Aung San Suu Kyi davanti ai giudici, sta bene ma è provata

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Diritti d'autore Myawaddy TV/AP
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La presidente birmana Aung San Suu Kyi, è apparsa in tribunale per la prima volta da quando il suo governo è stato rovesciato dal colpo di stato militare del febbraio scorso. Le viene negato il tempo necessario per elaborare una strategia difensiva con i suoi legali

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La presidente birmana Aung San Suu Kyi, è apparsa in tribunale per la prima volta da quando il suo governo è stato rovesciato dal colpo di stato militare del febbraio scorso. La foto che la ritrae nell'aula è stata trasmessa dalla televisione di stato.

Prima dell'udienza, Suu Kyi ha avuto il permesso di incontrare i suoi avvocati per discutere i diversi capi d'accusa che le vengono attribuiti tra cui sedizione e frode nelle elezioni vinte lo scorso novembre dalla sua Lega nazionale per la democrazia. L'avvocato della presidente arrestata Khin Maung Zaw, ha detto che gli sono stati accordati solo "solo 30 minuti, quindi 5 minuti per ogni capo d'accusa" un tempo totalmente insufficiente. Inoltre per lungo tempo non si è saputo dove fosse detenuta Aung San Suu Kyi alla quale viene negato l'accesso alle informazioni su ciò che accade nel paese.

Suu Kyi è accusata di aver violato segreti di Stato e del possesso di walkie-talkie arrivati illegalmente dall’estero. La figlia del generale Aung San, eroe dell’indipendenza birmana, è tra le quasi 4.300 persone agli arresti per essersi opposte al colpo di Stato.

La protesta che non cessa

Quando si è saputo che Aung San Suu Kyi che doveva comparire in tribunale, c'è stato un flash mob nella città più grande, Yangon. Secondo l'ultimo conteggio dell'Associazione indipendente di assistenza ai prigionieri politici, 818 persone sono morte da quando la polizia e i soldati hanno iniziato una repressione che ha incluso l'uso di armi da fuoco contro la folla.

L’ultimo gravissimo fatto di sangue è avvenuto quando il Tatmadaw (l’esercito birmano) ha bombardato la chiesa cattolica del villaggio di Kayan Thaya, nello Stato Kayah. L’attacco ha provocato quattro morti; il luogo sacro dava ospitalità ai civili che fuggivano dagli scontri tra i militari e i gruppi armati locali.

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