Gaza: almeno 20 morti a Rafah, proteste a Tel Aviv contro la guerra

Bombardamenti nel sud della Striscia di Gaza
Bombardamenti nel sud della Striscia di Gaza Diritti d'autore Ohad Zwigenberg/AP
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Di Ilaria CicinelliEuronews
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Si intensificano gli attacchi di Israele a Gaza ora che l'offensiva ha coinvolto anche il sud della Striscia, con centinaia di morti e feriti negli attacchi ai campi profughi. A Tel Aviv israeliani e palestinesi hanno protestato insieme chiedendo il cessate il fuoco e la fine delle ostilità

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Un attacco giovedì sera ha distrutto un edificio residenziale nella città di Rafah, all'estremità meridionale di Gaza, uccidendo almeno 23 persone e ferendone 55, secondo l'ufficio stampa del vicino ospedale Al-Kuwaiti.

Le immagini mostrate nelle stesse ore dall'emittente Cnn hanno turbato molte persone: uomini ma anche donne e almeno due bambini sarebbero stati detenuti e spogliati dalle forze israeliane in uno stadio nel nord di Gaza.

Centinaia di persone hanno partecipato giovedì a una protesta contro la guerra a Gazain piazza Habima, a Tel Aviv. I partecipanti, guidati dal gruppo 'Standing together', hanno chiesto la fine dei combattimenti, il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas e la fine dell'occupazione. Lo riporta Haaretz.

"Centinaia di persone manifestano a Tel Aviv per chiedere la pace tra Israele e Palestina e un accordo di cessate il fuoco", scrivono su X i membri dell'associazione, "è la più grande protesta ebraico-araba dall'inizio della guerra!".

"Le immagini dei bambini con gli occhi spalancati, di quelli ciechi tornati dalla prigionia, o di quelli che sono ancora imprigionati nei tunnel bui mi perseguitano", ha detto un membro di spicco di 'Standing together', Ghadir Hani. "Il ciclo di spargimenti di sangue può finire. Ma dipende da ciò che facciamo. Non dobbiamo perdere la speranza. Non dobbiamo arrenderci all'odio", ha aggiunto. 

Tel Aviv conferma: è stato l'esercito a uccidere i tre ostaggi israeliani

L'esercito israeliano ha completato le indagini sull'uccisione dei tre ostaggi israeliani, affermando che l'evento "non avrebbe dovuto verificarsi" e avrebbe potuto essere evitato, ma non ha adottato alcuna misura disciplinare.

I tre ostaggi, Yotam Haim, 28 anni, Samer Al-Talalka, 25 anni e Alon Shamriz, 26, sono stati uccisi per errore dalle forze israeliane il 15 dicembre dopo essere usciti da un edificio in un quartiere di Gaza City dove si erano svolti intensi combattimenti.

L'esercito ha confermato i rapporti iniziali secondo cui gli uomini erano usciti dall'edificio a torso nudo e sventolando una bandiera bianca, cercando di segnalare che non rappresentavano una minaccia.

Due degli ostaggi sono stati uccisi immediatamente, mentre il terzo è rientrato nell'edificio gridando aiuto in ebraico. Il comandante ha ordinato di cessare il fuoco, ma un'altra raffica di spari lo ha ucciso 15 minuti più tardi.

I soldati non hanno sentito l'ordine di cessare il fuoco

L'esercito ha dichiarato che le complesse condizioni di battaglia, la visibilità limitata e il rumore dei carri armati vicini che impedivano alle truppe di sentire le istruzioni dei loro comandanti, hanno contribuito all'evento fatale.

"I combattimenti creano molte situazioni complesse e difficili", ha dichiarato il portavoce dell'esercito Daniel Hagari in una conferenza stampa.

Il capo dell'esercito, il tenente generale Herzi Halevi, ha dichiarato che i soldati hanno violato le procedure di fuoco aperto perché gli ostaggi non rappresentavano una minaccia. Ma ha detto che "non c'è stata malizia nell'evento" e che i soldati hanno agito "al meglio della loro comprensione".

L'85 per cento degli abitanti di Gaza è sfollato

Mentre Israele ha ampliato la sua offensiva, i palestinesi in fuga si sono ammassati nelle aree lungo il confine egiziano e la costa meridionale del Mediterraneo, dove i rifugi e le tendopoli sono stracolmi. Anche in queste aree Israele continua a colpire quelli che, a suo dire, sono obiettivi militari.

La guerra tra Israele e Hamas ha già spinto circa l'85 per cento degli abitanti di Gaza, 1.9 milioni su una popolazione di 2.3, ad abbandonare le loro case, radendo al suolo la parte settentrionale dell'enclave palestinese e aumentando i timori di un destino simile per il sud mentre si allarga l'offensiva.

Le vittime degli attacchi israeliani hanno raggiunto quota 21.320, con oltre 55mila feriti e più di 7mila dispersi.

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