L’articolo 155: un mistero giuridico per risolvere la crisi in Catalogna?

L’articolo 155: un mistero giuridico per risolvere la crisi in Catalogna?
Di Euronews
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Solo una volta si è minacciato di ricorrervi, qusi 30 anni fa. Non in Catalogna, ma nelle Canarie. Non contempla l’invio dell’esercito (per quello, c’è l’articolo 116) ma l’ultima parola spetta alla Corte Costituzionale

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Albert Rivera, leader di Ciudadanos e e partner di governo di Mariano Rajoy, ha chiesto al capo dell’esecutivo di invocare l’articolo 155 della Costituzione spagnola per impedire l’indipendenza unilaterale della Catalogna nei prossimi giorni. Lo stesso Rajoy, la mattina dell’11 ottobre, ha domandato ufficialemente a Puigdemont di chiarire se il suo discorso della sera precedente davanti all’assemblea catalana implicasse una secessione dalla Spagna, così da poterlo applicare. Ma cosa dice esattamente questo articolo di cui tanto si parla, e cosa prevede? Euronews ha intervistato il professor Alejandro Saiz Arnaiz, responsabile di diritto costituzionale all’Università Pompeu Fabra di Barcellona.

Che cos‘è l’articolo 155?
Si tratta del percorso previsto dalla Costituzione spagnola per il governo centrale che gli permette di controllare il potere delle comunità autonome, qualora queste violino le leggi o mettano in grave pericolo l’interesse generale della Spagna.

L’articolo integrale

Constitución española de 1978
Título VIII. De la Organización Territorial del Estado
Capítulo tercero. De las Comunidades Autónomas
Artículo 155:
“1. Si una Comunidad Autónoma no cumpliere las obligaciones que la Constitución u otras Leyes le impongan, o actuare de forma que atente gravemente al interés general de España, el Gobierno, previo requerimiento al Presidente de la Comunidad Autónoma y, en el caso de no ser atendido, con la aprobación por mayoría absoluta del Senado, podrá adoptar las medidas necesarias para obligar a aquélla al cumplimiento forzoso de dichas obligaciones o para la protección del mencionado interés general.”
“2. Para la ejecución de las medidas previstas en el apartado anterior, el Gobierno podrá dar instrucciones a todas las autoridades de las Comunidades Autónomas.”

Come si attiva?
Saiz spiega che la sua approvazione ha bisogno del sostegno della maggioranza assoluta del Senato. Ma prima il governo deve ufficialmente chiedere al presidente della comunità autonoma in questione di “smettere di comportarsi in un modo che attenti all’interesse pubblico o di violare gli obblighi imposti dalla Costituzione e dalle leggi”. Ed è più o meno quanto ha fatto Rajoy nella sua conferenza stampa. Se questo requisito non è soddisfatto, la palla passa al Senato che concorda le misure che il governo puà adottare per riportare la comunità autonoma ribelle sotto il controllo di Madrid.

È mai stato applicato?
L’articolo 155 è rimasto finora una norma scritta su carta ma mai entrata in vigore, in Spagna, né in Germania, lo Stato a cui si è ispirata la Costituzione iberica in questo passaggio. “Esiste per non essere applicato”, commenta Saiz. Il professore della Pompeu Fabra dice che c‘è solo un momento nella storia della giovane democrazia spagnola in cui un presidente ha menzionato questo articolo. “La prima volta che ho sentito un governo spagnolo alludere al 155 è stato ai tempi di Felipe González, nei primi anni ’90, quando alcuni parlamenti delle comunità autonome votarono risoluzioni a favore del diritto di autodeterminazione in seguito della dissoluzione dell’URSS”.
Infatti, nel 1989, González minacciò le isole Canarie di attivarlo per non aver applicato il disimpegno tariffario richiesto dal processo di entrata nell’Unione europea. “Si è quindi minacciato di usarlo quasi 30 anni fa, ma in maniera tangente, senza l’intensità di adesso”, aggiunge Saiz.

Quali sono le conseguenze, se entrasse in vigore?
Questa è la parte in cui la formulazione dell’articolo 155 è meno chiara. Lascia spazio alla decisione del governo e del senato, poiché afferma che sarà possibile per i due organi adottare “le misure necessarie”, ma senza specificare quali esse siano. “Non dice nient’altro, è molto aperto”, spiega Saiz. “Stiamo speculando, non c‘è alcun indizio nella Costituzione che ci possa permettere di capirlo. Né le regole del Senato lo chiariscono”.
Pertanto, Saiz ritiene che il governo proponga al senato un piano d’azione preciso. “L’esecutivo non si presenterà con una lettera in bianco, ha l’iniziativa e prospetta una serie di misure”.
Tra questi, Saiz scarta l’invio di forze militari in Catalogna. “L’intervento dell’esercito in termini costituzionali non è contemplato dal 155, l’unico articolo che lo indica è il 116 e dopo dichiarazione dello stato di assedio”.

Quanto tempo dura?
“È una delle decisioni che il Senato dovrebbe adottare a maggioranza assoluta”, dice Saiz, che contempla la limitazione in termini temporali di una simile coercizione come plausibile.
Inoltre, la Corte Costituzionale potrebbe sospendere l’articolo 155, anche se approvato dal Senato. “Il Senato non può prendere misure contro la Costituzione stessa, quindi sarebbe soggetto al controllo del TC”, conclude Saiz.

E per quanto riguarda l’articolo 116?
Ricordiamo che il governo ha la maggioranza assoluta in Senato. I commentatori spagnoli dicono che le tempistiche per l’applicazione del 155 si stimano in 2-3 giorni.
L’articolo 116 permette di sospendere i diritti fondamentali. Si è applicato in maniera ridotta durante lo sciopero dei controllori del traffico aereo nel 2010, quando venne inviato l’esercito per sostituirli.
Questo articolo viene utilizzato in casi eccezionali, per emergenza. Un allarme pensato per rispondere prontamente alle catastrofi naturali. La sospensione dura inizialmente quindici giorni e consente di vietare il movimento delle persone, permettendo la loro detenzione senza un mandato. Quanto allo stato d’assedio, viene ceduto il potere all’autorità militare per un periodo iniziale di trenta giorni. Il Congresso, dove il PP non ha una maggioranza assoluta, deve votare in ogni caso queste estensioni.

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