Migranti, accordo nell'Ue per cambiare il regolamento di Dublino

Il Pact on Migration era stato proposto dalla Commissione europea a settembre 2020
Il Pact on Migration era stato proposto dalla Commissione europea a settembre 2020 Diritti d'autore Valeria Ferraro/AP
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Di Vincenzo GenoveseJorge Liboreiro
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Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sui cinque regolamenti del Patto migrazioni e asilo, che riforma la politica migratoria dell'Unione

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Consiglio e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sui cinque pilastri principali del Patto migrazioni e asilo, il pacchetto legislativo che modifica la politica migratoria dell'Unione europea.

"Il 20 dicembre 2023 passerà alla storia. Il giorno in cui l'Unione europea ha raggiunto un accordo fondamentale su una nuova serie di regole per gestire la migrazione e l'asilo. Ancora una volta l'Europa ha sfidato le previsioni. Sono molto orgogliosa del fatto che con il Patto per la migrazione e l'asilo abbiamo ottenuto risultati e fornito soluzioni", scrive su X la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola.

"Abbiamo raggiunto l'accordo politico, per una migliore protezione delle nostre frontiere esterne, più solidarietà, più garanzie per i vulnerabili e i richiedenti asilo, il tutto basato sui nostri valori europei: sono davvero orgogliosa, ce l'abbiamo fatta". Lo ha detto Ylva Johansson, commissaria europea agli Affari interni.

L’accordo, che arriva dopo una maratona negoziale iniziata nella giornata di lunedì 18 dicembre e durata tutta la notte fra il 19 e il 20 dicembre, dovrà ora essere ratificato sia dall'Eurocamera che dal Consiglio dell'Ue prima di entrare in vigore.

Cosa prevede il Patto: i cinque pilastri

Il pacchetto di leggi sulla politica migratoria, chiamato Patto migrazioni e asilo (Pact on Migration), era stato presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020. L'obiettivo era una riforma complessiva della politica migratoria europea, che affrontasse sia la “dimensione interna”, cioè la gestione delle richieste d'asilo delle persone migranti entrate irregolarmente nell'Ue, sia la “dimensione esterna”, cioè le strategie e gli accordi con i Paesi africani e asiatici per ridurre i flussi migratori diretti nell'Unione.

Le leggi del Patto migrazioni e asilo sono:

• Il Regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione, che decide quale Stato membro è responsabile di una richiesta di asilo.

Non viene modificato il principio cardine del regolamento di Dublino: ogni persona migrante puo' chiedere asilo solo al primo Paese dell'Unione europea in cui arriva. Ci saranno però più deroghe: ricongiungimenti famigliari, conoscenza della lingua o ottenimento di un titolo di studio in un Paese, consentono a un richiedente asilo di presentare a quel Paese la propria domanda.

La responsabilità dello Stato di primo ingresso durerà 20 mesi, 12 per le persone salvate in mare: un compromesso tra la richiesta di estenderla a due anni da parte del Consiglio e la posizione del Parlamento che voleva un anno.

Inoltre, il regolamento stabilisce un meccanismo di “solidarietà obbligatoria” da attivare quando uno o più Stati membri si trovano sotto pressione. Gli altri Paesi membri dell'Ue possono contribuire ad alleviarla in due modi: ricollocando un certo numero di richiedenti asilo sul proprio territorio, oppure pagando un contributo in denaro per finanziare mezzi e procedure di accoglienza nel Paese sotto pressione. I finanziamenti possono anche essere indirizzati a misure relative alla gestione dei flussi migratori nei Paesi extra-europei: un punto che preoccupa molto le organizzazioni del settore.

In totale il cosiddetto solidarity pool, prevede un minimo di 30mila ricollocamenti e 600 milioni di finanziamenti all'anno, di cui beneficeranno gli Stati soggetti a maggiore pressione migratoria. Gli altri potranno scegliere uno dei due modi per fare la propria parte: significa che ogni ricollocamento potrà essere "sostituito" con un contributo di 20mila euro. Il calcolo della parte che spetta a ogni Paese in termini di ricollocamenti o finanziamenti tiene conto di due fattori: popolazione e prodotto interno lordo.

I ricollocamenti dunque non saranno di per sé obbligatori, ma se non ce ne saranno abbastanza, uno Stato membro sotto pressione migratoria può evitare di prendere in carico le richieste d'asilo dei cosiddetti "dublinati", persone migranti che sono approdate sul suo territorio e poi passate irregolarmente in un altro Paese.

• Il Regolamento sulle procedure di asilo, che stabilisce le regole per effettuare le richieste di asilo nell'Ue. Alcune persone migranti saranno sottoposte alla procedura tradizionale, altre a una procedura "accelerata" di frontiera detta border procedure

Quest'ultima durerà al massimo 12 settimane (sei mesi se si considera anche l'eventuale rimpatrio): le autorità nazionali possono esaminare più velocemente le richieste di asilo, senza che i richiedenti siano giuridicamente considerati dentro i suoi confini, anche se di fatto verranno ospitati sul territorio nazionale.

La border procedure sarà applicata solo a certe categorie di persone migranti: quelli che mentono alle autorità, sono considerati un pericolo per la sicurezza, o semplicemente provengono da Paesi ai cui cittadini non viene di solito concesso l'asilo, cioè con un tasso di riconoscimento inferiore al 20%.

“Principalmente si tratta di persone che hanno pochissime possibilità di ottenere asilo perché provengono da un Paese che non è in guerra. Spesso sono migranti venuti a cercare lavoro", spiega a Euronews Fabienne Keller, eurodeputata francese di Renew Europe e relatrice del regolamento.

Per ogni Stato membro è previsto un tetto massimo di persone che possono essere sottoposte alla border procedure, la quale coinvolgerà a livello europeo al massimo 30mila persone alla volta. 

Secondo i critici, la procedura di frontiera comporta una detenzione di fatto di migliaia di persone migranti, ma Keller sostiene che le condizioni in cui la border procedure verrà svolta dipendono dalle autorità nazionali e non includono necessariamente la detenzione. La Commissione potrà comunque ordinare a un Paese di escludere le famiglie con bambini dalla procedura, se non è in grado di offrire condizioni di accoglienza adeguate.

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• Il Regolamento sulla crisi, che prevede norme eccezionali da applicare solo nei casi di arrivi massicci e improvvisi di persone migranti o in situazioni particolari come fu la pandemia da Covid19. 

In queste circostanze, un Paese richiede alla Commissione l'attivazione della situazione di crisi, e se accordata, le sue autorità nazionali potranno applicare misure più severe, compresi periodi più lunghi per le procedure di asilo: fino a dieci giorni per la registrazione del richiedente, e sei settimane in più per la border procedure, che in questi casi si applicherà anche a chi proviene da un Paese con il tasso di riconoscimento dell'asilo inferiore al 50%.

Non esiste comunque, una soglia fissa per determinare la crisi: come spiega a Euronews il relatore del regolamento in questione, il socialista spagnolo Juan Fernando López Aguilar, dipenderà dalle circostanze nazionali e locali e da come il sistema di accoglienza e asilo di un Paese risponderà all'incremento di arrivi irregolari.

Quando un Paese attiva la situazione di crisi, aumentano le misure di solidarietà da parte degli altri Stati, sia in termini di ricollocamenti (la via prioritaria) sia in termini di finanziamenti. "La Commissione richiederà che la solidarietà copra totalmente i bisogni dello Stato dichiarato in situazione di crisi, per un periodo massimo di 12 mesi", dice López Aguilar.

Ma l'implementing act, ovvero l'atto legislativo della Commissione per imporre ricollocamenti deve comunque passare dal Consiglio dell'Ue (cioè dagli Stati membri). Nemmeno in questo caso, dunque, sembra possibile imporre ricollocamenti obbligatori.

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• Il Regolamento sullo screening, che prevede controlli di accertamento sulle persone straniere che si presentano alle frontiere esterne dell'Unione, per raccogliere informazioni su nazionalità, età, impronte digitali e immagine del volto.

• Il Regolamento Eurodac, che aggiorna le regole della banca dati con le prove biometriche raccolte durante il processo di screening, per evitare più richieste di asilo da parte della stessa persona.

Secondo gli ultimi dati di Frontex, gli attraversamenti irregolari delle frontiere dell'Ue sono aumentati del 17% nel 2023 rispetto all'anno precedente, superando quota 355.300 da gennaio a novembre del 2023: cioè più che nell'intero 2022.

La rotta con più arrivi rimane quella del Mediterraneo centrale, che dalle coste di Libia e Tunisia porta all'Italia e a Malta: 152.211 approdi irregolari. Quella con il maggiore incremento rispetto all'anno scorso porta invece dall'Africa occidentale alle isole Canarie: +116%, per un totale di 32.422 approdi irregolari.

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