Calcio in lutto: è morto l'eterno Diego Armando Maradona. Napoli piange il suo dio

I tifosi del Napoli piangono Maradona allo stadio San Paolo
I tifosi del Napoli piangono Maradona allo stadio San Paolo Diritti d'autore CARLO HERMANN / AFP
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Di Gioia SalvatoriCinzia Rizzi
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El Pibe de Oro si è spento nella sua casa di Tigre, in Argentina, per un arresto cardiocircolatorio. Indetti tre giorni di lutto nazionale in Argentina. Napoli piange il suo dio

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Il mondo del pallone - anzi, il mondo intero - piange Diego Armando Maradona. La sua morte è stata annunciata in primis dai media argentini, tra cui il Clarin.

El Pibe de Oro è deceduto nella sua residenza a Tigre, in Argentina, per un arresto cardiocircolatorio. Diego Maradona ha subito un arresto cardiaco e quattro ambulanze, scrive la stampa locale dando l'annuncio, si trovano sotto casa sua. Nel Paese sono stati indetti 3 giorni di lutto.

I tifosi del Napoli hanno acceso lumini votivi, nella piazzetta ai Quartieri Spagnoli davanti al murales a lui dedicato. Il San Paolo ha acceso tutti i riflettori questo mercoledì sera, in segno di omaggio; fuori dallo stadio decine e decine di tifosi, accorsi a piangere il loro idolo.

Maradona, morto 60enne, era stato ricoverato in una clinica a Buenos Aires per dieci giorni all'inizio di questo mese per anemia, disidratazione e "umore basso", durante i controlli gli è stato diagnosticato un ematoma subdurale per il quale è stato operato. Il suo avvocato Matias Morla qualche giorno fa aveva detto "Quella a cui è stato sottoposto Diego non è stata affatto un'operazione di routine, per me è un miracolo che sia vivo. Credo che Diego abbia vissuto il momento più duro della sua vita", aggiungendo che dopo avrebbe continuato a curarsi per la dipendenza d'alcol.

Diego Armando Maradona nato a Lanús il 30 ottobre 1960 ha scritto la storia del calcio mondiale: calciatore dal talento innato, allenatore, outsider in campo e nella vita.

Ha militato, in 20 anni da calciatore professionista, nell'Argentinos Juniors, nel Boca Juniors, nel Barcellona, nel Napoli, città a cui ha rubato il cuore, dove è considerato un dio, dal 1984 al 1991. Ha fatto assurgere alla gloria mondiale il club partenopeo: "Ha riscattato Napoli" ha twittato oggi il sindaco del capoluogo campano Luigi De Magistris, annunciando anche il lutto cittadino e proponendo di intitolare all'argentino lo stadio San Paolo.

Le lacrime del mondo del pallone

Immediate le reazioni di chi ha conosciuto Maradona, di chi l'ha visto giocare un calcio che in pochi hanno saputo mostrare, come lui.

"Che triste notizia", ha twittato Pelé. "Ho perso un grande amico e il mondo ha perso una leggenda. C'è ancora molto da dire, ma per ora, che Dio dia forza ai parenti. Un giorno, spero che potremo giocare a palla insieme in paradiso".

"Un giorno molto triste per tutti gli argentini e per il calcio", ha postato Lionel Messi su Instagram. "Ci lascia ma non se ne va, perché Diego è eterno. Conservo tutti i bei momenti che ho passato con lui e volevo cogliere l'occasione per porgere le mie condoglianze a tutta la sua famiglia e ai suoi amici".

La mano de dios, Maradona icona del Novecento

Con la nazionale argentina ha partecipato a ben quattro Mondiali (1982, 1986, 1990 e 1994), vincendo da protagonista, indimenticato e discusso, il Mondiale del 1986: erano i quarti di finale contro l'Inghilterra, quando segnò una rete considerata il gol del secolo, tre minuti dopo aver segnato un gol con la mano. "La mano de dios", una rete passata alla storia e perdonata dai posteri.

Alí Bennacer, che arbitrò quel quarto di finale Argentina-Inghilterra il 22 giugno 1986, dirà anni dopo a fanpage: "Non ho mai visto un talento così, sono rimasto estasiato, ha ingannato pure me". 29 anni dopo all'arbitro Maradona regalerà una maglietta con scritto "Ad Alì, mio eterno amico".

Il regista Marco Risi intitolerà il suo film sul Pibe de Oro (il ragazzo d'oro) "La mano de Dios" e sterminate sono le produzioni su quello che è stato un calciatore e un'icona pop del Novecento. Diversi i tributi del regista Paolo Sorrentino e poi i film "Maradona" di Emir Kusturica, "Diego Maradona" di Asif Kapadia.

Maradona stesso nel 2000 ha firmato la sua biografia "Io sono El Diego" (pubblicata in Italia da Fandango).

Maradona si scalda sulle note di "Life is life" nel 1989 prima della partita Napoli-Bayern di Coppa UEFA

La dipendenza, la vita da irregolare

Maradona fu sospeso due volte per differenti motivi: una volta per uso di cocaina nel 1991 e un'altra volta per positività ai test antidoping, al mondiale degli Stati Uniti 1994. E' in questo momento che molti considerano finita la sua prima vita: quella passata volando sui campi di mezzo mondo, incantando i fan, facendo sognare gli appassionati di calcio, dimostrando un talento innato, figlio del genio più che della disciplina.

Maradona con Che Guevara tatuato addosso, Maradona che incontra Fidel Castro, Hugo Chavez. Leader discussi accanto ai quali il calciatore si schierava credendo in un'idea di socialismo dalla parte degli ultimi, lui che era uscito dalla povertà più nera e che fuori dalla povertà più nera aveva portato la sua famiglia. Sono queste dalla fine degli anni 90 le istantanee del campione che finiscono sui giornali insieme ad altre, ben più numerose, di Maradona bulimico che ingrassa, che è dipendente dalla cocaina, che beve. I fan appesi all'ultima notizia, temendo sempre il peggio per la sua salute.

In questo periodo Maradona provò a lavorare come allenatore guidando il Dep. Mandiyú di Corrientes (nel 1994) e il Racing Club (nel 1995), senza successo. Sempre senza successo fu nel 2008 CT dell'Argentina e dal 2011 al 2018 allenatore dell'Al-Wasl di Dubai, dell'Al-Fujairah negli Emirati e poi dei Dorados.

Maradona, la malavita e la famiglia

Diverse le foto che sono uscite di Maradona con i camorristi nel periodo napoletano. “Uscivo di notte e incontravo questa gente, mi fotografavano; io non chiedevo il passaporto per farmi fotografie, non sapevo fossero camorristi", ha detto nel 2017 al Maurizio Costanzo Show, ammettendo pure che i Giuliano proteggevano la sua famiglia.

Maradona è stato protagonista anche di un contenzioso milionario con Equitalia: la cartella esattoriale, aperta dopo accertamenti sull'Irpef, arrivò fino a 40 milioni di euro. Passa agli annali il gesto dell'ombrello che fece a Equitalia nel 2013 durante la trasmissione "Che tempo che fa".

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Discusse anche le relazioni famigliari negli anni della gloria: 5 figli avuti da 4 madri diverse. Uno di questi avuto da una ragazza napoletana durante una relazione extraconiugale del campione, figlio che Maradona non volle riconoscere per anni. In tempi più recenti Maradona aveva riconosciuto anche altri 3 figli, nati a Cuba da due donne diverse, arrivando a un totale di 8. Negli ultimi anni el Pibe de Oro diceva di essersi riconciliato e riavvicinato ai suoi cari.

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