È il più alto al mondo. La paga oraria non potrà essere inferiore ai 21 euro lordi.
Il salario minimo più alto al mondo si trova a Ginevra, terzo cantone svizzero ad aver introdotto il tetto minimo - si fa per dire - dello stipendio, che supera i quattromila euro lordi al mese. La decisione è arrivata con il referendum votato domenica 27 settembre.
La pandemia ha dato l'impulso definitivo per la misura, che fissa in 21 euro lordi la paga minima oraria. "Negli ultimi tempi abbiamo visto file di persone che aspettavano per chiedere cibo e questo per molti è stato uno shock", dice una donna, confermando le difficoltà delle famiglie elvetiche a far quadrare il bilancio in uno stato con un costo della vita molto elevato.
Lo spiega bene Michel Charat, presidente dell'associazione transfrontalieri: "Spesso gli affitti si aggirano sui 1800 - duemila euro al mese. Poi c'è il costo delle assicurazioni, soprattutto quella sanitaria. Questo manda in crisi molte famiglie che non riescono a pagare il conto delle cure ospedaliere".
Una decisione che complica la vita delle micro imprese
In Svizzera si lavora 42 ore a settimana. Sébastien Carpentier è un parrucchiere con il negozio a Ginevra. Fa parte dei piccoli imprenditori e artigiani che dovranno alzare la paga dei dipendenti di quasi cinque euro l'ora per mettersi in regola.
"Capisco tutto, ma noi per esempio non potremo lavorare di più - si lamenta - fra la crisi e le misure anti Covid, non possiamo ricevere più clienti di così".
Il salario minimo in Europa
I quatromila euro del salario minimo del cantone di Ginevra sono quasi il doppio del già generoso mensile del Lussemburgo, che con 2.142 euro è il più alto dell'Unione europea. In Irlanda e in Olanda scende a 1600.
All'estremità opposta della classifica troviamo la Bulgaria con 312 euro di stipendio minimo mensile. Senza contare i Paesi che non hanno un salario minimo, fra cui ci sono la Danimarca e l'Italia.
Nel cantone elvetico i beneficiari dell'aumento di stipendio deciso dal referendum sono quasi trentamila. Anzi sarebbe più corretto parlare di beneficiarie, dal momento che **per i due terzi si tratta di donne lavoratrici. **