Microplastiche nei fiumi: quali rischi per salute e ambiente?

Microplastiche nei fiumi: quali rischi per salute e ambiente?
Di Denis Loctier
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In Italia un gruppo di scienziati e volontari, finanziato dall'Unione Europea, studia le acque dei fiumi per verificare il grado di inquinamento causato dalle microplastiche: un fenomeno di cui i ricercatori sanno ancora poco

Quanta plastica finisce nei nostri fiumi e quali sono le conseguenze per la nostra salute e l'ambiente?

Scienziati e cittadini in tutta Europa hanno unito le forze per trovare le risposte a queste domande. A intervalli regolari i cittadini di **Sambuca Val di Pesa **raccolgono decine di campioni di acqua lungo le rive del fiume per verificarne il livello di inquinamento. Il progetto POSEIDOMM, oltre alla raccolta di dati, serve ad aumentare la consapevolezza dei cittadini sull'argomento.

"Abbiamo tre tipi di osservazione - ha detto a euronews Marco Giunti, uno dei cittadini che partecipano all'iniziativa - Due sono fatte con reagenti chimici che misurano il contenuto di nitrati e fostati, e un'altra analisi visiva che misura il livello di torbidità dell'acqua".

I volontari raccolgono e catalogano i rifiuti di plastica che, attraverso i fiumi, costituiscono una delle più comuni forme di inquinamento di mari e oceani. Altre fonti di inquinamento, come le acque reflue e gli scarti industriali, sono individuabili grazie all'analisi di vari componenti chimiche. I volontari prendono nota di tutti i rifiuti di plastica che trovano in vari punti del fiume registrando i dati su carta e anche online, utilizzando un app speciale.

Le bottiglie con i campioni d'acqua finiscono poi in laboratorio, dove vengono sottoposte ad analisi termogravimetrica. L'acqua viene fatta passare attraverso un filtro di carta; il filtro viene poi inserito in uno speciale macchinario che lo riscalda fino a 900 gradi celsius. Mentre il filtro si riscalda, i vari composti si volatilizzano a diverse temperature. Il macchinario misura i cambiamenti nella massa del campione al variare della temperatura, individuando così le varie microplastiche presenti.

"Vogliamo sviluppare dei metodi che ci permettano di ridurne la presenza perché rappresentano un grande rischio per tutta la fauna e flora acquatica", ha detto a euronews Gemma Leone, professoressa dell'Università di Siena.

Per conoscere gli effetti biologici delle microplastiche, i ricercatori usano i cosiddetti "microcosmi", delle palle di vetro con all'interno dei microbi incubati per un certo periodo ed esposti ad un simulatore di luce solare. Luisa Galgani, responsabile del progetto POSEIDOMM e ricercatrice all'Università di Siena, dice che dentro questi contenutori "mettiamo micro-particelle di polistirene per osservarne gli effetti e le interazioni con la materia organica. Registriamo cosa avviene quando li esponiamo alla luce così da simulare - quanto più realisticamente possibile - le condizioni della superficie degli oceani esposti alla luce solare".

Ma quanto sappiamo effettivamente sugli effetti delle plastiche sul nostro ecosistema? "C'è ancora molto da scoprire - ci ha detto Steven Loiselle, coordinatore del progetto - Siamo solo all'inizio, per ora stiamo quantificando il fenomeno. Non sappiamo dove finisce la maggior parte delle microplastiche e non sappiamo quali sono gli effetti sulla fauna. Sappiamo alcune cose ma non abbiamo ancora un quadro generale dei processi biologici e chimici che avvengono nelle nostre acque".

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