Da Martha, il piccione, a Toughie, la raganella: ultimi esemplari della loro specie

Toughie "era un perfetto gentiluomo", dice Mark Mandica, che si è preso cura della rana per sette anni.
Toughie "era un perfetto gentiluomo", dice Mark Mandica, che si è preso cura della rana per sette anni. Diritti d'autore Mark Mandica
Diritti d'autore Mark Mandica
Di Lottie Limb
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Si stima che almeno 1,2 milioni di specie vegetali e animali siano a rischio di estinzione, molte delle quali entro il 2100

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"È molto importante che il mondo sappia che Toughie era una rana bella, affascinante e amata": il tributo del biologo degli anfibi Mark Mandica a Toughie - l'ultima rana arborea con le zampe a frangia di Rabbs, morta nel 2016 - dà voce al profondo dolore che deriva dal prendersi cura di un "endling".

Secondo il Wwf, ogni anno si estinguono sino a 10.000 specie, mentre le attività umane continuano a provocare quello che gli scienziati hanno confermato essere il sesto evento di estinzione di massa.

È quasi impossibile comprendere l'entità della crisi della biodiversità, ma familiarizzare con alcuni di questi endling, soprattutto con quelli amati come Toughie, ci aiuta a mettere in evidenza il fenomeno in termini emotivi.

Le loro storie ci ricordano come altre specie, in via di esaurimento, stiano attraversando il mondo: specie che possono ancora essere salvate.

Martha, il piccione viaggiatore - 1914

Cincinnati Zoo
A photo of Martha next to the Passenger Pigeon Memorial.Cincinnati Zoo

Martha, l'ultimo piccione viaggiatore conosciuto, morì allo zoo di Cincinnati nel 1914. 

Secondo lo zoo, la sua morte ha segnato la prima estinzione documentata di una specie per mano dell'uomo.

"Quando ci siamo resi conto che il piccione viaggiatore era davvero nei guai, era troppo tardi", si legge. 

Dopo che l'ultimo piccione selvatico conosciuto fu cacciato a morte in Ohio nel 1900, allo zoo esisteva un unico stormo in cattività.

I tentativi di allevamento fallirono e nel 1910 solo Martha era ancora in vita: "Fu offerta una ricompensa di 1.000 dollari [circa 900 euro, o 27.000 euro al giorno d'oggi] a chiunque fosse in grado di fornire un compagno a Martha, ma non fu trovato", si aggiunge.

C'è una forte dose di rituale intorno alla morte del piccione viaggiatore: il corpo di Martha è stato congelato e ora si trova allo Smithsonian di Washington.

A Cincinnati, una delle voliere degli uccelli primitivi dello zoo è stata conservata come monumento commemorativo: all'interno, una mostra "ricorda a tutti la tragedia dell'estinzione e invita i visitatori a considerare l'impatto delle loro azioni sulla fauna selvatica".

Benjamin, la tigre della Tasmania - 1936

AFP PHOTO / THE NATIONAL FILM AND SOUND ARCHIVE OF AUSTRALIA
A colourised picture of the last-known surviving Tasmanian tiger from footage taken in 1933.AFP PHOTO / THE NATIONAL FILM AND SOUND ARCHIVE OF AUSTRALIA

La tigre della Tasmania - o tilacino - è senza dubbio una delle specie più iconiche estinte nel XX secolo.

Dichiarato ultimo della sua stirpe, Benjamin fu catturato in natura e conservato allo zoo di Hobart, dove morì pochi anni dopo, nel 1936.

Il video storico che lo ritrae mentre cammina dietro le sbarre è angosciante da guardare: e, a distanza di non più di 100 anni, l'immaginazione si fa strada per dare spazio a questa creatura dall'aspetto ormai strano, con le strisce nere di una tigre, il naso appuntito di un cane e il marsupio di un canguro.

Le tigri della Tasmania, il più grande marsupiale carnivoro dell'era moderna, sono state portate all'estinzione dalla caccia (sino al 1909 c'era una taglia governativa sulla loro testa), dalle malattie e dalla perdita di habitat in seguito alla colonizzazione europea.

È stato difficile per le persone "mettere a riposo" un animale così unico e carismatico: gli avvistamenti segnalati sono continuati per decenni. 

L'anno scorso i ricercatori dell'Università di Melbourne hanno annunciato l'intenzione di riportare in vita la specie.

Lonesome George, la tartaruga gigante delle Galápagos - 2012

Dolores Ochoa/AP
Lonesome George, the last giant terrestrial turtle of the Geochelone species abigdoni, is seen at Galapagos National Park on Santa Cruz Island in 2009.Dolores Ochoa/AP

Ultimo rappresentante conosciuto della sottospecie di tartaruga gigante delle Galápagos, Chelonoidis nigra abingdoni, Lonesome George ha vissuto i suoi ultimi anni presso il centro di ricerca Charles Darwin (situato proprio alle Galápagos).

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Si pensa che avesse circa 100 anni e che avrebbe potuto vivere fino a 200, ma è stato trovato senza vita da un ranger del Parco nazionale delle Galápagos nel 2012, ponendo così fine alla sua stirpe di circa 10 milioni di anni.

George era l'unico sopravvissuto alle ondate di attacchi da parte di balenieri e cacciatori di foche - che uccidevano questa sottospecie per ottenere cibo e petrolio - nelle isole del Pacifico.

Trasferito dall'isola di Pinta nel 1972, il suo habitat era stato devastato da capre in fuga: il gigante solitario ha raggiunto uno status di culto in Ecuador, e non solo.

Quando ti guardava, vedevi il tempo nei suoi occhi
Joe Flanagan
veterinario capo, zoo di Houston

Ma vari tentativi di riproduzione, tra cui l'inseminazione artificiale e una zoologa svizzera che si cospargeva di ormoni femminili per cercare di stimolare la tartaruga, sono purtroppo falliti - ha ricordato Joe Flanagan, un veterinario esperto che ha conosciuto George per oltre 20 anni - George aveva una personalità unica, la sua tendenza naturale era quella di evitare le persone, era molto evasivo.

 Aveva le sue preferenze e le sue abitudini, ma in realtà si avvicinava solo alla sua guardiana Llerena: rappresenta ciò che volevamo preservare per sempre".

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Toughie, la raganella di Rabbs, 2016

Mark Mandica
"You can always tell Toughie from other Rabbs' Fringe-limbed Tree Frogs' photos from the yellow dot on the lip under his right eye," Mandica tells Euronews Green.Mark Mandica

Toughie - così chiamato dal giovane figlio del "suo" biolog, Mark Mandica - è morta all'Atlanta Botanical Garden in Georgia, negli Stati Uniti.

In un mini-documentario audio pubblicato sul podcast britannico "Shortcuts" all'inizio di quest'anno, il biologo degli anfibi descrive amorevolmente gli ultimi anni della raganella.

All'inizio degli anni 2000, un fungo letale, chiamato chytrid, ha colpito "come un uragano" le foreste pluviali di Panama, luogo di origine delle rane, portato inavvertitamente dall'uomo in un'area in cui gli anfibi non avevano alcuna resistenza.

I ricercatori hanno raccolto frettolosamente le rane dagli alberi, "tirandole fuori da un edificio in fiamme", dice Mandica.

Gli anfibi sono minacciati e in declino più rapidamente degli uccelli e dei mammiferi, anche a causa della perdita di habitat e dei cambiamenti climatici.

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Gli anni di solitudine di Toughie all'orto botanico sono trascorsi in silenzio, ad eccezione di un momento speciale - registrato da Mandica - in cui ha trovato la rana che "cantava" da sola.

"Ovviamente voleva una compagnia e questo è profondamente triste, perché non ce n'era una sull'intero pianeta", ha detto il biologo.

Fatu e Najin, gli ultimi rinoceronti bianchi del nord?

TONY KARUMBA/AFP
Fatu (foreground) with her mother Najin at Ol Pejeta's 700-acre enclosure. The rhinos are watched 24/7 by armed guards to keep them safe.TONY KARUMBA/AFP

Najin e Fatu, due rinoceronti bianchi settentrionali che vivono nella riserva di Ol Pejeta, in Kenya, potrebbero non portare la loro specie all'estinzione.

Ma il futuro non si prospetta roseo, dopo che l'ultimo rinoceronte bianco settentrionale maschio al mondo, Sudan, è deceduto presso il santuario in seguito a problemi legati all'età, nel 2018.

"La sua morte è un simbolo crudele del disprezzo umano per la natura e ha rattristato tutti coloro che lo conoscevano - ha dichiarato Jan Stejskal, funzionario dello zoo di Dvur Kralove, nella Repubblica Ceca, dove Sudan ha vissuto fino al 2009 - ma non dobbiamo arrenderci.

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Dobbiamo approfittare della situazione unica in cui le tecnologie cellulari vengono utilizzate per la conservazione delle specie in pericolo".

La riproduzione assistita artificialmente è una possibilità per le femmine, come hanno dimostrato i recenti controlli veterinari. 

Le speranze della sottospecie sono ora riposte nello sviluppo di tecniche di fecondazione in vitro e nella tecnologia delle cellule staminali, dice Ol Pejeta, "procedure costose e complicate che non sono mai state tentate prima sui rinoceronti".

Anche i rinoceronti neri di Sumatra e di Giava sono in grosso pericolo - quest'ultimo con una stima di 18 individui rimasti - dopo la crisi dovuta al bracconaggio.

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