Cosa sta succedendo in Serbia alla vigilia delle legislative dall'esito peraltro scontato?

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Diritti d'autore THOMAS KIENZLE/AFP or licensors
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Di Cecilia Cacciotto
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Non si parla più tanto dei Balcani ma le grandi potenze internazionali sono interessate a questa parte di mondo. Gli USA vogliono imporsi come nuovi mediatori. L'Unione europea che fa?

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Domenica si tengono le politiche in Serbia, l'esito pare scontato, dovrebbe venir riconfermato l'attuale assetto parlamentare, così a rubare la scena al voto, è la diplomazia internazionale. Che è già all'opera.

Non a caso il ministro degli Esteri russo, Serguei Lavrov, si è recato in visita a Belgrado negli scorsi giorni mentre la Casa Bianca incassa il sì di Kosovo e Serbia a una nuova tornata di negoziati di pace.  

Jelena Milić, diretrice del Centro degli Studi euriatlantici (CEAS) non dice niente di nuovo nel ricordare l'importanza geostrategica di questa parte di Europa:“C'è senza ombra di dubbio una forte concorrenza per l'area. Per gli Stati Uniti, il Sud europeo resta uno spazio strategico unico. C'è una forte competizione anche tra alleati, tra l'Unione europea e l'attuale amministrazione degli Stati Uniti. E spero che la Nato risolva il problema, pacificamente questa volta".

Per anni l'Unione europea ha guidato i negoziati per arrivare a normalizzare i rapporti tra Pristina e Belgrado. Negoziati a guida europea che dovrebbero riprendere dopo le mosse di cauto avvicinamento diplomatico mostrate da ambo le parti, che sottobanco parlano di un accordo per la cessione di territori. Opzione comunque non vista di buon occhio da Bruxelles.

Bruxelles resta comunque l'obiettivo ultimo di tutti i Balcani e anche di Serbia e Kosovo.

Gli Usa si auto-invitano nei Balcani con un retropensiero

Le elezioni di domenica non spaventano il presidente serbo,  **Aleksandar Vučić,**sicuro di un risultato che gli riconsegnerà  l’intera struttura istituzionale-amministrativa; Vučić controlla gran parte dei media e gode del sostegno esplicito della Chiesa e non nasconde simpatia e vicinanza per la Russia. Tuttavia non ha potuto che mostrare interesse di fronte alla richiesta americana di auto-invitarsi negli affari balcanici. I Balcani restano un boccone ghiotto anche oltre-atlantico e dopo aver tenuto un profilo basso per 15 anni, la mossa dell'amministrazione Trump spariglia le carte di Bruxelles che credeva di essere l'unico deus ex machina nella Regione. Il fine dell'amministrazione americana fa sempre rima con dollari e invetimenti e in questo caso il piano di investimenti è milionario, di circa 200 milioni di dollari.

L'intervento americano avrà senza dubbio il merito di riavviare il processo negoziale nella regione, Vent'anni fa l'intervento della Nato mise fine al conflitto in Kosovo, oggi la Kfor, missione dell'alleanza Atlantica, vigila sulla tenuta di una calma solo apparente e pronta a riaccendere focolai bellicosi.

Il Kosovo mira a entrare nell'Unione europea così come la Serbia, processo lungo che rientra in un iter, peraltro regionale - i negoziati di adesione riguardano diversi altri Stati balcanici   Albania,   Macedonia del Nord e Montenegro - in attesa il primo ambisce al riconoscimento ufficiale da parte della comunità internazionale, e Belgrado culla invece il sogno di una grande Serbia. Insomma, nessun dorma.

Risorse addizionali per questo articolo • Jorgen Samso

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