Nuovo studio su deficit di attenzione e iperattività (ADHD): possibile maggiore rischio di demenza

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Di Oceane DuboustEdizione italiana: Cristiano Tassinari
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Una nuova ricerca americana-israeliana suggerisce che le persone affette da ADHD possono avere un rischio maggiore di sviluppare la demenza in età avanzata. I dati confermano e ampliano precedenti ricerche avvenute in Svezia

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Secondo una nuova ricerca, gli adulti affetti da disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) potrebbero avere un rischio maggiore di sviluppare demenza in età avanzata.

L'ADHD è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da disattenzione, iperattività e impulsività, ma i ricercatori hanno affermato che esistono prove a sostegno dell'esistenza dell'ADHD in età adulta.

Un team del Rutgers Brain Health Institute (BHI) - si trova a Piscataway, nel New Jersey (Usa) - ha analizzato le cartelle cliniche di oltre 100.000 adulti anziani in Israele per 17 anni, dal 2003 al 2020. Poi hanno esaminato l'insorgenza della demenza, tra di loro, con l'avanzare dell'età.

Hanno scoperto che gli adulti con diagnosi di ADHD avevano una probabilità quasi tripla di sviluppare la demenza rispetto agli altri.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista JAMA Network Open.

"Determinando se gli adulti con ADHD sono a più alto rischio di demenza e se i farmaci e/o i cambiamenti nello stile di vita possono influenzare i rischi, i risultati di questa ricerca possono essere utilizzati per informare meglio i caregiver e i medici", ha dichiarato Michal Schnaider Beeri, dottoressa in psichiatria e coautrice dello studio presso il Rutgers Brain Health Institute.

Secondo un ente di beneficenza dedicato, tra il 3% e il 4% degli adulti inglesi è affetto da ADHD, mentre negli Stati Uniti il tasso di prevalenza è simile.
In tutto il mondo, milioni di adulti ne sono affetti.

"Questo studio non è in grado di descrivere se esista un meccanismo causale e, in caso affermativo, quale sia", ha dichiarato Roxana Carare, docente di Neuroanatomia clinica all'Università di Southampton.

Questi risultati rappresentano un "punto di partenza" per approfondire l'argomento, ha aggiunto la professoressa Carare.

I ricercatori hanno ipotizzato che l'ADHD dell'adulto possa manifestarsi come un processo neurologico, che compromette la capacità dell'individuo di compensare il declino cognitivo in età avanzata.

Lo studio suggerisce anche che il trattamento dell'ADHD con psicostimolanti può contribuire a ridurre il rischio di demenza negli adulti con ADHD.

Gli psicostimolanti, in genere, stimolano vari neurotrasmettitori nel cervello, in particolare la dopamina e la noradrenalina. Possono migliorare la concentrazione, ridurre l'impulsività e gestire i sintomi di eccessiva sonnolenza.

Tuttavia, i ricercatori hanno sottolineato la necessità di ulteriori studi per approfondire l'impatto dei farmaci sui pazienti con ADHD e la loro potenziale influenza sul rischio di demenza.

Un corpo di prove in crescita

Lo studio della Rutgers si aggiunge ad altre ricerche che hanno rilevato legami tra ADHD e demenza.

L'anno scorso, uno studio condotto su tre milioni di persone in Svezia, nate tra il 1932 e il 1963, ha rilevato che le persone con ADHD avevano una probabilità quasi tripla di sviluppare la demenza.

Lo studio ha anche dimostrato che le persone con ADHD hanno una probabilità sei volte maggiore di sviluppare un lieve deterioramento cognitivo.

Nel 2021 è stato condotto uno studio su due milioni di persone nate in Svezia tra il 1980 e il 2001. Da questo studio è emerso che i genitori e i nonni di persone affette da ADHD presentavano un rischio maggiore di demenza rispetto a quelli con figli e nipoti senza ADHD.

Questi studi non sono stati in grado di determinare un rapporto diretto di causa-effetto tra ADHD e demenza, ma hanno piuttosto trovato evidenti e indiscutibili legami tra le due.

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