All'Associated press le indiscrezioni di un leader di Hamas sulla pianificazione dell'attacco

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Di Michela Morsa
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Ali Barakeh ha rivelato all'agenzia statunitense che pochissimi comandanti erano a conoscenza dell'operazione e ha smentito le voci di un coinvolgimento di Iran e Hezbollah

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Una domanda si impone su tutte le altre nell'analisi dell'attacco di Hamas a Israele dello scorso sabato: come i miliziani di Gaza siano riusciti a lanciare con successo un attacco di tale portata, cogliendo completamente alla sprovvista la prestigiosa intelligence e l'esercito israeliani. 

Ali Barakeh, un leader del movimento islamista che controlla la Striscia di Gaza dal 2007, intervistato lunedì a Beirut dall'Associated press, ha fornito qualche informazione sulla pianificazione e sull'esecuzione dell'assalto. 

L'alto esponente di Hamas ha dichiarato che solo un piccolo numero di comandanti all'interno della Striscia di Gaza, circa una mezza dozzina, era a conoscenza dell'ampia incursione - volutamente in programma "quando il nemico era in vacanza" - e che né l'Iran né Hezbollah, il gruppo di militanti sciiti libanesi che sostengono Hamas, hanno partecipato alla pianificazione dell'attacco o sono stati informati in anticipo. 

Barakeh ha smentito le voci secondo le quali la settimana scorsa si sarebbe tenuta una riunione in merito all'assalto a Beirut. Ha riconosciuto che gli alleati hanno aiutato Hamas in passato, ma ha detto che dalla guerra del 2014 il gruppo ha prodotto i propri razzi e addestrato i proprio combattenti

In ogni caso, ha aggiunto Barakeh, gli alleati sono pronti a unirsi ai combattimenti "se Gaza sarà sottoposta a una guerra di annientamento", ossia se Israele lancerà un'offensiva di terra e Hamas si troverà in difficoltà.

Hamas ha insomma le spalle coperte in caso di una grave battuta d'arresto nella lunga guerra che "è pronto a combattere". Ma Bakareh, per il momento, non mostra segni di preoccupazione: le forze proprie impiegate finora sono state 2mila, su un esercito che conta 40mila persone solo a Gaza

Per anni rappresentante di Hamas in Libano e ora incaricato di coordinarsi con le altre fazioni palestinesi, Barakeh ha detto che il gruppo userà gli ostaggi catturati nel raid per ottenere il rilascio di tutti gli arabi detenuti nelle carceri israeliane e anche di alcuni palestinesi imprigionati negli Stati Uniti con l'accusa di finanziare il gruppo, che Washington - ma anche l'Unione europea e chiaramente Israele - considera terroristico.

"Sono stati detenuti in America perché accusati di gestire organizzazioni benefiche che sostengono la popolazione assediata a Gaza e aiutano gli orfani di Gaza, quindi l'America ha detenuto e condannato queste persone come richiesto da Israele. Sono stati condannati all'ergastolo in America. Chiederemo il rilascio di questi palestinesi ed è nostro diritto chiedere la loro libertà", ha affermato il funzionario, senza specificare di chi parlasse. 

Nel 2009, un tribunale di Dallas ha condannato due membri fondatori della Holy land foundation for relief and development, un tempo la più grande organizzazione benefica musulmana degli Stati Uniti, a 65 anni di carcere per aver versato milioni di dollari ad Hamas. Altri tre uomini sono stati condannati a pene detentive che vanno dai 15 ai 20 anni per cospirazione.

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