Rapporto Ocse: non facciamo abbastanza sport, rischiamo di ammalarci

Runners a Monaco (archivio)
Runners a Monaco (archivio) Diritti d'autore CHRISTOF STACHE/AFP or licensors
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Di Gioia Salvatori
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I rischi? 11,5 milioni di nuovi casi di malattie non trasmissibili entro il 2050, 10mila morti in più nella fascia 30-70 anni in Europa all'anno nonché lo 0,6 % della spesa sanitaria destinato alle conseguenze sanitarie

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Atletica, piscina, danza, basket o pallavolo: cosa vuoi fare quest’anno? La domanda rischia di diventare sgradita ai nostri figli, l’agognato appuntamento con la pratica sportiva pomeridiana tanto cara a chi era ragazzo prima degli anni Duemila rischia di diventare un ricordo del passato. Impietosi i numeri dell’ultimo rapporto Ocse/Oms intitolato "Step Up! Tackling the Burden of Insufficient Physical Activity in Europe".

Poco sport? Costa allo Stato lo 0,6 % delle spese sanitarie

Un adulto europeo su tre non pratica attività fisica come suggerito dall'Oms, cioè 150 minuti a settimana di attività fisica moderata. "Secondo l'analisi dell'OCSE e dell'OMS/Europa, ciò si tradurrà in 11,5 milioni di nuove persone affette da malattie non trasmissibili entro il 2050, con un costo medio per gli Stati membri dell'Unione europea dello 0,6% del loro budget sanitario ogni anno. "Sebbene possa sembrare una piccola quantità, è equivalente al totale spese sanitarie di Lituania e Lussemburgo messe insieme", recita il rapporto. Per l'ultimo rapporto Ocse investire nelle politiche sull'attività fisica migliora il benessere individuale e la salute della popolazione e restituisce 1,7 euro di benefici economici per ogni euro investito.

Investire nelle politiche sull'attività fisica migliora il benessere individuale e la salute della popolazione e restituisce 1,7 euro di benefici economici per ogni euro investito

Viene confermata la tendenza descritta nell’ultimo Eurobarometro del settembre 2022 quando il 45% degli intervistati dichiarava di non esercitare o praticare mai sport (il 38% lo fa almeno una volta alla settimana solo il 6% cinque o più volte alla settimana). I più propensi a fare esercizio o praticare sport almeno una volta alla settimanan sono i finlandesi (71% degli intervistati), segue il Lussemburgo (63%), Paesi Bassi (60%) e Danimarca e Svezia (59%). Al contrario, oltre la metà degli intervistati in otto Paesi afferma di non esercitare o praticare sport, con i livelli più alti in Portogallo (73%), Grecia (68%) e Polonia (65%).

Lo sport guardato? In area mediterranea attira di più dello sport praticato

Perché non ci muoviamo abbastanza nonostante la società contemporanea proponga modelli efficientisti e corpi perfetti? Mauro Berruto che ha allenato generazioni di sportivi in diversi Stati europei dalla Finlandia alla Grecia passando per la nazionale italiana maschile di pallavolo della quale è stato Ct, nella sua visione paneuropea della pratica sportiva ha le idee chiare su certi limiti di alcuni Stati mediterranei: "A noi piace guardare l'armonia e la bellezza dei gesti tecnici o dei corpi ma bisogna passare a una cultura del movimento, che è un termine molto più ampio del termine sport e riguarda il benessere psicofisico che ci produce l'attività motoria (...) Noi italiani siamo grandi campioni di sport tifato e guardato molto meno di sport, praticato", dice Berruto.

Perché questa cultura possa cambiare deve entrare in gioco un attore fondamentale: la scuola. Se finora la pratica sportiva è stata demandata ai privati che pure, dice Berruto, spesso hanno fatto un lavoro egregio, ora è il momento di cambiare. "Ho avuto alcune esperienze all'estero che mi hanno davvero insegnato che nella scuola, soprattutto nella parte iniziale del percorso scolastico, anche alla scuola dell'infanzia, si accende o meno la scintilla della cultura del movimento. La Finlandia ha meravigliose infrastrutture di eccellenza, luoghi dello sport dove si può praticare lo sport in maniera eccellente, ma ha anche un bellissimo rapporto con la natura. Cioè la natura diventa il luogo dove uomini e donne, ragazzi, anziani, vanno a prendersi cura di sé. Lo insegna la scuola", e lo insegna nonostante condizioni atmosferiche molto sfavorevoli.

Accesso allo sport? È per pochi ma in Italia presto sarà un diritto costituzionale

Una delle grandi differenze tra nord e sud Europa per Berruto è che "ancora oggi nei Paesi del Mediterraneo, in Italia ma anche in Grecia, lo sport lo fa chi può permetterselo dal punto di vista economico. Invece dobbiamo arrivare a un modello dove lo sport sia accessibile a chiunque, indipendentemente dalla sua disponibilità economica". Dunque prima dell'estate in Italia il diritto allo sport verrà inserito in Costituzione con un nuovo comma all'articolo 33. Un diritto sì, ma anche un dovere.

La cultura del movimento ha un effetto molto misurabile sul risparmio che genera al servizio sanitario nazionale. Quindi è un bellissimo diritto, ma anche un bellissimo dovere
Mauro Berruto
Ex allenatore e deputato Pd

In attesa che il trend cambi aiuti economici a livello europeo per un settore già provato da pandemia e caro energia, soprattutto le piscine, sarebbero urgenti, dice Berruto.

Quanto investono gli Stati europei in sport e attività ricreative?

Certo è che quanto lo Stato investe in sport e attività ricreative conta. Secondo Eurostat nel 2017 la media europea di fondi pubblici investiti alla voce sport e ricreazione era di 100 euro per abitante, con Lussemburgo, Svezia e Finlandia, dove il 71 % degli intervistati dichiara di praticare sport, ben sopra la media; Croazia e Malta tra i meno virtuosi.

cleared
grafico euronews, fonte eurostatcleared

Assenza di movimento, quali rischi per la salute?

Se non c’è una palestra vicino casa, se andarci costa troppo i rischi per la salute sono importanti. Uno studio condotto in Francia su 9000 16enni rivela che sono più lenti dei loro coetanei di 30 anni fa, hanno perso un chilometro orario di velocità (da 11 a 10 km orari mediamente) e subiscono malattie che un tempo erano solo dei loro genitori o nonni come il diabete di tipo 2. François Carré, cardiologo e docente universitario all'Università Rennes 1, ha condotto lo studio ed è drastico: "Oggi i bambini preparano il loro infarto dei 30 anni. Ne abbiamo la prova perché il loro colesterolo è elevato, la loro pressione è alta, il diabete è più frequente e sono fattori che facilitano l'infarto. Oggi sappiamo che a 30 anni la prima causa di arresto cardiaco è l'infarto, prima era a 45 anni. Se però li facciamo muovere meglio durante i loro corsi possiamo sperare di cambiare la situazione".

Il messaggio è per i genitori: "Non se ne rendono conto, che un bimbo in sovrappeso tra 6 e 8 anni rischia 30 volte di più di avere un infarto prima dei 30 anni e, se obeso, rischia di essere in sovrappeso per tutta la vita", spiega Carré. "Geneticamente - aggiunge - siamo programmati per muoverci; Il nostro corpo può funzionare bene solo se si muove, restare seduti favorisce lo sviluppo di tutte le malattie e ovviamente dell'aumento ponderale". Ma perchà abbiamo smesso di muoverci? Per Carré la colpa è senza dubbio della rivoluzione digitale: il tempo che una volta si spendeva muovendosi oggi è al pc, al tablet, al telefono: impegnati in attività sedentarie.

Oggi i bambini preparano il loro infarto dei 30 anni. Ne abbiamo la prova perché il loro colesterolo è elevato, la loro pressione è alta, il diabete è più frequente
François Carré
Cardiologo e docente universitario

Le prove dimostrano che un'attività fisica regolare riduce la mortalità per tutte le cause, si legge nell'ultimo rapporto Ocse, così come il rischio di coronaropatie malattie cardiache, ipertensione, ictus, insulino-resistenza, diabete di tipo 2, alcuni tipi di cancro, depressione, ansia, malattie neurodegenerative e cadute. Sistema immunitario potenziato, massa corporea più sana, miglioramento della salute delle ossa, miglioramento della funzione cognitiva e migliore sonno.

Muoversi di più, alcune buone pratiche adottate in Europa

Nel 2018 l’ufficio europeo dell’Oms ha fatto una carrellata delle buone pratiche in Europa per una buona educazione fisica.

Belgio: pass SNS sport a piccoli prezzi dopo la scuola A soli 55€ (30 settimane) o 35€ (15 settimane) ne hai uno in tasca o nel tuo smartphone tramite l'app.

Danimarca: la riforma scolastica del 2013 ha incluso nella scuola primaria e secondaria 45 miuti di sport al giorno. Una valutazione dell'iniziativa ha mostrato che l'inclusione dell'attività fisica nelle lezioni in lingua danese e matematica ha migliorato il benessere e l'apprendimento degli studenti. Loro stessi segnalato maggiore concentrazione e aule più silenziose.

Grecia: il “Programma della scuola di nuoto” pone l'accento sulle attività di gruppo e sul lavoro di squadra attraverso il nuoto. In un approccio sperimentale, gli alunni di 8 e 9 anni apprendono le regole di sicurezza e igiene di base e familiarizzano con l'ambiente acquatico attraverso il gioco e l'intrattenimento. Il programma consiste in 12 lezioni di nuoto in un trimestre obbligatorie.

Lettonia: oltre a due lezioni obbligatorie di educazione fisica a settimana, sono proposte ai bimbi tra i 2 e i 6 anni, tre lezioni facoltative a settimana per un’attività fisica quotidiana (forma fisica generale, calcio, nuoto o le attività all'aperto)

Portogallo: “CicloExpresso do Oriente” è un “treno bici” (o “bus bici”) è un progetto per sollecitare i bimbi ad andare a scuola in bicicletta, accompagnati dai genitori (almeno un adulto per quattro bambini). Diversi sono gli Stati e le città che incentivano progetti di questo tipo.

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