"Quanto è ecologica la mia tariffa?" Dalle rinnovabili al greenwashing: 50 sfumature di verde

Tra le rinnovabili al 100% e il greenwashing ci sono 50 sfumature di verde
Tra le rinnovabili al 100% e il greenwashing ci sono 50 sfumature di verde Diritti d'autore AFP
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Di Diego Giuliani
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"Quanto è verde la mia tariffa?" Oggi, gran parte dei fornitori di energia propone anche delle "soluzioni ecologiche". Ma tra le rinnovabili al 100% e il greenwashing esistono 50 sfumature di verde. A caccia di indicazioni per consumatori consapevoli, con gli esperti di SocialRes e ènostra

Quanto è verde la mia tariffa?

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Oggi gran parte dei fornitori di energia propone anche delle "tariffe verdi". Ma tra le rinnovabili al 100% e il greenwashing esistono 50 sfumature di verde. Si parla di greenwashing quando una compagnia o un attore economico diffonde informazioni false o fuorvianti sulle sue iniziative sostenibili, per ragioni commerciali.

Greenwashing (sostantivo): termine utilizzato per indicare le pratiche di una compagnia o di un attore economico, che diffonde informazioni false o fuorvianti sulle sue iniative sostenibili, per ragioni commerciali

"Dal 3,7% al 100% di energie rinnovabili in poche ore". La strategia dei fornitori

Kit Dixon è responsabile della regolamentazione di Good Energy, un fornitore di energie integralmente rinnovabili, di recente in testa alla classifica dei più eco-responsabili del Regno Unito. Lui stesso era cliente di un piccolo operatore, che proponeva energia rinnovabile a neanche il 4%. Acquisito e ribattezzato da un grande marchio, dal giorno alla notte passò poi ad offrire energie rinnovabili al 100%. "Come hanno fatto? - ci dice Kit Dixon - Si sono limitati ad acquistare, in un colpo solo, 750.000 sterline di REGO e a utilizzarli per 'coprire' il mix di energie che proponevano. E così dalla sera alla mattina, hanno potuto dire: 'Adesso siamo al 100% rinnovabili'. Non hanno però negoziato con nessun produttore. E non hanno investito nella produzione di altra energia verde".

Molti fornitori si dicono al 100% rinnovabili, senza però negoziare direttamente con alcun produttore e senza investire nella produzione di altra energia verde.
Kit Dixon
Responsabile della regolamentazione, Good Energy
Good Energy
"Molti fornitori tradizionali vendono energia verde, ma non investono i loro profitti nella produzione di energie rinnovabili"Good Energy

REGO e "Garanzie di origine": circolo virtuoso o freno alla transizione energetica?

I REGO di cui parla Kit Dixon sono l'equivalente britannico delle "Garanzie d'origine" europee: certificati elettronici, emessi per ogni unità di energia rinnovabile prodotta, al fine di certificarne l'origine "verde" e tracciarne il percorso fino al consumatore.

Il prezzo delle "Garanzie di origine" è poi determinato dal rapporto fra domanda e offerta sul mercato in cui vengono scambiate, o collegate alle unità di energia rinnovabile a cui sono associate, oppure separatamente. Il fatto poi che l'energia proveniente da diverse fonti, una volta nella rete, si confonda con le altre - spiega Adam White, Segretario generale di RECS International, un organismo no-profit olandese che rappresenta diversi attori del mercato dell'elettricità - fa sì che "quella che esce dalla mia presa sia uguale a quella del mio vicino, che non ha una tariffa verde". "Attraverso questo schema - aggiunge - si stabilisce però un contratto fra il produttore di energie rinnovabili e il consumatore, che finisce così indirettamente per remunerarlo".

Le Garanzie di origine stabiliscono di fatto un contratto fra il produttore di energie rinnovabili e il consumatore, che finisce così indirettamente per remunerarlo.
Adam White
Segretario generale di RECS International

"I fornitori tradizionali vendono quanto promettono. Ma il loro contratto con i consumatori non prevede che reinvestano in rinnovabili"

AFP
"Spesso difficile, per i consumatori, distinguere fra tariffe realmente verdi e altre meno virtuose"AFP

I sostenitori delle "Garanzie di origine" ritengono quindi che questo sistema generi un circolo virtuoso: i produttori di energie rinnovabili vengono pagati, la domanda cresce sul mercato e ulteriori investimenti vengono incoraggiati. I critici accusano però questo sistema di permettere anche a produttori di energia da fonti esclusivamente fossili di etichettarla come "verde". Volker Kromrey è vicedirettore generale della Fondazione Lago di Costanza, una ONG che collabora con SocialRES, un progetto europeo, volto a promuovere la diffusione delle cooperative energetiche. "I fornitori tradizionali vendono quanto promettono - ci dice -. Propongono energia verde e in effetti vendono energia verde. Da consumatori, quanto ci si potrebbe aspettare è però che investano i loro proventi per produrre sempre più energie rinnovabili. Ma invece no, questo non fa parte del contratto con il consumatore".

Gli operatori tradizionali mantengono quello che promettono. Vendono cioè energia verde, ma non investono necessariamente in rinnovabili e non alimentano un circolo virtuoso. Questo non è previsto dal contratto con il consumatore.
Volker Kromrey
Vicedirettore generale della Fondazione Lago di Costanza

Scovare la tariffa più verde. Una missione non alla portata di tutti

Distinguere tra fornitori al 100% rinnovabili e altri meno impegnati non è facile per il consumatore. "Quelli molto informati possono districarsi e capire più facilmente chi sono quelli che propongono soluzioni più virtuose - dice ancora Volker Kromrey -. Se su internet si cerca però semplicemente 'tariffe verdi', si viene subito orientati verso soluzioni che si propongono come ecosostenibili, ma che finiscono per continuare a finanziare l'energia nucleare o quella prodotta da fonti fossili". Gli addetti ai lavori sono però concordi su un punto: "Le soluzioni più verdi sono quelle in cui gran parte dei proventi va ai produttori e alimenta così nuovi investimenti nelle rinnovabili".

Good Energy
"Se su internet si cerca 'tariffe verdi', si viene orientati verso soluzioni che si propongono come ecosostenibili, ma che continuano a finanziare le energie fossili"Good Energy

Condivisione di valori e profitti. L'esempio dell'italiana "ènostra"

Gianluca Ruggieri è vicepresidente di ènostra, con ormai circa 10.000 aderenti, la più grande cooperativa italiana che produce e fornisce esclusivamente energie rinnovabili. "Siamo in sostanza un gruppo di consumatori, che si sono riuniti attorno alla condivisione di un approccio etico - ci dice -. Il valore aggiunto di offerte come la nostra è la garanzia che non speculiamo sui nostri prodotti e che i nostri profitti vengono redistribuiti fra gli aderenti".

Siamo un gruppo di consumatori, animati da un approccio etico. Il nostro valore aggiunto è che non speculiamo sui nostri prodotti e che i nostri profitti vengono redistribuiti fra gli aderenti
Gianluca Ruggieri
Vicepresidente di "ènostra"

"Le rinnovabili come il bio al supermercato. Sul totale, qualche prodotto appena"

Molti big dell'energia si concentrano soprattutto sul nucleare o su altre fonti, mentre le rinnovabili rappresentano soltanto una parte molto ridotta della loro proposta al consumatore. "È come fare la spesa al supermercato - l'immagine che suggerisce Ruggieri -. Si possono trovare dei prodotti biologici, ma rappresentano una proporzione infima sia degli incassi che dei prodotti sugli scaffali". "Alcuni fornitori - aggiunge - trattano soltanto in energie rinnovabili, ma sul piano commerciale talvolta faticano. E poi ci sono cooperative come la nostra, che non solo trattano esclusivamente in energie rinnovabili, ma che con i loro aderenti condividono profitti e nucleo di valori". 

Questo articolo fa parte di una programmazione speciale realizzata in collaborazione con Icons Innovation Strategies e dedicata, in questo mese di giugno, ad approfondire i vari aspetti del REPower EU Plan, il piano approvato dalla Commissione europea per arginare la dipendenza dalle energie fossili russe e contrastare il cambiamento climatico.

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