Intervista al co-fondatore di Lifeline: "Accuse senza senso, salvataggio in acque internazionali"

Intervista al co-fondatore di Lifeline: "Accuse senza senso, salvataggio in acque internazionali"
Diritti d'autore Hermine Poschmann/Misson-Lifeline/Handout
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Di Alex Morgan, Giorgia Orlandi, Lillo Montalto Monella
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Abbiamo raggiunto Axel Steier, co-fondatore di Mission Lifeline, che smentisce la versione del governo italiano dicendo che il salvataggio non è avvenuto in acque libiche bensì internazionali

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All’alba di ieri, giovedì 21 giugno, la nave della ong tedesca Lifeline è intervenuta in aiuto di centinaia di migranti che si trovavano a bordo di alcuni gommoni al largo della Libia. Dopo aver caricato i naufraghi, i soccorritori hanno chiesto supporto alla Guardia costiera italiana e ad alcuni mercantili che incrociavano in zona. La cosa non è piaciuta affatto a Salvini.

La tesi del governo è che il salvataggio sia stato effettuato in acque libiche, l'equipaggio a bordo avrebbe dovuto rispettare le direttive delle autorità locali e che l'Olanda ha negato la nazionalità dell'imbarcazione.

Hermine Poschmann/Misson-Lifeline/Handout

Per il capo del Viminale, Salvini, l'accoglienza dei passeggeri non spetta all'Italia, parole condivise dal ministro dei trasporti Danilo Toninelli che ha raddrizzato la linea del ministro Salvini spiegando che le vite umane saranno salvate, ma nel caso la nave dovesse arrivare vuota in Italia questa verrebbe sequestrata e l'equipaggio a bordo arrestato. Dal Viminale, il piano al quale si sta lavorando in queste ore prevede di dirottare i migranti o verso la Libia o Verso Malta.

I contatti tra Roma e La Valletta sono già avvenuti nei giorni scorsi nell'ambito della gestione del caso Aquarius. In un video su Facebook Salvini ha anche mostrato la lettera che il ministro degli Esteri italiano ha inviato il 16 giugno all’ambasciata olandese chiedendo spiegazioni sull’attività della Lifeline. La lettera non ha avuto risposta.

La sede della ong è a Dresda, ma la nave in questione, secondo Salvini, batte bandiera olandese.

Il nostro Alex Morgan ha intervistato il co-fondatore di Mission Lifeline, Axel Steier.

Quando è stata l'ultima volta che avete avuto contatti con il governo italiano? In realtà non ne abbiamo avuti. Stiamo ancora aspettando la chiamata per un porto o qualcosa di simile. Assistenza con una nave più grande su cui trasferire le persone, ma abbiamo fatto un salvataggio notturno.

Ci racconti di questo salvataggio 110 persone, sono state trasferite su un'imbarcazione commerciale. Si tratta di un salvataggio ancora in corso

Come sono le condizioni sulla vostra barca? Quante persone ci sono a bordo, chi sono? Abbiamo 224 persone a bordo, tra loro 14 donne e 4 bambini piccoli. Stanno bene, la situazione è calma. Hanno dormito questa notte e penso che stiano bene al momento. Ma bisogna tener presente che vengono dalla Libia dove tortura e schiavitù sono all'ordine del giorno. Le condizioni generali quindi non sono tanto buone.

Gli italiani hanno detto che stanno considerando la possibilità di confiscare la nave. Quale la sua risposta al tono delle autorità italiane? Non abbiamo fatto nulla di male, seguiamo scrupolosamente le leggi internazionali quindi non capiamo perché il governo italiano si comporti in questo modo.

Ci sono state discussioni sulla bandiera che batte la vostra nave e dove essa sia registrata. Specialmente nell'eventualità di ricevere aiuto da altri governi. Ci può dire brevemente dove è registrata e se ricevete o meno aiuti dai Paesi Bassi? Sì, è registrata in Olanda, sono membro dell'organizzazione marittima. Abbiamo i documenti di registrazione in regola, non so perché è saltato fuori tutto questo.

[Per i Paesi Bassi, che hanno fornito le informazioni al Governo italiano, la nave dell'ong tedesca non batte bandiera del loro Paese. Ma dal registro ufficiale dell'Organizzazione marittima internazionale, la Lifeline risulta registrata proprio in Olanda dal gennaio 2016, scrive Il Fatto Quotidiano, n.d.R.]

Hermine Poschmann/Misson-Lifeline/Handout

Avete comunicato con il governo olandese? Vi hanno offerto un qualche tipo di assistenza? Nulla. Non abbiamo ricevuto lettere o email o nulla da parte loro. Dobbiamo dire che siamo curiosi di scoprire perché dicono che non abbiamo bandiera [olandese], l'abbiamo e tutto è in regola.

Avete una barca con più di 200 persone a bordo e state ancora conducendo operazioni di soccorso. Gli italiani minacciano di sequestrare la vostra nave, l'Olanda non vuole avere nulla a che fare con voi. Quale sarà il prossimo passo? Quale il piano?
Il prossimo passo è cercare di parlare con altre nazioni europee e cercare aiuto perché le persone a bordo hanno bisogno di essere evacuate immediatamente. Alcune di loro sono in mare da più di 50/80 ore. Molte soffrono di mal di mare. E' una brutta situazione, non è facile ma dobbiamo stare calmi e aspettare di vedere cosa succede.

Il messaggio che arriva dall'Italia è che navi come le vostre incoraggiano le persone a prendere il largo e tentare la traversata. Quindi gli italiani sostengono che la linea dura contro la vostra missione in particolare serve a dissuadere altre persone dall'intraprendere questo viaggio pericoloso. Ritengono che violiate le regole. Cosa ne pensa?
Per prima cosa abbiamo effettuato la missione di salvataggio in acque internazionali, se foste mai stati in quelle zone avreste constatato che si tratta di una vasta area ed è una questione di pura fortuna trovare un'imbarcazione [in difficoltà]. Quindi queste accuse sono completamente senza senso. Possiamo monitorare un'area di 12 miglia con i nostri radar, 5 miglia a occhio nudo e questa zona in particolare ha un'ampiezza di più di 200 miglia, quindi è stupido pensarla così. Bisogna tenere a mente che in Libia le cose sono difficili, le persone affrontano torture e schiavitù e rischiano la propria vita per scapparne.

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