Gaza, Netanyahu vuole continuare la guerra fino alla distruzione di Hamas

Palestinesi tra le macerie e Gaza
Palestinesi tra le macerie e Gaza Diritti d'autore Bilal Hussein/AP
Diritti d'autore Bilal Hussein/AP
Di Maria Michela D'Alessandro
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Gli Usa provano a mediare con la visita del Consigliere alla sicurezza nazionale Jake Sullivan a Tel Aviv e Ramallah. Israele avverte: determinati a combattere fino alla eliminazione di Hamas e a alla vittoria completa

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Nessuna tregua umanitaria, nessun passo indietro di Israele a Gaza: dove non si fermano le armi è la diplomazia a non avere alcun potere nel conflitto tra Israele e Hamas. Seppur ancora in corso, la visita del consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati UnitiJake Sullivan a Tel Aviv e Ramallah non sembra aver raggiunto i suoi risultati: convincere Israele a interrompere i combattimenti e che la guerra a Gaza finisca il prima possibile. Dopo aver incontrato giovedì Benyamin Netanyahu e il capo del Mossad David Barnea, Sullivan sarà oggi a Ramallah per i colloqui con Mahmoud Abbas

Gli Stati Uniti vogliono che la guerra tra Israele e Hamas finisca "il prima possibile"
John Kirby
Portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa

"Ai miei amici americani ho detto che i nostri soldati non sono caduti invano. Pur con il dolore per la loro morte siamo determinati a combattere fino alla eliminazione di Hamas e a alla vittoria completa", ha detto il premier Netanyahu al termine dell'incontro di giovedì con il Consigliere alla sicurezza nazionale Usa. 

Intanto, aumenta il bilancio dei morti tra i soldati israeliani, salito a 117, e quello degli ostaggi: venerdì mattina l'esercito israeliano ha annunciato di aver recuperato i corpi di altri due soldati che erano stati rapiti il 7 ottobre, e quello dell'ostaggiofranco-israeliano Elya Toledano.  Israele ha anche compiuto un primo tentativo di allagare con acqua prelevata dal mare un tunnel militare di Hamas nel settore nord della striscia di Gaza. 

I parenti degli ostaggi chiedono all'Onu di assicurargli il ritorno dei loro cari

I rappresentanti delle famiglie degli israeliani tenuti in ostaggio a Gaza hanno incontrato il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres a New York. A riferirlo i media israeliani, in quello che raccontano essere stato un incontro particolarmente teso: i parenti delle persone rapite da Hamas e portate a Gaza dopo l'attacco del 7 ottobre hanno fatto pressioni affinchè il segretario Onu faccia di più per assicurare il ritorno degli ostaggi. Tra le critiche a Guterres ci sarebbero i commenti rilasciati sui fatti del 7 ottobre, quasi una giustificazione per gli attacchi di Hamas, e quella di non aver visitato Israele dopo il massacro. Guterres, oltre ad aver espresso piena solidarietà nei confronti delle famiglie degli ostaggi, definendo i rapimenti "un crimine terribile", ha detto di non avere potere di riportare a casa i loro cari. Ha poi aggiunto che farà qualsiasi sforzo attraverso i canali delle Nazioni Unite per il loro rilascio e che questo debba avvenire ilprima possibile.

Giovedì, in Israele, Netanyahu ha invece incontrato la presidente del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr), Mirjana Spoljaric Egger, chiedendo che l'organizzazione "adempia alla sua missione" di raggiungere gli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza dal 7 ottobre e garantire il loro benessere. In un momento dell'incontro apparso in tv, Netanyahu ha incalzato la Spoljaric dicendole che la Croce rossa ha "tutto il diritto di esercitare pressioni pubbliche su Hamas" per accedere agli ostaggi israeliani. 

"Non funzionerà, perché maggiore sarebbe la pressione pubblica che noi eserciteremmo e più loro chiuderebbero la porta", ha risposto la presidente del Cicr. Spoljaric ha incontrato anche il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen: sugli ostaggi israeliani "ogni giorno che passa è un altro fallimento per la Croce rossa", ha accusato Cohen. 

Vicedirettore Pam: 9 famiglie palestinesi su 10 non mangiano tutti i giorni

Mentre si continua a combattere, metà della popolazione di Gaza sta morendo di fame, ha affermato il vicedirettore del Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite, Carl Skau.

Solo una frazione delle forniture necessarie è riuscita ad entrare nella Striscia e in alcune aree nove famiglie su 10 non riescono a mangiare tutti i giorni, ha aggiunto il funzionario, sottolineando che le condizioni a Gaza hanno reso le consegne di aiuti umanitari "quasi impossibili".

Con la situazione umanitaria al collasso, Skau ha dichiarato che il Programma è pronto a consegnare aiuti ad un altro milione di persone entro un paio di settimane a Gaza, se le condizioni lo permetteranno, ovvero con l'apertura di altri valichi e un cessate il fuoco umanitario.

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