Orbán contro tutti al Consiglio europeo

Viktor Orbán è primo ministro dell'Ungheria dal 2010
Viktor Orbán è primo ministro dell'Ungheria dal 2010 Diritti d'autore AP
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Di Vincenzo GenoveseJorge Liboreiro
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

I leader dell'Unione europea si riuniscono a Bruxelles per un vertice di due giorni in cui dovrebbero essere prese importanti decisioni, dal sostegno all'Ucraina al budget dell'Ue e alle sue nuove regole fiscali

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Il primo ministro ungherese Viktor Orbán sarà il principale protagonista del summit: si oppone all'inizio dei negoziati di adesione all'Ue dell'Ucraina e a qualsiasi ulteriore fornitura di assistenza finanziaria e militare al Paese. Entrambe le decisioni richiedono l'unanimità dei 27 Stati membri e possono quindi essere oggetto di veto da parte del governo di Budapest.

"Se non si soddisfano i prerequisiti, non c'è alcuna possibilità di avviare i negoziati di adesione per l'Ucraina"
Viktor Orbán
Primo ministro dell'Ungheria

Blocco annunciato

Negli ultimi giorni Orbán ha ribadito la sua posizione attraverso discorsi pubblici, campagne pubblicitarie, post sui social media, interviste ai giornali e due lettere indirizzate personalmente al presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

Il premier ungherese critica aspramente la valutazione della Commissione europea che raccomanda l'apertura dei negoziati di adesione dell'Ucraina, il primo passo formale per entrare nell'Ue. Secondo l'esecutivo comunitario, Kiev ha "pienamente" soddisfatto quattro delle sette riforme necessarie per avviare i negoziati.

Orbán ha definito la valutazione "infondata e mal preparata", affermando che un'eventuale adesione ucraina priverebbe l'Ungheria di miliardi di fondi europei. Propone piuttosto un "partenariato strategico" con l'Ucraina come alternativa all'adesione. "L'allargamento non è una questione teorica, è un processo basato sui meriti, giuridicamente dettagliato, che ha dei prerequisiti", ha detto Orbán al suo arrivo a Bruxelles. "Se non si soddisfano i prerequisiti, non c'è alcuna possibilità di avviare i negoziati".

Il dibattito sul tema potrebbe essere ulteriormente complicato da altri Paesi, che chiedono per la Bosnia-Erzegovina lo stesso trattamento riservato all'Ucraina, cioè la possibilità di avviare i negoziati di adesione. L'appello di Ungheria, Austria e Repubblica Ceca è stato però accolto con scetticismo dai Paesi del Nord e dell'Ovest, che ritengono lo Stato balcanico lontanto dagli standard necessari.

Prima del vertice, Orbán ha incontrato i presidenti di Consiglio e Commissione, insieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron

Maratona negoziale in vista

Orbán è contrario anche all'istituzione di un fondo di sostegno per l'Ucraina da 50 miliardi di euro, composto da 33 miliardi di prestiti a basso interesse e 17 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto. Il fondo sarebbe parte di una revisione del bilancio comunitario, che va quindi approvata da tutti gli Stati membri.

A suo dire, questo denaro sarebbe preda della corruzione che divampa nel Paese e impossibile da tracciare. "Il denaro per l'Ucraina a breve termine è già incluso nel bilancio dell'Ue. Se vogliamo dare fondi più consistenti e a lungo termine, dobbiamo prenderli al di fuori del bilancio", ha detto Orbán.

Il doppio blocco annunciato dall'Ungheria rischia di prolungare il vertice anche nel fine settimana, come hanno confermato varie fonti diplomatiche. Ma la minaccia di veto di Orbán, non è l'unico ostacolo da superare per la revisione del bilancio, che in totale vale quasi 100 miliardi di euro secondo la proposta della Commissione.

Oltre ai soldi per l'Ucraina, l'esecutivo comunitario ne chiede altri agli Stati membri per per far fronte alla questione migratoria, per rimborsare gli interessi sul debito, istituire una nuova piattaforma per le tecnologie strategiche (Step) e persino pagare gli stipendi dei funzionari comunitari, aumentati a causa dell'inflazione.

Le trattative fra i capi di Stato e di governo decideranno quanti fondi allocare e in quali settori, ma si annunciano complicate. I Paesi del Sud Europa, come Italia e Grecia, vogliono preservare i fondi per la migrazione, altri come Germania, Paesi Bassi e Svezia preferiscono finanziare solo il fondo per l'Ucraina. 

"Dobbiamo raggiungere un accordo. Non abbiamo il tempo di procrastinare o rimandare al futuro"
Kaja Kallas
Primo ministro dell'Estonia

Fondi europei come merce di scambio?

Il Consiglio europeo è stato preceduto da una decisione molto contestata: lo sblocco di 10,2 miliardi di euro di fondi europei per l'Ungheria, che erano stati congelati per le persistenti preoccupazioni sullo Stato di diritto nel Paese. Per molti si tratta di una decisione "politica" volta a strappare a Orbán l'assenso sulle questioni più importanti durante il summit.

Ma Orbán chiede di sbloccare altri venti miliardi di fondi che spetterebbero all'Ungheria e se il veto dovesse persistere, i diplomatici stanno già preparando delle alternative, come un fondo sostenuto dagli altri 26 Stati membri per fornire sostegno finanziario all'Ucraina. Kiev deve infatti affrontare un deficit di bilancio di circa 40 miliardi di euro nel 2024.

"Dobbiamo raggiungere un accordo. Non abbiamo il tempo di procrastinare o rimandare al futuro. È sicuramente un brutto segnale. Speriamo di riuscire a raggiungere un accordo almeno su alcuni degli elementi in gioco" ha dichiarato il primo ministro estone Kaja Kallas, sottolineando di non essere ottimista.

"Non voglio entrare in una logica da bazar in cui dovremmo scambiare una cosa con un'altra. Si tratta della sicurezza dell'Ucraina" ha detto invece il primo ministro belga Alexander De Croo.

L'incontro fra Meloni e Orbán prima del Consiglio europeo
L'incontro fra Meloni e Orbán prima del Consiglio europeoPalazzo Chigi

La posizione dell'Italia

Anche la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha incontrato Orbán per un bilaterale prima dell'inizio del vertice. Il governo italiano sostiene l'apertura dei negoziati di adesione con Ucraina e Moldova e anche l'aumento del budget comunitario, che deve comprendere "risorse aggiuntive adeguate" per la questione migratoria e potenziare l’industria europea tramite la piattaforma Step.

Un'altra questione di grande importanza per l'Italia è la riforma del Patto di stabilità e crescita, cioè le regole fiscali che i Paesi dell'Ue devono seguire. Non è escluso che il  possa essere sollevato in termini generali durante il vertice, fanno sapere fonti diplomatiche, in particolare per dare mandato ai ministri dell'Economia di concludere i negoziati entro fine anno.

All'ordine del giorno del vertice ci sono anche le relazioni con i Paesi candidati all'ingresso nell'Ue, la guerra tra Israele e Hamas, la situazione al confine tra Finlandia e Russia, la migrazione, la sicurezza e la difesa.

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