La Germania insiste per allargare l'Ue ai Balcani occidentali

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Di Sergio Cantone
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La Germania insiste per allargare l'Ue ai Balcani occidentali

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Esattamente come vent'anni fa, l'allargamento dell'Unione europea ad altri paesi, provoca frizioni tra Germania e Francia. Infatti, nonostante la frenata di Macron sul processo d'adesione dei paesi dei Balcani occidentali, la Germania di Angela Merkel insiste sulla via dell'integrazione, almeno di Albania e Macedonia del nord. E proprio oggi la cancelliera ha incontrato il primo ministro albanese, Edi Rama, a Berlino. Dalle parole di Merkel, è lecito dedurre che l'incontro sia stato caratterizzato da grande cordialità:

"A nome del governo federale, intendo sottolineare che noi siamo favorevoli in modo chiaro a un prospettiva di adesione all'unione europea dell'Albania e del resto dei Balcani occidentali. Desideriamo un avvicinamneto di questi paesi all'Unione europea, e soprattutto auspichiamo un accordo, in occasione del Consiglio europeo del prossimo marzo, per iniziare i negoziati di adesione con l'Albania e anche con la Macedonia del nord. I due paesi hanno fatto progressi rilevanti".

Merkel non le manda a dire. In senso positivo, naturalmente. Si tratta infatti di dar battaglia in sede di Consiglio europeo (tra capi di stato e di governo Ue) per far passare la tradizionale idea tedesca di un'Unione europea con l'allargamento come "destino manifesto".

Visione opposta a quella francese che vede più interesse in approfondimento dell'Unione. Ossia, in una sospensione a data da destinarsi dell'adesione di nuovi paesi, non prosperi, a favore di un rafforzamento delle strutture istituzionale dell'Ue, come la governance della zona Euro.

Anche perché Parigi è preplessa a causa di due fattori, il primo interno: la necessità per il presidente Macron di evitare ulteriori malumori da parte dei francesi già tentati dall'euroscetticismo ribelle, e l'allargamento è stata una delle cause del malumore francese nei confronti delle leadership di Parigi e di quelle di Bruxelles. Mentre il secondo fattore è esterno: la necessità di riprendersi dal trauma della Brexit. Secondo Parigi è stata proprio un trauma. Anche perché l'Ue dovrà affrontare, sul piano del bilancio, il buco lasciato dalla perdita del contributo netto del Regno unito alla Ue, circa cinque miliadi di Euro all'anno.

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