Nasce rete di città europee contro turismo di massa: "No turisti a casa nostra"

Nasce rete di città europee contro turismo di massa: "No turisti a casa nostra"
Diritti d'autore Foto: Javi Julio
Di Lillo Montalto MonellaPablo Ramiro, Javi Julio
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Network "dal basso" di associazioni civiche per studiare insieme ad altre città europee come arginare il fenomeno del turismo di massa. Firenze e Venezia rappresentano l'Italia

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Esiste un'alternativa al turismo di massa? Se lo chiedono da tempo diverse città europee, esasperate dagli effetti negativi della costante invasione di visitatori nei propri centri storici spesso in via di spopolamento. 

Settimana scorsa, a Barcellona - dove sono all'ordine del giorno piccoli episodi di insofferenza nei confronti dei turisti che inondano la Rambla - 11 città europee si sono date appuntamento per fare fronte comune contro il fenomeno. Si tratta della SET – Rete di Città del Sud d’Europa di fronte alla Turistificazione, in spagnolo: Red de Ciudades del Sur de Europa ante la Turistización.

La piattaforma raggruppa entità e collettivi non istituzionali e indipendenti, tutti accumunati dalla protesta contro il turismo di massa. Una rete, nata l'anno scorso dopo un forum a Palma de Maiorca, di cui fanno parte 16 città dell'Europa meridionale: Barcellona, Venezia, Firenze, Valencia, Girona, Malaga, Palma de Mallorca, Madrid, Lisbona, Donostia/San Sebastián, Siviglia, Ibiza, Pamplona, Malta, Tarragona e le isole Canarie. 

Alla riunione c'era anche il capoluogo veneto, dunque, rappresentato non dal esponenti del Comune bensì da uno dei tanti collettivi che si battono per la sua salvaguardia. Maria Fiano, 43 anni, storica e insegnante, fa parte del gruppo OPA (Officina Pensiero e Azione Venezia). 

"Le conseguenze che viviamo sono simili, dietro c’è nuova industria che investe in capitali finanziari. La questione è molto grossa e non possiamo viverla come città isolate, l’idea è quella di unirsi per avere più forza e visibilità", spiega Fiano a euronews. 

Venezia è rappresentata anche da Ambiente Venezia - No Grandi Navi e Forum Futuro Arsenale: in questa rete informale, ogni nodo è a sua volta un altro nodo di associazioni civiche e singoli comitati "dal basso" (un sindacato inquilini, ad esempio). "La prima cosa da fare è armarsi di strumenti comuni, anche solo per capire l'impatto della vendita del patrimonio pubblico, della liberalizzazione delle licenze, o ancora quello delle piattaforme come airbnb sulla residenzialità nel quotidiano. Analizzare i dati insieme, e insieme trovare formule di risposta".

Venezia, con circa 25 milioni di visitatori all’anno di cui la maggior parte "escursionisti giornalieri" che passano in laguna meno di 24 ore, "riporta in microscopio un problema vastissimo", conclude Fiano. "Per via di una mancanza di regolamentazione fiscale, un'economia che di collaborativo ha ben poco si sta concentrando nelle mani dei fondi immobiliari".

Daniel Pardo fa parte dell'Assemblea de Barris per un Turisme Sostenible (ABTS) di Barcellona, dove solo a giugno sono attesi più di 800mila visitatori secondo stime del municipio. Pardo parla chiaro: "A Barcellona puntiamo ad una politica globale di riduzione del settore turistico".

Lo scorso maggio, il sindaco della città, Ada Colau, ha presentato la "Strategia di Gestione del Turismo Territoriale", un programma che mira, tra gli altri obiettivi, a lavorare a livello territoriale per ridurre gli effetti negativi sulla popolazione residente. 

Il tema è sentito a tutte le latitudini commerciali. L'impresario Pau Guardans, di Único Hoteles, ha spiegato al First Barcelona Global Summit che, tra gli obiettivi della sua attività c'è anche quella di incrementare l'impatto economico dell'industria turistica tra i vicini e trovare formule di convivenza pacifiche.   

Le proteste di San Sebastián

Sabato scorso, proprio nel giorno finale della 108ª  riunione del consiglio consultivo della Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), a Donostia/San Sebastián, la piattaforma Bizilagunekin ("Con i vicini", in basco) ha convocato una manifestazione di piazza. Anch'essa è parte della rete SET che proprio nella città basca ha presentato il suo manifesto e punta, a lungo termine, a riunirsi almeno una volta all'anno.

Foto: Javi Julio

La parte vecchia della città, conosciuta per la sua ricca offerta gastronomica, è quella più colpita dall'invasione turistica. Dichiarata dal municipio "Zona Saturada de turismo", è uno spazio dove vivono circa 5.500 persone a fronte di un'offerta di 1.600 posti letto. Secondo calcoli della Asociación de Vecinos, circa 500 residenti hanno gettato la spugna e l'hanno abbandonata solo nell'ultimo anno.

"Sono un vicino de La Parte Vieja, ma è impossibile viverci a causa dell'aumento dei prezzi", dice Markel Ormazabal, sociologo e portavoce di Bizilagunekin. "Per parte mia, dei miei 12 amici solo 3 possono permettersi di vivere in città, e solo grazie al fatto che le nostre famiglie vi abitano. Il resto degli amici, a causa dei prezzi, sta nei villaggi circostanti".

Una nuova ordinanza turistica punta a ridurre della metà il numero di posti letto per i turisti nel centro storico. Ma la piattaforma è critica: "Così si diffonderanno in tutta la città, estendendo il problema".

Al grido di "non vogliamo essere turisti a San Sebastián", centinaia di persone hanno manifestato sabato sfilando davanti ai negozi di souvenir e alle taverne de La Parte Vieja.

L'anno scorso tante altre città spagnole hanno assistito a simili cortei contro il turismo di massa, tra cui Barcellona e Palma de Mallorca.

Foto: Javi Julio

La città, che ha circa 185mila abitanti, è stata visitata da più di due milioni di turisti l'anno scorso. Solo 5 anni fa erano la metà. Oggi è diventata la quarta destinazione turistica urbana in Spagna e si prevede che il numero di visitatori, quest'anno, sia ancor maggiore.

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