Cos'è la lista degli "sponsor della guerra" stilata dall'Ucraina

La lista International Sponsors of War è monitorata costantemente dalla società London Stock Exchange Group
La lista International Sponsors of War è monitorata costantemente dalla società London Stock Exchange Group Diritti d'autore Alexei Danichev/Copyright 2023 Sputnik
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Di Jorge LiboreiroVincenzo Genovese
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Ventisei aziende e centinaia di individui, soprattutto europei, sono accusati di fare affari con la Russia, e foraggiare così la macchina bellica del Cremlino. Ma i metodi di selezione fanno discutere

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Multinazionali e noti marchi, amministratori delegati e imprenditori: ci sono 102 persone e 26 aziende nella lista International Sponsors of War, stilata dal governo ucraino e monitorata costantemente dalla società di informazioni finanziarie London Stock Exchange Group.

Con questo elenco, Kiev invita al boicottaggio delle imprese incluse nella blacklist, che considera fiancheggiatrici dell’invasione, perché con le loro attività o i loro affari in Russia contribuiscono indirettamente ad alimentare la macchina da guerra del Cremlino, pagando le tasse al governo centrale e sostenendo il bilancio federale che finanzia le operazioni militari.

Danno reputazionale

Chi figura nella lista rischia un significativo danno d’immagine, anche se non è bersaglio diretto di alcun tipo di sanzioni, come divieti di viaggio, congelamento dei beni o restrizioni commerciali: l'elenco degli "sponsor internazionali della guerra" dell'Ucraina è infatti privo di potere legale.

Le aziende e i loro alti dirigenti, in compenso, sono accusati di fornire "beni e servizi critici" che aiutano a perpetuare l'invasione e "quindi finanziano il terrorismo", un'accusa pesante per la reputazione di qualsiasi impresa.

Dalla sua pubblicazione la scorsa estate, l'elenco è cresciuto di dimensioni e 17 delle 26 società che vi compaiono quali hanno legami con l'Unione europea.

Una di queste è Otp Bank, la più grande banca commerciale ungherese. La sua inclusione ha scatenato una furiosa risposta da parte del governo di Budapest. Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó l'ha definita "inaccettabile" e "scandalosa", chiedendone l'immediata esclusione.

La banca, che ha oltre 2,4 milioni di clienti in Russia, è accusata di riconoscere le repubbliche autoproclamate nei territori occupati di Donetsk e Lugansk e di fornire “condizioni di credito preferenziali” alle forze armate russe: tutte accuse smentite dalla società.

"Il Gruppo Otp opera nel rispetto di tutte le sanzioni internazionali e delle leggi locali in tutti i suoi mercati, inclusa la Russia", ha dichiarato un portavoce in una nota, rilevando la quota di mercato dello 0,17% della banca in Russia. "Riteniamo ingiustificata la nostra inclusione nell'elenco".

Intanto, il governo di Budapest ha utilizzato il suo potere di veto per bloccare una nuova tranche di 500 milioni di euro in assistenza militare dell'Ue all'Ucraina, chiarendo che il blocco rimarrà in atto finché la banca rimarrà nella lista.

L'Ue non ha approvato né contestato l'elenco, né fornisce alcun contributo alle autorità di Kiev sul tema. Ma la controversia ha costretto l**'Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri Josep Borrell** a cercare un compromesso.

"Dobbiamo fare tutto il possibile a livello bilaterale e multilaterale per approvare il prossimo pacchetto di sostegno militare all'Ucraina. Se uno Stato membro ha difficoltà, discutiamone".

"Il Gruppo Otp opera nel rispetto di tutte le sanzioni internazionali"
Portavoce Otp Bank

Una selezione controversa

L'elenco è gestito dall'Agenzia nazionale ucraina per la prevenzione della corruzione e sembra mancare di una metodologia precisa.

"Non ci sono criteri di selezione formali", spiega a Euronews un portavoce dell'Agenzia.

Per essere oggetto dell'elenco, le società devono essere non russe, gestire affari su larga scala, avere un marchio commerciale ben noto, essere presenti in vari mercati e, ovviamente, supportare la guerra in modo indiretto.

"Pagando le tasse, fornendo beni o materiali chiave, partecipando a campagne di propaganda o mobilitazione, le società in questione contribuiscono indirettamente a mantenere le capacità della Russia di condurre la guerra", le sue parole.

Questo collegamento indiretto è l'elemento più delicato della selezione: a causa del segreto aziendale e dell'opacità del mercato russo, è difficile tracciare una linea convincente tra operazioni commerciali e sovvenzionamento del conflitto.

Il sito web dell'elenco offre brevi spiegazioni per ciascuna azienda coinvolta, seguite da resoconti dei media che ne descrivono le presunte irregolarità. In alcuni casi, la connessione con la Federazione Russa non è esplicitamente dichiarata e risulta soltanto dai resoconti di stampa.

Secondo uno studio dell'Università di Yale, tuttavia, centinaia di aziende mantengono le proprie attività in Russia, molte di più delle 26 designate nella lista.

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Secondo la ricerca, 229 società, tra cui marchi ben noti come l'italiana Benetton e la francese Lacoste, mantengono "l'attività abituale" nel Paese, mentre altre 175 come la tedesca Bayer e l'olandese Ing Bank, stanno "prendendo tempo" mettendo in pausa nuovi progetti di investimento ma continuando a gestire il business quotidiano.

Le smentite delle società coinvolte

Euronews ha contattato le 16 società con sede nell'Ue incluse nella lista, mentre una diciassettesima compagnia estone si è rivelata irraggiungibile.

Al momento della pubblicazione, sette di loro hanno risposto con dichiarazioni dettagliate in cui contestano le accuse e denunciano l'illegalità dell'invasione russa. Un'ottava società ha rifiutato di commentare "questioni commerciali"; nessuna risposta è arrivata dalle due realtà italiane coinvolte, Danieli e Buzzi Unicem.

Auchan, il rivenditore francese che impiega più di 350.000 persone in tutto il mondo, è uno dei marchi più noti della lista. La filiale russa della società è accusatadi "fornire beni all'esercito russo nei territori ucraini occupati, con il pretesto di aiuti umanitari ai civili e aiutare gli uffici di arruolamento militare a reclutare coscritti", come emergerebbe da un'inchiestacondotta dal quotidiano Le Monde e The Insider.

Un portavoce di Auchan ha contestato le affermazioni, sostenendo che la società rispetta "pienamente" le sanzioni internazionali e ha interrotto tutti gli investimenti nei 231 negozi della sua filiale russa, la quale opera "in totale autonomia".

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"Auchan Retail non conduce, sostiene o finanzia alcuna raccolta di beneficenza per le forze armate russe", afferma il portavoce. "Allo stesso tempo, e questa informazione è ben nota alle autorità ucraine, abbiamo contribuito pienamente al rifornimento alimentare per la popolazione civile ucraina. Non abbiamo mai smesso di gestire i nostri negozi e servizi digitali, compresa la consegna a domicilio".

"Auchan non conduce, sostiene o finanzia alcuna raccolta di beneficenza per le forze armate russe"
Portavoce di Auchan

Alcune delle società dell'Ue quotate, come la Raiffeisen Bank International (Rbi), con sede a Vienna, affermano di essere in procinto di lasciare il mercato russo: decisione che dovrebbe assolverle  dalla temuta etichetta di "sponsor della guerra". "

La banca austriaca è stata presa di mira perché offrirebbe servizi a "società fittizie" a Cipro utilizzate da "oligarchi vicini al Cremlino".

Un portavoce di Rbi afferma che il gruppo sta affrontando condizioni di mercato "altamente complesse" e valutando possibili percorsi per completare la vendita delle sue attività russe, processo che probabilmente comporterà enormi perdite. La liquidazione è attentamente monitorata dal governo austriaco, dalla Banca centrale europea e dal dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti.

"Raiffeisenbank manterrà alcune operazioni bancarie in Russia per soddisfare le condizioni della sua licenza bancaria e supportare i clienti, compresi quelli interessati dalla riduzione dell'attività commerciale in Russia. Il gruppo ha la responsabilità di preservare l'integrità delle operazioni locali in Russia, con oltre 9mila impiegati".

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"Raiffeisenbank manterrà alcune operazioni bancarie in Russia per soddisfare le condizioni della sua licenza bancaria e supportare i clienti"
Portavoce di Raiffeisenbank

Altre società europee affermano di essersi completamente ritirate dal mercato russo e tuttavia rimangono designate nella lista. È il caso di OpenWay, un fornitore di software con sede in Belgio, che insiste sul fatto di aver lasciato il paese nella primavera del 2022.

La società avrebbe sviluppato Mir, un sistema di pagamento con carta destinato a sostituire Visa e Mastercard all'indomani dell'annessione della Crimea nel 2014. L'azienda sostiene che OpenWay non è in grado di impedire ai suoi ex clienti di utilizzare Mir per aggirare le sanzioni, perché i suoi accordi di licenza non hanno scadenza.

In ogni caso, spiegano dall'azienda, la Russia ha sviluppato internamente software per supportare il sistema di pagamento interno.

"OpenWay non è in grado di impedire ai suoi ex clienti di utilizzare il sistema di pagamento Mir per aggirare le sanzioni"
Portavoce di OpenWay

"Mir in sostituzione di Visa e Mastercard è un completo fallimento. L'accettazione internazionale è trascurabile e difficilmente può svolgere alcun ruolo nell'elusione delle sanzioni", ha detto un portavoce di OpenWay, che ha chiesto alle autorità ucraine di aggiornare la lista.

Secondo l'Agenzia nazionale ucraina per la prevenzione della corruzione, la rimozione dall'elenco è possibile se le aziende cessano tutte le operazioni in Russia e forniscono un "piano realistico di uscita dal mercato", che può essere raggiunto a breve termine. 

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Sul caso specifico, afferma il portavoce dell'agenzia, non è stata ricevuta alcuna richiesta ufficiale. "Se otteniamo informazioni sul fatto che hanno effettivamente lasciato il mercato russo, li rimuoveremo immediatamente dall'elenco".

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