Perché la Catalogna vuole l'indipendenza dalla Spagna?

Perché la Catalogna vuole l'indipendenza dalla Spagna?
Di Euronews
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Le ragioni delle rivendicazioni catalane che sono alla base del referendum convocato per l'1-O(ttobre)

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La Catalogna è impegnata in una durissima disputa con Madrid per poter votare un referendum sull’indipendenza il prossimo 1 ottobre (da qui, l’acronimo usato in Spagna per riferirsi alla consultazione, ovvero 1-O). Il dibattito e lo scontro giudiziario, con tanto di confische e manette , hanno trascinato il Paese in una delle più gravi crisi politiche dalla restaurazione della democrazia alla fine degli anni ’70, dopo decenni di dittatura militare. Ma perché il governo della regione nordorientale della penisola iberica vuole chiedere ai suoi cittadini di lasciare la Spagna?

Storia, lingua e cultura
La storia della Catalogna risale a circa mille anni fa. E’ un territorio da sempre orgoglioso della sua diversità, linguistica e culturale. Si tratta di una delle regioni più ricche della Spagna, ha potuto godere di un’ampia autonomia prima della Guerra Civile ma ogni sua velleità identitaria fu schiacciata durante l’epoca franchista. Il “catalanismo politico” nasce molto prima del 1922, quando fu fondato il primo partito politico indipendentista catalano, ma già con la dittatura di Primo de Rivera, l’anno dopo, era cominciata una fase della storia spagnola di duro anti-catalanismo. Tutti i simboli che caratterizzavano la Catalogna furono soppressi o eliminati, incluso l’uso della lingua catalana . Dopo la morte del Caudillo, il nazionalismo catalano visse un periodo di rinascita.

Come si diventa uno Stato riconosciuto dalla comunità internazionale

Mentre nel 1978 nella regione fu ristabilita l’autonomia amministrativa, con uno Statuto che riconosceva la Catalogna come una comunità autonoma all’interno della Spagna, le tensioni a livello culturale e linguistico continuarono a permanere.

La maggior parte dei catalani è bilingue, ovvero parla sia spagnolo che catalano. Alcuni commentatori ritengono che l’aspetto linguistico sia un pericolo per l’unità nazionale. Secondo il dottor Mireia Borrell-Porta, esperto di politica europea della London School of Economics, “La Spagna è ossessionata dall’unità, e questo va bene, ma c‘è confusione tra unità e uniformità. Alcune persone vedono le altre lingue come una minaccia per l’unità. Durante Franco era così, anche se questo non vuol dire fara un confronto tra i due periodi. Si ritiene che ogni idea ‘non-spagnola’ sia una minaccia per l’unità statale. La conseguenza è che la lingua catalana non gode di grande considerazione. Lo spagnolo viene considerato discriminato, anche se in realtà tutti lo parlano in Catalogna”.

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La questione economica
Il turismo e l’industria sono due dei capisaldi dell’economia catalana che l’hanno resa tra le regioni più fiorenti del Paese. Alcuni nazionalisti catalani dicono che, di conseguenza, che la regione non venga trattata con equità dal governo di Madrid pompando più soldi verso le casse spagnole di quanti ne riceva. Un

Naturalmente, una nazione che ridistribuisce la ricchezza non è di per sé inusuale, ma altre regioni autonome in Spagna, come il Paese basco, godono di regimi fiscali agevolati. Borrell-Porta sostiene che alcuni catalani ritengano la spesa per le infrastrutture eccessivamente sbilanciata verso la centrale Madrid e che nella propria regione non si investa abbastanza, da questo punto di vista.

Ma secondo il dottor Robert Liñeira, esperto di comportamenti elettorali e di referendum dell’Università di Edimburgo, l’idea della rivalità economica tra Spagna e Catalogna è funzionale ad una strategia nazionalista per attirare più persone tra le pieghe del movimento indipendentista. “L’elemento del torto economico non è stato messo sul tavolo fino al 2010, non è una rivendicazione che fa storicamente parte del nazionalismo catalano”, ha dichiarato a euronews . “A mio parere, si tratta di qualcosa usato per allargare la base elettorale dei movimenti che spingono per l’autonomia”.

L’occasione mancata nel 2010
Gli esperti ritengono che il motore dell’urgenza indipendentista si sia rimesso in moto in maniera decisiva solamente di recente. Nel 2006, i parlamentari spagnoli e quelli catalani avevano dato alla luce uno Statuto che avrebbe concesso alla regione maggiore autonomia, non solo finanziaria, assieme a più tutele per la lingua catalana. Ma la Corte costituzionale spagnola ha respinto i principali punti dello statuto dichiarandoli incostituzionali. Tra essi quello in cui la Catalogna veniva definita una “nazione”. Il 10 luglio 2010 a Barcellona si tenne una grande manifestazione per protestare contro la sentenza del Tribunale costituzionale, chiamata “Som una nació, nosaltres decidim”

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“Questa è una delle ragioni principali per cui i sentimenti pro-indipendenza sono di nuovo in auge adesso”, sostiene Borrell-Porta. “Lo Statuto era un tentativo di risolvere le difficoltà economiche e linguistiche della regione. Prima del 2010 non c’erano molte persone a favore dell’indipendenza. Da allora, tutto è cambiato. Naturalmente, le tempistiche coincidono con la crisi economica e così tanti spagnoli pensano che in realtà i Catalani non vogliano privarsi di fondi preziosi. Ma questo è quantomeno una rappresentazione distorta e tende a dimenticare quanto accaduto, ovvero la sentenza della Corte costituzionale che ha annacquato lo Statuto catalano. Ogni anno, da allora, ogni 11 settembre ( “Diada Nacional de Catalunya”, ndr) scendono in piazza un milione-un milione e mezzo di persone”.

La repressione del referendum
La Spagna ha dichiarato illegale il referendum catalano dell’1 ottobre e ha promesso di fare di tutto affinché esso non si tenga. La scorsa settimana la polizia spagnola ha arrestato più di una dozzina di funzionari catalani, compiendo diversi raid negli uffici dei ministeri regionali. La polizia locale catalana, conosciuta come Mossos d’Esquadra, ha ricevuto l’ordine di prendere il controllo di tutte le cabine elettorali entro sabato al fine di bloccare ogni tentativo di accesso.

Borrell-Porta ha detto: “Ora, molti Catalani che non erano per l’indipendenza e non pensavano che sarebbe stato il caso di indire un referendum stanno vedendo come Madrid abbia messo in scacco la disponibilità finanziaria del governo catalano e le forze di polizia. In molti stanno assistono alla sfilata dei sindaci catalani dai giudici spagnoli, così come le stamperie sequestrate e gli ufficiali civili in stato di arresto. In tanti, quindi, dicono che magari prima non avrebbero voluto la consultazione, ma se questa è la qualità della democrazia spagnola, allora forse sarebbe davvero meglio andarsene”.

“Il comportamento del governo spagnolo la scorsa settimana ha creato oltraggio in Catalogna”, ha detto Liñeira. “Non parliamo di soldi, qui, quanto di simboli. Il problema principale è il riconoscimento simbolico, quello che storicamente è stato il motivo primario del nazionalismo catalano. E, a mio parere, lo è ancora oggi”.

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