Il Parlamento europeo vuole regole più severe per tutelare la libertà di stampa nell'Ue

La legge europea sui media è stata proposta a settembre 2022
La legge europea sui media è stata proposta a settembre 2022 Diritti d'autore Markus Schreiber/Copyright 2017 The AP. All rights reserved.
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Di Sandor ZsirosVincenzo Genovese
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Il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione sulla legge europea per la libertà dei media, con la richiesta di regole più severe per proteggere la stampa

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La posizione negoziale dell'Eurocamera è stata adottata con on 448 voti favorevoli, 102 contrari e 75 astensioni. 

Gli eurodeputati insistono sulla necessità di tutelare le testate giornalistiche da ingerenze esterne, sulla trasparenza riguardo alla proprietà dei mezzi di comunicazione e sul divieto di utilizzare software spia contro i giornalisti, salvo eccezioni da valutarsi caso per caso e comunque solo su disposizione dell'autorità giudiziaria per indagini su reati come  terrorismo o tratta di esseri umani.

Chiesto pure un organismo europeo indipendente per i media: il comitato europeo per i servizi dei media, che dovrebbe essere giuridicamente e funzionalmente slegato dalla Commissione.

Trasparenza e indipendenza

Per valutare l'indipendenza dei mezzi d'informazione, il Parlamento intende obbligare tutti i media a pubblicare informazioni sui loro proprietari.

Testate, piattaforme online e i motori di ricerca devono riferire riguardo i sussidi pubblici e i fondi che ricevono attraverso la pubblicità statale, sia da parte del proprio governo nazionale che da Paesi stranieri.

Gli Stati membri dell'Ue devono invece garantire che i media pubblici dispongano di finanziamenti adeguati, sostenibili e prevedibili, stanziati attraverso bilanci pluriennali.

Per evitare che essi diventino dipendenti dalla pubblicità statale, il Parlamento propone che non si possa destinare a una singola testata più del 15% del bilancio complessivo a disposizione. Inoltre, i criteri per l'assegnazione dei fondi pubblici ai media dovrebbero essere accessibili al pubblico.

Gli eurodeputati chiedono un meccanismo per gestire la rimozione dei contenuti sulle grandi piattaforme online, come i social network. Ogni piattaforma dovrebbe distinguere i media indipendenti dalle fonti non indipendenti; informare ogni testata della sua intenzione di eliminarne o limitarne i contenuti, lasciando 24 ore per rispondere. 

Se, trascorso questo termine, la piattaforma ritiene che il contenuto non sia conforme ai suoi termini e condizioni, può procedere con la rimozione o la restrizione. Ma se il mezzo di comunicazione coinvolto ritiene la decisione non sufficientemente motivata potrà chiedere una risoluzione extragiudiziale della controversia.

"Se questi processi fossero cominciati una decina di anni fa, non sarebbe accaduto che Ungheria i media potessero operare con il 90% di finanziamenti statali"
Katalin Cseh
Eurodeputata ungherese di Renew Europe

Le preoccupazioni dei deputati

Sono soprattutto le situazioni di Polonia e Ungheria a preoccupare i deputati del Parlamento: c'è chi rimprovera alle istituzioni comunitarie di essersi mosse in ritardo per a difesa del settore. 

 "Senza la libertà, il pluralismo, l'indipendenza dei media e senza la protezione dei giornalisti, non esiste una democrazia degna di questo nome", dice a Euronews Juan Fernando López Aguilar, deputato socialista spagnolo presidente della commissione Libertà civili del Parlamento.

"È proprio per questo che vogliamo inserire la libertà e il pluralismo nel contesto dello Stato di diritto, della democrazia e dei diritti fondamentali, in modo che la condizionalità legata al rispetto dello Stato di diritto valga anche per quei Paesi che non rispettano la libertà e il pluralismo dei media".

La legge europea sulla libertà dei media, proposta dalla Commissione a settembre del 2022, potrebbe comunque essere uno strumento efficace, spiega a Euronews Katalin Cseh di Renew Europe, parlamentare ungherese dell'opposizione.

"La ritengo un atto legislativo atteso da tempo, ma essenziale. Sono necessarie misure sulla concentrazione della proprietà dei media o sulle limitazioni dei finanziamenti statali. Se questi processi fossero cominciati una decina di anni fa, non sarebbe accaduto che in Stati come l'Ungheria, i media possono operare con il 90% di finanziamenti statali".

Ora il Parlamento europeo negozierà la sua posizione con il Consiglio dell'Unione, che aveva approvato la sua a giugno e che sembra invece più propenso ad ammorbidire il testo finale, introducendo deroghe al divieto di sorveglianza online e alla protezione delle fonti giornalistiche.

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