La Catalogna di fronte a un rompicapo politico

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Di Euronews
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Dalle elezioni regionali in Catalogna escono vincitori i nazionalisti.

Artur Mas ha perso la scommessa, il suo partito Convergenza e Unione ha 12 seggi in meno e dipende per governare dagli indipendentisti della Sinistra Repubblicana della Catalogna.

Ci troviamo a Barcellona, nel quartiere di Les Corts, 82 mila abitanti. Qui vive Elena Turalló. Architetto, 43 anni e due figli, Elena è una militante di Convergenza e Unione dal 2003. In passato è stata eletta al consiglio municipale di Barcellona.

Elena Turalló:
“Non è andata male, però speravo in qualcosa in più, non si è votato per l’indipendenza della Catalogna, ma per il governo dei prossimi 4 anni.
Credo nella democrazia e la democrazia è potersi esprimere in un dato momento”.

Nel quartiere di Elena, il suo partito arriva in testa con il 38% dei voti, seguito dai popolari e dagli indipendentisti.

Francisco Fuentes, euronews: “Questa è la linea che separa il quartiere de Les Corts e quello de l’Hospitalet de Llobregat, frontiera tra nazionalismo e federalismo”.

In questo quartiere più popolare e popolano sono i socialisti a detenere il primo posto, seguiti dai popolari e in terza posizione si è posizionata Convergenza e Unione.

Oltre 250 mila abitanti, immigrati per lo più da altre regioni di Spagna, come José Munoz, nato a Siviglia.

Ex sindacalista e ex deputato socialista , Munoz milita nel partito socialista della Catalogna dal 1982.

José Vicente Muñoz:
“Il partito socialista della Catalogna deve fare un po’ di forcing per promuovere l’agenda sociale che al momento è in stallo e anche l’agenda territoriale per dare vita a una nuova Spagna, una Spagna plurale e federale che ci permetta si essere più liberi dentro la diversità”.

Il federalismo è la soluzione dei socialisti che si schierano a difesa dei diritti sociali. Per gli indipendentisti della sinistra repubblicana, nazionalismo significa mettere fine ai tagli di bilancio.

A Convergenza e Unione adesso trovare il miglior alleato.

Vicenç Batalla, euronews:

-In collegamento con noi da Barcellona , José Antich, direttore del quotidiano La Vanguardia, per analizzare il voto in Catalogna. Il presidente uscente, Artur Mas, esce ridimensionato da questo risultato, allo stesso tempo altri partiti indipendentisti hanno guadagnato voti e Mas potrebbe essere in grado di governare e indire un referendum.
Quale sarà la sua strategia?

José Antich:
“Mas non potrà governare da solo, visto il risultato elettorale. Ha perso circa il 20% dei saggi , cosa che lo obbliga a formare una coalizione o a trovare alleanze parlamentari sicure.
Due opzioni: una governare con il partito socialista catalano, opzione che potrebbe frenare il piano nazionalista così come il referendum, promesso da Mas.
L’altra strada è governare con la Sinistra repubblicana della Catalogna, partito indipendentista che è arrivato al secondo posto. Si avrebbe un’alleanza tra i due maggiori partiti, che hanno come obiettivo questa consultazione, il referendum”.

-Gli altri partiti spagnoli non hanno approfittato del calo dei nazionalisti di destra.
I socialisti hanno persono la seconda posizione e i popolari avanzano ma molto poco.
Madrid può dirsi soddisfatta di questo risultato?

“Il governo di Madrid ha incassato un buon risultato che è il fatto che Covergenza e Unione, il partito di MAs, non abbia più la maggioranza assoluta.

Ma, se si dà uno sguardo alle cifre, si rileva che la prima forza è un partito nazionalista e la seconda è un partito indipendentista.

I socialisti e i popolari sono rispettivamente terzi e quarti.

I primi hanno ottenuto 1 milione e 600 mila voti; i secondi un milione di voti. Seicento mila voti di differenza.
Le altre due formazioni spagnole, popolari e socialisti devono prestare molta attenzione a questi dati per non interpretare bene la realtà”.

-I partiti che hanno visto il capitale di voti aumentare sono forze minoritarie e di sinistra. Il nuovo governo sarà obbligato a cambiare le politiche economiche per uscire dalla crisi?

“La frammentazione politica della Catalogna all’indomani delle consultazioni è evidente.
Si tratta di uno scenario polivante, sarà difficile governare. Non c‘è una vera e propria maggioranza. E la crisi economica europea rende questo compito gravoso per tutti i governi europei.
Anche alla crisi si deve il ridimensionamento di Convergenzia e Unione e la propulsione di forze di sinistra più radicali e critiche nei confronti dell’evoluzione liberista portata avanti dall’Europa”.

-Il risultato priva, in un certo senso, di argomenti il presidente MAs per difendere il suo piano nazionalista a Bruxelles?

“La leadership, esce fortemente ridimensionate, non vi è dubbio, la maggioranza resta piû o meno la stessa.
Convergenza e Unione e la sinistra repubblicana avevano prima delle elezioni 73 seggi senza avere un progetto di Stato, adesso ce l’hanno e contano 72 deputati.
Nelle prossime settimane Bruxelles si pronuncerà. In ogni modo l’Europa aveva già detto, in modo molto chiaro, che non voleva uno stato catalano.
Vedremo quale startegia adotterà il nuovo governo per ribattere”.

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