Tam Tam Basket Castel Volturno su Al Jazira, esempio inclusione

Il regista Kenawi racconta la storia del dream team di immigrati
Il regista Kenawi racconta la storia del dream team di immigrati
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Di ANSA
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(ANSA) - CASERTA, 26 OTT - E' disponibile sul canale Al Jazira English (sottotitoli in inglese) e Youtube, il documentario di Mohamed Kenawi realizzato per l'emittente del Qatar sulla squadra Tam Tam Basket di Castel Volturno (Caserta), esempio di inclusione e riscatto sociale tramite lo sport, essendo formata soprattutto da adolescenti nati a Castel Volturno da immigrati perlopiù africani, e privi di cittadinanza, cui fino a qualche anno fa era preclusa anche la possibilità di fare basket a livello agonistico. Si intitola "Tam Tam basket. The dream team", non una casualità, visto che la squadra da sogno sarebbe rimasta tale senza il "tam tam" mediatico, unito alla determinazione del coach della squadra, l'ex cestista Max Antonelli e alla sensibilità di qualche politico come Michele Anzaldi, che hanno permesso di cambiare le cose - in particolare una norma della Fedebasket - dando l'opportunità ai giovani della Tam Tam, e anche a tanti altri ragazzi nelle loro stesse condizioni, di poter disputare i campionati giovanili di basket a livello regionale e nazionale indipendentemente dalla loro nazionalità. E per i "Tam Tam" è arrivata la notorietà. Nel doc, il regista egiziano Kenawi racconta la missione, gli allenamenti e la vita quotidiana del coach Massimo Antonelli e dei giovani cestisti di Castel Volturno, che sono attualmente un centinaio divisi in quattro squadre, tre maschili (under 13, under 15 e under17) ed una femminile under 17, nata di recente; e da lunedì 31 ottobre partirà anche il mini-basket. Un team cui anche tanti ragazzi italiani di Castel Volturno si stanno avvicinando, che vuole continuare ad essere un esempio di coesistenza. Coach Antonelli ribadisce però la necessità dello "ius soli", e se questo "strumento - spiega - è di difficile approvazione, anche se non capisco perchè trattandosi di ragazzi nati in Italia e che parlano e agiscono da italiani, allora va bene anche lo Ius Scholae, che mi sembra però più una soluzione di compromesso. L'importante è che si faccia qualcosa". (ANSA).

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