Oltre al primo ministro uscente Mark Rutte escono di scena anche la leader del D66 Sigrid Kaag e la guida dei cristiano-democratici Wopke Hoekstra
Il prossimo 22 novembre oltre 12 milioni di olandesi saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento. La caduta del governo dovuta al mancato accordo tra i partiti dell'esecutivo sul ricongiungimento familiare dei richiedenti asilo porta il Paese al voto anticipato. Mark Rutte, il premier più longevo della storia olandese, ha annunciato il suo ritiro definitivo dalla politica.
Per mesi, Rutte ha cercato di negoziare un pacchetto di misure per ridurre il flusso di nuovi migranti in arrivo nel Paese. Male lotte politiche sui limiti al ricongiungimento familiare e sulla creazione di un asilo a due livelli lo hanno portato a gettare la spugna.
Le sue proposte prevedevano la creazione di due classi di asilo: una temporanea per le persone in fuga dai conflitti e una permanente per le persone in fuga dalle persecuzioni. Intendevano anche ridurre il numero di familiari autorizzati a raggiungere i richiedenti asilo all'interno del Paese.
Sia il partito Forum per la democrazia (Vvd) di Rutte che l'Appello cristiano-democratico (Cda) volevano queste misure severe, ma i partiti di centro-sinistra D66 e Unione cristiana si sono opposti.
Pieter Heerma, leader dei cristiano-democratici, partner della coalizione, ha definito l'approccio di Rutte nei colloqui "quasi sconsiderato".
Dopo l'annuncio di nuove elezioni ha dichiarato la fine della sua carriera politica anche Sigrid Kaag, leader del principale partito alleato di governo di Rutte e ministro delle Finanze uscente.
La motivazione di Kaag sarebbe l'impatto sulla sua famiglia delle ripetute minacce ricevute durante il suo mandato.
Anche il ministro degli Esteri uscente Wopke Hoekstra ha confermato che non guiderà la campagna elettorale del suo partito (Cda) per le elezioni generali.