Secondo le proiezioni del referendum di domenica il 62% degli svizzeri approva la legge che vieta la discriminazione fondata sull'orientamento sessuale
L'esito del referendum che si è tenuto questa domenica in Svizzera per abrogare o confermare una legge che punisce l'omofobia, era previsto: una maggioranza di sì, il 63 % dei voti, sì alla norma che ammette la punibilità delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale della persona.
Gioiscono le associazioni LGBT e il papà della legge, Mathias Reynard, che ha avuto un iter parlamentare di sette anni e che, dopo essere passata in aula è stata osteggiata col referendum da un partito di destra. "È stato un segnale importante per i diritti della comunità LGBT - spiega Reynard, padre della legge e papabile futuro leader dei socialisti svizzeri - ma anche per i diritti umani in generale, per la tolleranza; è un'importante vittoria e ora aspettiamo il matrimonio per tutti".
A chiedere il referendum nella speranza di abrogare la norma è stato un partito di destra, il partito Unione democratica federale. Raccolte le firme, fatta la campagna per il no, ora digeriscono la sconfitta.
Per i contrari alla norma anti-omofobia è il momento della sconfitta
Secondo David Traschsel, segretario generale dei giovani svizzeri e esponenete del comitato per il no, la vittoria è legata all'argomento sicurezza personale "Hanno vinto dicendo che con questa legge sono più protetti - dice in riferimento alla comunità LGBT - Noi ovviamente non siamo d'accordo ma il loro argomento ha convinto". Per i conservatori la norma, che punisce qualsiasi atteggiamento di incitamento all'odio a parole, per iscritto, immagini o gesti è una forma di censura. Ma la loro idea non è condivisa: il no ha vinto solo in 3 piccoli cantoni germanofoni.