Dal 1º gennaio i veicoli in transito dal Kosovo alla Serbia non dovranno coprire i simboli statali con degli adesivi. Con il nuovo anno i kosovari potranno anche viaggiare nell'Unione europa fino a tre mesi senza visto
Con l'arrivo del 2024 è scattata la possibilità per i veicoli con targa kosovara di entrare in Serbia, senza coprire parzialmente le targhe, aprendo la strada alla fine di una lunga disputa sulla questione.
Finora i veicoli provenienti dal Kosovo o dalla Serbia potevano attraversare il confine solo se apponevano adesivi per nascondere i rispettivi simboli statali.
La questione delle targhe è uno dei nodi che dividono i due Paesi dal 2008, dalla dichiarazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia, che il governo di Belgrado non ha riconosciuto al pari di Russia e Cina.
Dal 1° gennaio, a tutti i valichi di frontiera, compaiono tuttavia degli avvisi ufficiali secondo cui il permesso di entrare in Serbia ai veicoli con targa Rks, il codice internazionale della Repubblica del Kosovo, non equivale a un riconoscimento della statualità del vicino.
Il primo ministro kosovaro, Albin Kurti, ha dichiarato che il suo governo prenderà una decisione analoga per i veicoli in arrivo dalla Serbia, solo quando sarà sicuro che la misura entrata in vigore con il nuovo anno sarà effettivamente rispettata, spiega Andjelka Ćup, giornalista di Euronews Serbia.
La copertura dei simboli statali sulle targhe con adesivi, per garantire la neutralità, fa parte di un accordo temporaneo tra Belgrado e Pristina il 30 settembre 2021, mediato dall'Unione europea al fine di smorzare la tensione tra i due Paesi.
Dal 2024 nessun bisogno di visto Ue per i cittadini del Kosovo
C'è un'altra buona notizia per i cittadini del Kosovo nel 2024. Potranno infatti recarsi nell'Unione Europea per un periodo massimo di novanta giorni senza l'obbligo del visto Schengen, sulla base di un accordo con l'Ue appena entrato in vigore.
Secondo la Commissione europea, già dal 2018 il Kosovo ha soddisfatto i criteri necessari per il regime di esenzione dal visto, compresa la gestione delle frontiere e dell'immigrazione.
Tuttavia, l'approvazione della decisione è stata bloccata da Francia e Paesi Bassi, preoccupati per la possibilità di nuove ondate migratorie, e da altri cinque membri dell'Unione: Cipro, Grecia, Romania, Slovacchia e Spagna.