Ue, contrastare la disinformazione russa e cinese. In arrivo super esperti

Il Presidente russo Putin e il ministro Lavrov
Il Presidente russo Putin e il ministro Lavrov Diritti d'autore AP Photo/Patrick Semansky
Diritti d'autore AP Photo/Patrick Semansky
Di Debora Gandini
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

A dichiararlo Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in conferenza stampa a Bruxelles

PUBBLICITÀ

Un team contro la disinformazione. Per combattere le fake news russe e cinesi sono in arrivo negli uffici dell'Unione europea devi veri proprio esperti nello scovare notizie false. A dichiararlo Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Ue.

"Tutte le nostre delegazioni saranno dotate di esperti nella lotta alla disinformazione in molte parti del mondo". Borrell ha aggiunto che negli ultimi anni la spesa della Russia per aumentare la sua capacità di creare e diffondere le cosiddette notizie false per promuovere la sua propaganda ha superato di gran lunga gli investimenti europei per contrastare tali interferenze.

L'Ue e i paesi membri concordano sulla necessità di creare un modello standardizzato per condividere dati e analisi delle campagne di disinformazione straniere, grazie al supporto delle autorità di tutto il mondo

"Dobbiamo affrontare questo problema politicamente e al più alto livello possibile", ha sottolineato Borrell. "Dobbiamo essere più presenti, esprimere meglio la realtà, impegnarci in lingue e media diversi. Siamo abituati a parlare inglese, ma vi garantisco che ci sono molte persone nel mondo che non capiscono l'inglese, quindi dobbiamo affrontare questo problema anche nelle altre lingue."

"Uno strumento di guerra fondamentale"

L'intervento di Josep Borrell è stato accompagnato dalla pubblicazione del primo rapporto sulla manipolazione delle informazioni estere e delle minacce di interferenza da parte del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE). Sono stati analizzati circa 100 episodi di disinformazione tra ottobre e dicembre 2022.

Il rapporto ha scoperto che la Russia era coinvolta in 88 casi, mentre i canali ufficiali cinesi erano attivi in 17 casi. Diversi esponenti dei due paesi avevano poi operato insieme in cinque casi.

I casi hanno riguardato almeno 30 lingue e miravano principalmente a convogliare l'attenzione su un attore o una narrazione diversa dalla realtà, addossando la colpa a terzi. "Sono maestri in questo. Investono molto. Usano migliaia di persone e lo fanno in modo sistematico, permanente e industrializzato. Questa è un'arma", ha detto Borrell.

La maggior parte delle recenti campagne di Mosca ha cercato di addossare la colpa a Kiev e ai paesi occidentali circa l'invasione su vasta scala dell'Ucraina, e sulle conseguenze sull'economia globale, in particolare sulla sicurezza energetica e alimentare.

"La battaglia della narrativa è iniziata con la pandemia e oggi è chiaro: questa guerra non è condotta solo sul campo di battaglia dai soldati, ma è anche condotta nello spazio dell'informazione, cercando di conquistare i cuori e le menti delle persone, " ha detto Borrell. "La Russia sta usando l'informazione, la manipolazione e l'interferenza come strumento cruciale di questa guerra".

Crescente uso di strumenti diplomatici

La produzione e la fabbricazione di contenuti basati su immagini e video sono state le due tecniche più ricorrenti utilizzate da Russia e Cina per diffondere la loro disinformazione, secondo il rapporto del SEAE. Questi sono poi condivisi da un'ampia gamma di attori, inclusi i canali diplomatici formali.

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, ad esempio, ha compiuto numerosi viaggi in Africa dall'inizio della guerra, accusando le sanzioni occidentali di impedire alla Russia di esportare prodotti agricoli, compresi i fertilizzanti, aggravando così la crisi alimentare.

La Cina, nel frattempo, ha ampliato le sue tattiche negli ultimi anni, diffondendo ripetutamente cospirazioni attraverso i suoi diplomatici, funzionari e media controllati dallo stato, secondo il rapporto.

Ci sono anche prove che Pechino stia pagando influencer con collegamenti segreti con i media cinesi controllati dallo stato o da altre strutture, per contrastare le critiche sulla questione dei diritti umani in Cina. Un modo per stravolgere quanto sta accandendo in Xinjiang.

Il rapporto ha anche sottolineato che le attività di disinformazione e interferenza della Cina non si concentrano solo sulla propagazione del proprio messaggio, ma anche sulla soppressione di voci o messaggi concorrenti che minerebbero la sua narrativa ufficiale.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

La Commissione europea teme la disinformazione russa

Il generale Vannacci candidato alle elezioni europee con la Lega

A Cipro 25mila richiedenti asilo sono in attesa, Nicosia chiede all'Ue di cambiare status alla Siria