Ignazio Marino si dimette da sindaco di Roma, ma avverte: ho 20 giorni per ripensarci

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Ignazio Marino si è dimesso da sindaco di Roma. Una decisione sofferta, dovuta più al “fuoco amico” del PD che alle bordate dell’opposizione

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Ignazio Marino si è dimesso da sindaco di Roma. Una decisione sofferta, dovuta più al “fuoco amico” del PD che alle bordate dell’opposizione.

L’ultimo atto di questi due anni e mezzo al Campidoglio si è consumato in una giornata che ha visto prima l’ammutinamento del vice sindaco e di due assessori renziani; infine la minaccia di una mozione di sfiducia dai consiglieri PD e Sel.

Falciato dallo scandalo scontrini: così finisce l’esperienza dell’alieno, come era soprannominato questo chirurgo prestato alla politica.

Le cene personali pagate con la carta di credito del Campidoglio si sono rivelate più letali dell’inchiesta su Mafia Capitale: allora – era fine 2014 – Marino ne uscì pulito, ma fece la figura dell’ingenuo, incapace di accorgersi dei traffici illeciti che avvenivano sotto il suo naso.

Poi, con l’estate, per il primo cittadino è una via crucis: Roma, sommersa dai rifiuti, in prima pagina sul New York Times; i funerali principeschi di Vittorio Casamonica che fanno il giro del mondo.

Marino se ne va, ma esita a chiudere la porta: gli restano 20 giorni – dice – per ritirare le dimissioni.

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