In fuga dall'Afghanistan dei Talebani. Parigi accoglie cinque donne

Le rifugiate afghane arrivate a Parigi
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Di Euronews
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Da quando i Talebani sono tornati al potere in Afghanistan la condizione delle donne si è progressivamente deteriorata. La Francia ha promesso di prestare particolare attenzione alla questione femminile e lunedì ha accolto cinque rifugiate

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Si tratta di un passo troppo piccolo ma ha un valore simbolico. Lunedì la Francia ha accolto cinque donne in fuga dall'Afghanistan ritornato sotto il controllo dei talebani ormai due anni fa.

Nel gruppo, atterrato a Parigi nel pomeriggio, l'ex direttrice dell'Università delle Scienze, una consulente governativa, un'ex presentatricce televisiva e l'insegnante di una scuola femminile segreta di Kabul. Una delle donne è stata accompagnata da tre bambini.

Profili diversi ma con un passato recente comune: sono tutte state minacciate di morte dai talebani a causa dei lavori svolti durante i vent'anni di occupazione occidentale. E non essendo riuscite a lasciare il Paese con i voli messi a disposizione dai contingenti occidentali in fuga da Kabul ad Agosto 2021, hanno dovuto mettersi in salvo da sole, attraversando la frontiera con il Pakistan.

"Secondo le istruzioni impartite dal Presidente della Repubblica, si sta prestando particolare attenzione alle donne che sono minacciate dai Talebani perché ricoprono posizioni importanti nella società afghana o hanno stretti contatti con gli occidentali. Questo è il caso delle cinque donne arrivate oggi", ha dichiarato all'AFP Didier Leschi, direttore generale dell'Ufficio francese per l'immigrazione e l'integrazione (Ofii), un organismo sotto l'autorità del Ministero dell'Interno.

L'arrivo a Parigi

"Lavoravo con il governo, ero consulente del Ministro della Politica, e sono stata minacciata di morte dai talebani. Così sono scappata dall'Afghanistan e sono andata in Pakistan", ha raccontato all'arrivo Naveen Hashim, attivista per i diritti delle donne ed ex ricercatrice.

"Non dimenticate l'Afghanistan. Non dimenticate le donne e il suo popolo. Abbiamo bisogno del vostro sostegno e di quello delle Nazioni Unite", ha aggiunto Muzhgan Feraji, ex giornalista.

Le donne sono state poi portate in un centro di accoglienza nella regione di Parigi e saranno registrate come richiedenti asilo per essere indirizzate verso una residenza mentre le autorità esamineranno i loro casi.

"L'operazione Apagan (accoglienza di afghani in Francia) prosegue tranquillamente", ha aggiunto il prefetto Didier Leschi, sottolineando che tali operazioni "potrebbero essere ripetute se altre donne ccon simili profili avessero trovato rifugio in Pakistan".

"Un sistema di asilo femminista è quindi possibile", ha dichiarato lunedì Solène Chalvon-Fioriti, co-pilota del collettivo Accueillir les Afghanes, che da diversi mesi si batte per queste accoglienze.

Per il momento, sebbene questi arrivi siano "una buona notizia", "non sono il risultato di una decisione politica", ha affermato Delphine Rouilleault, un'altra responsabile dell'ONG. Le evacuazioni sono state "duramente conquistate" dagli attivisti, ha continuato, stimando che centinaia di donne afghane sono ancora "nascoste" in Pakistan.

L'erosione dei diritti

Nell'estate del 2021, il presidente Emmanuel Macron ha promesso che la Francia sarebbe rimasta "al fianco delle donne afghane", nel bel mezzo di un'operazione di evacuazione - 15.769 persone tra la primavera del 2021 e la fine di luglio del 2023, secondo le autorità.

A due anni di distanza, "le donne sole e prive delle necessarie capacità relazionali sono state ampiamente trascurate", ha affermato il gruppo Accueillir les Afghanes in un articolo pubblicato su Le Monde a fine aprile.

Dopo il loro ritorno al potere, i talebani hanno gradualmente ridotto i diritti delle donne afghane. La questione femminile è usata come una leva dal regime per mettere pressione all'occidente, e spingere Washington a sbloccare i 9.5 miliardi di dollari congelati negli istituti di credito statunitensi.

Ad oggi le donne non possono più frequentare la scuola dopo i 12 anni, né avere accesso alle università, ai parchi o ai palazzetti dello sport.

Le donne, che devono coprirsi completamente all'esterno, non possono più lavorare per le ONG e sono escluse dalla maggior parte dei posti di servizio pubblico.

"Si ritrovano senza nulla", ha dichiarato Najla Latif, una delle donne afghane evacuate dopo essere diventata la prima donna a dirigere una facoltà nel Paese. "Non avevamo più un futuro in Afghanistan", ha affermato al suo arrivo.

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