"Il suo nome non esiste" - La testimone anti-mafia Piera Aiello può essere eletta deputata?

"Il suo nome non esiste" - La testimone anti-mafia Piera Aiello può essere eletta deputata?
Diritti d'autore Una foto della Camera di Montecitorio durante la seduta del 24 luglio scorso - REUTERS/Remo Casilli
Diritti d'autore Una foto della Camera di Montecitorio durante la seduta del 24 luglio scorso - REUTERS/Remo Casilli
Di Lillo Montalto Monella
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Una parlamentare che per 27 anni ha vissuto nell'anonimato nel programma protezione testimoni anti-mafia. Nel 2018 decide di candidarsi con il suo vero nome: ora un giudice dovrà stabilire se poteva farlo o se quell'identità, invece, non esiste più.

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Nel Parlamento italiano c’è una deputata che rischia il posto perché si è candidata con il suo nome di battesimo e ha rivendicato il diritto alla sua vera identità. Il caso pirandelliano, descritto nei giorni scorsi sul Foglio e, con alcune ombre, dal quotidiano online TP24.it, è quello di Piera Aiello, laprima testimone di giustizia eletta alla Camera nella storia della nostra Repubblica.

Per 27 anni, la deputata – eletta il 4 marzo 2018 e catapultata a Montecitorio tra le fila dei Cinque Stelle – ha vissuto con un’altra identità in una località segreta. Le sue testimonianze contro la Mafia hanno fatto arrestare diversi affiliati.

Originaria di Partanna, nel trapanese, fu costretta appena 18enne a sposare Nicola Atria, figlio del boss mafioso Vito Atria. Entrambi vengono uccisi, a distanza di pochi anni, nell'ambito della faida tra vecchia e nuova Mafia, tra il clan degli Ingoglia e il clan degli Accardo, sostenuto da Totò Riina (una guerra sanguinosa in cui spara anche Matteo Messina Denaro). Il marito di Piera, Nicola, viene assassinato dai sicari sotto gli occhi della moglie.

Rimasta vedova, nel 1991 decide di collaborare con le autorità giudiziarie assieme alla cognata, Rita Atria, anche alla luce del profondo legame instaurato con il magistrato Paolo Borsellino. Dopo la strage di via D’Amelio, l'anno successivo, Rita – disperata - si lancia da un balcone del suo appartamento romano.

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A quasi tre decadi da quei fatti e dopo aver vissuto a lungo nell’anonimato, in una località segreta, nel gennaio 2018 Piera Aiello decide di ritornare ad utilizzare il suo nome di battesimo, abbandonando quello fittizio, per potersi candidare alle elezioni con il Movimento 5 Stelle.

Ed è qui che sorge il problema. Per poter partecipare alla tornata elettorale, Piera ha dovuto presentare un certificato elettorale e uno di residenza al Comune di Partanna. Durante la campagna elettorale, così come sulla scheda elettorale, ha usato un nome che, teoricamente, non esiste più e che non è più certificabile in nessun comune, scrive TP24.

Non è chiaro come quel certificato elettorale sia stato stampato dall’Ufficio Anagrafe del suo comune se lì suo nome non era più attestabile. Abbiamo contattato il comune di Partanna e siamo in attesa di un riscontro in merito.

La candidata sconfitta, Tiziana Pugliesi del centrodestra, ora ha presentato ricorso contro la sua elezione ed è stata aperta un’indagine per falso al tribunale di Sciacca, competente per Partanna. L’ipotesi è che quella di falso in atto pubblico per essersi sostanzialmente candidata con documenti non conformi e un’identità inesistente.

Dopo l’estate, i deputati membri della Giunta per le elezioni di Montecitorio potrebbero trovarsi a dover decidere il destino della collega: dovrà lasciare il seggio alla rivale, colpevole di aver “dribblato la Commissione centrale” (parole sue) e di aver utilizzato la propria identità? Per il momento, il pm incaricato delle indagini ha chiesto l’archiviazione ma, dopo l’opposizione della parte denunciante, il gip si è preso ulteriore tempo per approfondire il caso.

“Chi ha sporto denuncia sostiene che l’identità datami da mio padre sia morta”, commenta la Aiello Aiello a Euronews, “Ho rispetto e fiducia per la magistratura. In questo momento ho in mano un decreto in cui si dice che sono tornata ad essere Piera Aiello, firmato dai ministri di Grazia e Giustizia e dell’Interno. Se fossi deceduta, come facevo a resuscitare?”

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Aiello nega che il suo nome non esista più all’anagrafe di Partanna. “Il nome c’è, chi dice il contrario si sbaglia. Tanto è vero che quando ho scritto nel 2012 (con il giornalista Umberto Lucentini, nda) il libro Maledetta Mafia ho dovuto aprire un conto in banca a mio nome”.

La deputata racconta che in tutti questi anni ha gestito la sua vita con le nuove generalità ma “avendo mantenuto tutti e due i nomi, non ho avuto difficoltà”, anche in alcuni momenti come l’acquisizione di un’eredità. A Partanna, dove torna occasionalmente: “ci sono persone orgogliose di me e gente che mi vorrebbe uccidere ancora, le cose non cambiano”.

Pochi giorni fa è andata a deporre dei fiori sulla tomba della amata cognata, Rita, suicidatasi il 26 luglio 1992.

Oggi a Montecitorio Piera Aiello è in Commissione Giustizia e componente della commissone d'inchiesta sulle mafie, oltre a svolgere la funzione di Presidente del comitato testimoni e collaboratori di giustizia presso la Commissione parlamentare Antimafia (insieme a lei nel comitato l'imprenditore Ignazio Cutrò e il meccanico navale infiltrato tra le fila dei narcos, Gianfranco Franciosi). A breve verrà calendarizzata una sua proposta di legge che prevede un fondo di sostegno per permettere ai figli dei collaboratori e dei testimoni di giustizia di poter mantenersi negli studi e avere un futuro. Sebbene tra le due categorie - collaboratori e testimoni - al momento non sussistano collaborazioni e condizioni di unità.

Ma qual è la differenza tra collaboratore e testimone di giustizia? Quali sono le falle del sistema di protezione di chi sceglie di ribellarsi alla mafia, "ancora fermo a inizio anni '90", secondo la stessa Aiello? Ne parliamo nella seconda puntata di questo approfondimento, qui.

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