Due giorni di scontri in Ecuador contro il caro carburante

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Di Sergio Cantone
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Due giorni di scontri in Ecuador contro il caro carburante. Centinaia di arresti. Si protesta contro i tagli ai sussidi sugli idrocarburi

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Gilet gialli in versione sudamericana. Scontri di piazza a Quito, capitale dell'Equador, a causa del malcontento della popolazione per i tagli ai sussidi sul carburante. La misura è stata imposta dalle circostanze, sostiene Lenin Moreno, il presidente del paese latinoamericano. Sarebbe infatti il prezzo da pagare alle drastiche strategie di finanza pubblica richieste dal fondo monetario internazionale. Il sostegno alla popolazione per il carburante esisteva da quarant'anni e, secondo il governo, costano al paese oltre un miliardi di euro l'anno. Troppo, per chi è alle prese con un intervento di stabilizzazine dell'Fmi. L'argomento non ha convinto gli ecuadoriani che hanno messo a ferro e fuoco il centro della capitale per due giorni consecutivi. I disordini si sono poi estesi anche a Guayaquil, dove il presidente si è recato con grande urgenza. Per i disordini sono finite dietro le sbarre oltre trecentosettanta persone. Lenin Moreno capo dello stato dal 2017, ha preso il posto del suo controverso ex alleato Rafael Correa, accusato di corruzione. è bene ricordare che Correa diede asilo a Julian Assange nel 2012.

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