Elezioni in Egitto: Al-Sisi vuole stravincere, ma teme l'astensionismo

Una donna, in compagnia della figlia, mostra la tessere elettorale egiziana
Una donna, in compagnia della figlia, mostra la tessere elettorale egiziana Diritti d'autore REUTERS/Amr Abdallah Dalsh
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Di Cristiano Tassinari
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Oggi ultimo giorno di voto: scontata la conferma alla presidenza del generale, che nel 2013 organizzò il colpo di Stato ai danni di Morsi. Ma una scarsa affluenza alle urne indebolirebbe la sua autorità.

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Terzo e ultimo giorno delle elezioni presidenziali in Egitto, le prime che si svolgono a sette anni dalla Primavera Araba: e ultima opportunità per il governo di mobilitare gli elettori.

Nonostante il risultato sia scontato, con la conferma alla guida del paese nordafricano del presidente Abdel Fattah al-Sisi, da parte dello stesso Al-Sisi c'è la preoccupazione che una bassa affluenza possa indebolire la sua autorità.

Gli stessi abitanti del Cairo, la capitale dell'Egitto, in un reportage su Euronews, si sono mostrati piuttosto dubbiosi in vista delle elezioni.

Il generale - che si è recato al voto già lunedi - è alla ricerca di un secondo mandato, anche per riparare ai danni economici provocati da anni di disordini politici.

Sul suo profilo ufficiale su Twitter, Al-Sisi mostra alcune foto del momento in cui si è recato al voto. 

L'unico rivale di Al-Sisi in questa tornata elettorale è Moussa Mustafa Moussa, personaggio poco conosciuto e comunque fedele sostenitore del generale. Dopo l'eliminazione dalla vita politica dei Fratelli Musulmani, almeno cinque avversari politici sono stati incarcerati o costretti a ritirarsi, come nel caso del nipote dello storico presidente Sadat.

Al-Sisi, come comandante in capo dell'esercito, nel luglio 2013 - con un colpo di Stato - estromise dalla guida del paese Mohamed Morsi, il successo democraticamente eletto di Mubarak.

I sostenitori di Al-Sisi sono convinti che l'Egitto sia ora molto più stabile, ma i critici del regime egiziano affermano che questa presunta stabilità è stata ampiamente "pagata" con un deterioramento evidente dei diritti umani e politici.

Tra i casi spinosi per Al-Sisi, anche quello dell'omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni.
Appena pochi giorni fa, il procuratore della Corte d'Appello di Genova, che si è occupato - tra l'altro - del caso della caserma Diaz, ha dichiarato: "I colpevoli dell'assassinio di Regeni non pagheranno".

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