Non si fermano a Tirana le proteste contro le elezioni amministrative che si terranno il 30 giugno, nonostante il boicottaggio annunciato dai partiti dell'opposizione. Da febbraio l'opposizione di piazza chiede le dimissioni del primo ministro Edi Rama, accusato di corruzione
Non si fermano a Tirana le proteste contro le elezioni amministrative che, per lo meno al momento, si terranno il 30 giugno, nonostante il boicottaggio annunciato dai partiti dell'opposizione. Da febbraio imponenti manifestazioni di piazza chiedono le dimissioni del Primo Ministro Edi Rama, accusato di frodi elettorali e di legami col crimine organizzato dopo la pubblicazione di un'inchiesta del giornale tedesco Bild.
Ed e' proprio la data delle elezioni una delle questioni in campo: di fronte al rifiuto dell'opposizione di partecipare al voto, il Presidente della Repubblica albanese, Ilir Meta, ha annullato la data del 30 giugno, proponendo in alternativa il 13 ottobre, nella speranza di un accordo tra i partiti. Ma la commissione elettorale centrale ha contestato la decisone del presidente e dichiarata valida la data di domenica.
Rama conta nell'appoggio della comunità internazionale; dall'Ocse all' Unione Europea (che pur avendo condannato le violenze dell'opposizione, non si è pronunciata sulla controversia della data delle elezioni) e nel supporto di paesi come gli Stati Uniti. Il Primo Ministro chiuderà la campagna elettorale in un paesino turistico nel sud ovest del Paese. I sindaci dei municipi governati dall^'ôpposizione hanno assicurato che non permetteranno che si celebrino le elezioni.
La comunità internazionale ha condannato le violenze degli ultimi giorni. L'utlimo episodio in ordine di tempo si è verificato nella notte di giovedi: 3 poliziotti sono rimasti feriti nell'attacco di alcuni militanti del Partito Democratico, all'opposizione, ad una scuola sede di collegio elettorale. Hanno lanciato molotov e distrutto urne e materiale elettorale pronto per il voto di domenica.
La speranze di un accordo dell'ultimo minuto che eviti l'apertura dei seggi si fanno sempre piu' labili.