Il miliardario è da decenni una delle figure politiche più influenti del Paese. Il suo ritorno coincide con la probabile formazione di un nuovo governo del partito populista da lui fondato, il Pheu Thai, grazie a un accordo con i militari
L'ex primo ministro e miliardario thailandese Thaksin Shinawatraè tornato nel Paese dopo 15 anni di esilio autoimposto. Il ritorno di Shinawatra, che è stato a capo del governo nei primi anni Duemila ma è stata per anni una delle principali figure politiche della Thailandia, coincide con un momento di grave crisi politica che dovrebbe risolversi proprio martedì.
In Parlamento si voterà la fiducia a un nuovo governo e l’incarico potrebbe andare al candidato del Pheu Thai, il partito populista fondato proprio da Shinawatra e arrivato secondo alle elezioni dello scorso maggio.
Al suo arrivo a Bangkok con un jet privato Shinawatra è stato accolto da centinaia di suoi sostenitori, oltre che da alcuni membri della sua famiglia. Sceso dall'aereo, si è inchinato davanti a un ritratto del re, poi è stato portato alla Corte Suprema, dove gli è stata notificata una condanna a 10 anni di prigione, ed è stato portato in carcere.
Durante il suo esilio Shinawatra era stato condannato in contumacia per vari reati, tra cui corruzione e abuso di potere, ma è improbabile che sconti davvero la pena. Piuttosto, potrebbe aver trovato un accordo con la giunta militare, di cui è stato per 20 anni il più grande avversario politico.
Shinawatra fu infatti deposto nel 2006 da un colpo di Stato dell'esercito. Indagato in numerosi processi, scappò dal Paese, ma continuò a esercitare un'enorme influenza politica. Il Pheu Thai negli anni ha vinto diverse elezioni ma i militari hanno impedito più volte che salisse al potere.
La crisi politica
Come già detto, alle elezioni del 2023 il Pheu Thai è arrivato secondo, dietro al partito riformista di Kao Klai guidato dal giovane e popolare imprenditore Pita Limjaroenrat. I due partiti hanno allora formato un'alleanza per mandare via i militari, ma le peculiarità del sistema politico e costituzionale thailandese hanno impedito a Pita Limjaroenrat di ottenere abbastanza seggi per formare un governo.
Benché Pheu Thai e Kao Klai avessero la netta maggioranza dei deputati alla Camera, la Costituzione fatta approvare nel 2014 dalla giunta militare al potere prevede che il Senato sia di fatto nominato dai militari. In questo modo, i partiti fedeli ai militari presenti nel Senato hanno potuto bloccare il voto a favore del governo riformista.
A quel punto il Pheu Thai ha cambiato quasi completamente schieramento e ha raggiunto un accordo con i partiti vicini ai militari. Quest'ultimi infatti reputano il partito di Shinawatra il male minore se paragonato a Kao Klai, che vorrebbe riformare le forze armate e abolire il reato di lesa maestà nei confronti della monarchia.
Una coalizazione di 11 partiti per sostenere come candidato primo ministro Srettha Thavisin, un ricco uomo d'affari di 60 anni. Molti sospettano che l’accordo politico tra il Pheu Thai e i militari preveda anche una qualche forma di grazia o di amnistia per Shinawatra.