Perché hanno ucciso invece di arrestare? Le vittime della strage erano veramente tutti criminali?
Sale a 28 morti il bilancio dell'operazione di polizia nella favela di Jacarezinho a Rio de Janeiro, che si è trasformata in un bagno di sangue. La polizia brasiliana ha dovuto far fronte alle proteste indignate della popolazione, oltre all'appello delle Nazioni Unite perché si indaghi su come una normale operazione possa aver avuto un simile epilogo.
Il giudice della corte Suprema brasiliana, Luiz Edson Fachin, ha definito "gravi" le denunce di abusi, parlando di indizi di "esecuzioni sommarie" nei filmati che ha visionato.
"La polizia esiste per farci sentire al sicuro, ma quello che sentiamo noi è paura, perché quando abbiamo sentito la voce dei poliziotti dentro casa abbiamo avuto paura, eravamo nel panico perché abbiamo sentito gli spari, le urla, la loro irruzione nelle case", dice una studentessa. "Li ho visti gettare corpi nel fiume, quando sono uscita di casa non c'era nessuno per strada".
Il raid di 9 ore, nel quale sono stati coinvolti 200 agenti, è stato condotto nell'ambito di indagini sul reclutamento di bambini e adolescenti da parte di gruppi criminali per condurre operazioni illecite, come omicidi, spaccio, furti e dirottamenti dei treni. Al momento le forze dell'ordine non hanno dato le generalità delle persone decedute. Si sa solo che una di loro è un agente, mentre le altre sono residenti della favela.
Sono tante le domande alle quali la polizia deve dare una risposta: le vittime erano veramente criminali? Perché sono stati uccisi e non arrestati?