Sono 168 milioni i bambini nel mondo costretti a lavorare per sopravvivere. Hanno tra i 5 e 14 anni e spesso svolgono attività altamente rischiose
Sono 168 milioni i bambini nel mondo costretti a lavorare per sopravvivere. Hanno tra i 5 e 14 anni e spesso svolgono attività altamente rischiose, in cambio di stipendi da fame.
Nell’ultimo rapporto dell’Ilo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, c‘è anche qualche buona notizia. Il numero di questi giovanissimi lavoratori è diminuito di un terzo dal 2000 a oggi.
Eppure, nella Giornata mondiale contro il lavoro minorile, va constatato che cinque milioni di bambini e adolescenti continuano a vivere in situazioni di schiavitù.
Su un totale di 168 milioni, 78 milioni si trovano in Asia: più del 9% dei bambini della regione. Nell’Africa sub-sahariana sono 59 milioni, ovvero il 21 per cento. In America Latina e nei Caraibi, 13 milioni: poco meno del 9 per cento. 9,2 milioni in Medio Oriente e nel Nord Africa, pari all’8,4% della popolazione minorile locale.
Il fenomeno è particolarmente diffuso nelle periferie delle megalopoli dell’India.
A New Delhi, molti bambini sono straccivendoli: un’attività ad alto rischio, secondo una legge sul lavoro minorile del 1986 che il Parlamento indiano potrebbe presto emendare.
Paarvati ha 10 anni e lavora dalle cinque del mattino: “Spesso mi faccio male alle mani raccogliendo gli stracci dai rifiuti e l’odore è insopportabile. Ma devo aiutare i miei genitori”.
Il padre di Paarvati, Saso, dice di non avere altra scelta se non quella di far lavorare le sue figlie: “Non posso mantenerle, a meno che tutte e tre non lavorino con me. Se non lavorano, dove troviamo i soldi per mangiare? Siamo io, mia moglie e le bambine. Lavorando insieme, racimoliamo a stento 400 o 500 rupie al giorno”.
E’ l’equivalente di sette euro.
Lungi dal tentare di invertire questa tendenza, il governo indiano vorrebbe autorizzare i minori di 14 anni a lavorare dopo la scuola o durante le vacanze per aiutare le famiglie disagiate.
L’Ilo sottolinea invece che l’accesso all’istruzione primaria sia fondamentale per lottare contro la povertà e dare un futuro a milioni di bambini.
Tra le raccomandazioni ai vari governi, spicca quella di predisporre dei programmi di formazione professionale per i giovani tra i 15 e i 24 anni privi di un impiego.