L'ultimo giorno di Papa Francesco in Mongolia

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Papa Francesco Diritti d'autore Andrew Medichini/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
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Nell'ultimo giorno di visita Bergoglio ha inaugurato la casa della Misericordia di Ulaanbaatar. Nei quattro giorni di visita il Papa ha lodato la tolleranza religiosa della Mongolia. il viaggio è stato un'occasione per tendere la mano a Pechino

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Si è concluso il 43esimo viaggio apostolico di Papa Francesco, con la sua storica visita in Mongolia: la prima volta di un Potefice nel Paese asiatico.

Dopo una breve cerimonia di congedo all'aeroporto internazionale di UlaanBaatar, alla presenza della ministra degli Esteri della Mongolia, Batmunkh Battsetseg, Papa Francesco ha concluso il suo viaggio apostolico nel Paese asiatico ed è ripartito per l'Italia. L'aereo del Pontefice è decollato con destinazione Roma-Fiumicino, dove atterrerà lunedì pomeriggio.

Gli impegni dell'ultima giornata

Nell'ultimo giorno Bergoglio si è congedato dalla Prefettura Apostolica di UlaanBataar, dove ha soggiornato in questi giorni in Mongolia, ha raggiungo in auto la Casa della Misericordia, dove ha incontrato gli operatori della carità e inaugurato la struttura.

La Casa della Misericordia, situata in un complesso scolastico dismesso appartenuto un tempo alle Suore Ospedaliere di San Paolo di Chartres, nel distretto di Bayangol, nella parte centrale della città , è nata grazie all'iniziativa dei responsabili della Chiesa locale e del prefetto apostolico di Ulaanbaatar, il cardinale Giorgio Marengo, e grazie all'aiuto della direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie australiane, la Catholic Mission.

Gli operatori della Casa della Misericordia lavoreranno a stretto contatto con le strutture sanitarie, la polizia locale e gli assistenti sociali presenti nel distretto. All'ingresso della Casa della Misericordia, il Papa viene accolto dal direttore della struttura. Dopo il saluto di benvenuto del direttore, il Pontefice ascolta due testimonianze: della rappresentante del gruppo sanità e di un'operatrice testimonianze. Quindi pronuncia il suo discorso e, prima di congedarsi, benedice la targa che denominerà la Casa della Misericordia.

Il significato del viaggio

Il viaggio in una delle comunità cattoliche più piccole e più recenti del mondo - nel Paese ci sono solo appena 1.450 fedeli - è servito per far conoscere la tradizione di tolleranza religiosa della Mongolia, e le capacità di dialogo e mediazione di una nazione pacifica stretta tra due super potenze come la Russia e la Cina.

La presenza dei vescovi cinesi a Ulaanbaatar è servita anche per rafforzare il dialogo con Pechino, con cui il Vaticano non intrattiene relazioni diplomatiche ufficiali. Da tempo Papa Francesco esprime pubblicamente la sua volontà di visitare la Repubblica popolare cinese. E fin dall'inizio della sua visita non ha perso l'occasione per inviare segnali di distenzione. La prima mano tesa già in aereo, quando sorvolando lo Spazio aereo cinese ha inviato un telegramma di saluti a Xi Jinping.

Anche per questo il Papa ha evitato ogni tipo di critica nei confronti delle politiche repressive de Partito comunista cinese nei confronti delle  minoranze etniche e religiose che vivono in alcune regioni del Pese, come Tibet e Xinjiang.

Bravi cristiani e bravi cittadini

Domenica, al termine della messa nella 'SteppeArena' di Ulaanbaatar, prima di pronunciare alcune parole di ringraziamento, il Pontefice ha preso per mano il vescovo emerito di Hong Kong, cardinale John Tong Hon, e l'attuale vescovo, il cardinale designato Stephen Chow. "Questi due fratelli vescovi, l'emerito di Hong Kong e l'attuale vescovo della città - ha affermato - io vorrei approfittare della loro presenza per inviare un caloroso saluto al nobile popolo cinese. A tutto il popolo auguro il meglio, e andare avanti, progredire sempre. E ai cattolici cinesi chiedo di essere buoni cristiani e buoni cittadini. A tutti".

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