Iran: il festival internazionale del cinema a Teheran

Iran: il festival internazionale del cinema a Teheran
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Di Euronews
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Si è aperto con un film girato e ambientato in India

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La 36ma edizione dell'International Film Festival si è aperta a Teheran con il nuovo film del regista iraniano Majid Majid dal titolo "Beyond the Clouds". La pellicola è stata girata in India ed è la storia di un fratello e una sorella nei quartieri poveri di Mumbai.

Da tre anni il direttore del Festival è Reza Mirkarimi,  regista pluripremiato che conosce bene le difficoltà di produrre film indipendenti in Iran: "Ho assunto la responsabilità del Festival solo ad una condizione: nessuna inteferenza da parte delle autorità. Tutte le scelte di contenuto che riguardano il Festival possono essere prese solo da me e dai miei collaboratori. Negli ultimi anni l'interferenza è stata davvero minima, grazie all'attitudine positiv a del governo. Quindi siamo riuciti a fare il nostro lavoro liberamente".

Negli ultimi tre anni, i registi iraniani sono balzati alla ribalta dopo aver vinto prestigiosi premi a livello internazionale, compresi gli Oscar, ma anche per essere stati censurati e aver dovuto lasciare il Paese, come nel caso di Jafar Panahi e Mahammad Rasoulof.

Deborah Young, giornalista di Hollywood Reporter, spiega qual è la caratteristica che la attrae del cinema iraniano: "L'iran è il classico archetipo del cinema represso, per gente che non riesce a dire direttamente quello che vuole dire e che ricorre a metafore, similitudini, parallelismi. Parlano di quello di cui vogliono parlare, senza dirlo. Trovo questi film molto affascinanti"

Il film Festival celebra i 120 anni della storia del cinema iraniano. Attualmente i filmaker iraniani sono riconosciuti tra i migliori del mondo a livello artistico.

Wolfagang Spindler, inviato a Teheran per Euronews, racconta la sua esperienza: "Questo film festival è sicuramente il miglior posto per scoprire le meravigliose ricchezze del cinema iraniano. Nonostante ciò, tutti i registi che ho incontrato qui amerebbero poter vivere una maggiore libertà di espressione nel loro lavoro"

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