I migranti abbandonati lungo la rotta balcanica

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Di Salvatore Falco
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Ingannati, derubati e in alcuni casi molestati ritornano verso la Grecia

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Sulle montagne al confine settentrionale della Macedonia, lungo la rotta balcanica, c‘è ancora chi tenta di raggiungere l’Europa e chi, invece, torna indietro.

A bordo della pattuglia della Croce Rossa, incontriamo due giovani dall’Afghanistan. I trafficanti di uomini li hanno derubati e maltrattati al confine serbo-ungherese e ora, senza soldi, ritornano in Grecia.

“Abbiamo camminato tre giorni verso la destinazione che ci era stata indicata. Attendavamo una macchina, ma non è mai arrivata. Abbiamo pagato 2500 euro”.

I migranti che riescono a raggiungere l’Europa sono una minoranza, la maggior parte di loro viene spesso ingannata.

“Abbiamo ricevuto tante denunce di maltrattamenti – dice Bojan Petrovski della Croce Rossa – Un ragazzo ha riferito di essere stato molestato dai trafficanti che gli hanno anche chiesto altri soldi. Non aveva più niente da dare, quindi lo hanno pestato”.

Rabhilamin, un migrante algerino, vuole raggiungere l’Italia ma ha bisogno di 3000 euro per pagare i trafficanti di esseri umani: “Chiedono 2.500 euro per un trasporto dalla Grecia alla Macedonia. Sono un sacco di soldi e non è detto che tu ci riesca, perché possono imbrogliarti. Tuttavia alcune persone pagano fino a 3.000 euro in contanti”.

Il mese scorso la polizia macedone ha condotto un’operazione in cui sono state arrestate 8 persone e sta lavorando per raggiungere un accordo sulla sicurezza con FRONTEX.

“Con questo accordo – spiega il ministro dell’Interno, Oliver Spasovski – tutti gli aspetti della lotta al traffico di migranti e alla criminalità organizzata saranno sotto un maggiore controllo rispetto alle possibilità della sola Macedonia”.

“Sebbene sia ufficialmente dichiarata chiusa, i rifugiati percorrono ancora la rotta balcanica. Tentano di realizzare il loro sogno europeo lungo questi sentieri, ma i loro destini sono purtroppo più spesso nelle mani dei criminali che in quelle delle istituzioni internazionali e statali”, conclude l’inviato di euronews Borjan Jovanovski.

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