Tutte le "pietre preziose" del curling vengono da una sola, piccola isola

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Diritti d'autore REUTERS/Toby Melville
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Di Sallyann Nicholls
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Un oggetto unico, prodotto da generazioni in una minuscola isola al largo delle coste scozzesi

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Come di consueto, e Pyeongchang 2018 non fa eccezione, con l'avvio dei Giochi Olimpici invernali si riaccende la passione globale per il curling, quella curiosa disciplina - un po' la variante invernale delle bocce - in cui due squadre fanno scivolare pesanti pietre di granito levigate (stone) sul ghiaccio verso un'area di destinazione. 

Ciascuna pietra utilizzata alle Olimpiadi è fatta di un particolare granito estratto su un'isola disabitata al largo delle coste scozzesi, Paese da dove si presume lo sport abbia origine. L'isola si chiama Aisla Craig ed è a metà cammino tra Belfast e Glasgow.

Dal 1924, dalla prima edizione dei Giochi di Chamonix, Kays of Scotland è il produttore e il fornitore esclusivo di questa "pietra preziosa" per uno sport che - con nomi diversi (a quel tempo era chiamato Openair) - ha fatto parte del calendario olimpico invernali fin dagli albori. Kays è stata fondata nel 1851 e impiega 16 persone.

I blocchi di granito portati dall'isola vengono segati in lastre e poi uniti per ottenere una sorta di foggia a mo' di "formaggio".

Per ottenere il risultato finale, le pietre grezze sono "formate" con granito verde comune e riempite di granito blu nella parte superiore e inferiore.

La parte verde offre solidità all'insieme, permettendo alle diverse pietre di scontrarsi senza rompersi. La parte blu viene utilizzata per la superficie di gara. Il Blue Hone è un microgranito che non trattiene l'umidità e quindi resiste al congelamento e allo scongelamento che potrebbe distruggere la pietra.

Ogni stone costa 470 sterline (circa 528 euro). La fabbrica produce otto o nove pietre al giorno, tra le 1.800 e 2.000 tonnellate l'anno, con una lista d'attesa di tre mesi. Le pietre hanno una "vita" media di 50 anni. 

"Nel 1998, quando il curling è diventato sport olimpico a Nagano, in Giappone, lo praticavano 25 paesi al mondo", spiega Mark Callan, direttore di Kays. "Ora nel 2018 ce ne sono 60 quindi, in 20 anni, è più che raddoppiato - un'enorme esplosione di questo sport".

Paesi come l' Afghanistan e il Messico hanno recentemente ingrossato le fila di chi pratica questa antica disciplina. La World Curling Federation sta dialogando con Iran, Iraq, Qatar ed Emirati Arabi Uniti affinchè questi stati entrino a farne parte.

Il Pyongyang Olympic Curling Tournament è iniziato l'8 febbraio, alla vigilia della Cerimonia di apertura, e prosegue fino al 25 febbraio.

REUTERS/Toby Melville
Kaitlyn Lawes della squadra CanadeseREUTERS/Toby Melville
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