflette sull'appello del comboniano missionario Padre Alex Zanottelli di cui pubblichiamo parzialmente il suo appello alla stampa italiana di pochissimi giorni fa.

Rompiamo il silenzio sull’Africa

di Alex Zanotelli

Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo.

Scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media italiani, come in quelli di tutto il modo del resto.

Trovo infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mercato globale.

So che i mass-media, purtroppo, sono nelle mani dei potenti gruppi economico-finanziari, per cui ognuno di voi ha ben poche possibilità di scrivere quello che veramente sta accadendo in Africa.

Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa.

È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.

È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur.

È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni.

È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.

È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai.

È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera.

È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi.

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È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa, soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi.

È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia, Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU.

È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile.

È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi Paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!).

Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi.

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Questo crea la paranoia dell’“invasione”, furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi.

Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact, contratti fatti con i governi africani per bloccare i migranti.

Ma i disperati della storia nessuno li fermerà.

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