Allarme WWF: "Distrutto il 69% della fauna selvatica in 50 anni"

la perdita maggiore è stata rilevata tra le specie d'acqua dolce, con un calo di oltre l'80%
la perdita maggiore è stata rilevata tra le specie d'acqua dolce, con un calo di oltre l'80% Diritti d'autore Daniel Versteeg / WWF
Diritti d'autore Daniel Versteeg / WWF
Di Euronews Agenzie:  ANSA
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A dirlo è il Living Planet Report (LPR) 2022, che ha monitorato quasi 32.000 popolazioni di 5.230 specie di vertebrati

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Le popolazioni selvatiche delle specie animali monitorate sono crollate di quasi il 70% negli ultimi 50 anni: a dirlo è Living planet report del WWF per il 2022,  che evidenzia le perdite "devastanti" subite dalla natura a causa dell'attività umana 

"Il declino è globale" spiega il direttore generale WWF Marco Lambertini. "Ma ci sono regioni che sono state colpite molto più pesantemente: nel continente latino-americano il declino è del 94%. Questo non è del tutto sorprendente perché la regione contiene, nelle regioni tropicali di oggi, molta più biodiversità. È quindi ovvio che il declino sia più forte, più elevato in quelle regioni rispetto all'Europa, dove abbiamo registrato un declino del 15%, ma il motivo è che l'Europa ha perso la sua fauna selvatica molto prima".

Fra le cause c'è innanzitutto la distruzione degli habitat, a cui rischiano di aggiungersi gli sconvolgimenti climatici

"Dobbiamo abbandonare l'idea illusoria di poter continuare a dare per scontata la natura" sottolinea Lambertini. "Non possiamo continuare a svilupparci in modo dispendioso e distruttivo senza tenere conto delle conseguenze del degrado ambientale. Le conseguenze ci sono. E se non cambiamo rotta, se non azzeriamo le emissioni di carbonio e non iniziamo a proteggere la biodiversità, pagheremo conseguenze ancora maggiori e il prezzo sarà ancora più alto negli anni a venire".

Un appello è stato lanciato alla conferenza COP 15 affinché stili un piano per invertire la perdita di biodiversità.

ll Living Planet Report (LPR) 2022 ha monitorato quasi 32.000 popolazioni di oltre 5mila specie vertebrate: fra queste ci sono 

  • i delfini rosa di fiume dell'Amazzonia, le cui popolazioni sono crollate del 65% tra il 1994 e il 2016 nella Riserva brasiliana di Mamirauá
  • i gorilla di pianura orientale, il cui numero ha subito un declino stimato dell'80% nel Parco nazionale di Kahuzi-Biega in Congo tra il 1994 e il 2019; 
  • i cuccioli di leone marino dell'Australia meridionale e occidentale, il cui numero è calato di due terzi tra il 1977 e il 2019

Complessivamente, come gruppo di specie, la riduzione maggiore riguarda le popolazioni d'acqua dolce monitorate, diminuite in media dell'83% a causa della perdita di habitat e delle barriere alle rotte migratorie.

"Senza un cambiamento strutturale nelle nostre politiche, economie, abitudini - commenta il presidente di Wwf Italia, Luciano Di Tizio - quasi nessuno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'ONU (SDGs) potrà essere raggiunto. Per invertire la perdita di natura e garantire un futuro più sicuro e sano per tutti è indispensabile dimezzare l'impronta globale di produzione e consumo entro il 2030"

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